VINteressa
Quindici lunghe e continue primavere.
Mi è difficile individuare in questi 15 anni “le primavere” più belle, cioè i momenti più intensamente vissuti, quelli che lasciano il segno e di cui ricordarsi a distanza di anni.
Mi è difficile individuare in questi 15 anni “le primavere” più belle, cioè i momenti più intensamente vissuti, quelli che lasciano il segno e di cui ricordarsi a distanza di anni.
E’ più di una curiosità: dall’incrocio di Merlot e Teroldego nasce il Rebo Rigotti che porta appunto il nome del suo creatore.
Peppino il “murgiano” come lo chiamava Giacomo Mojoli quando ci incontravamo nelle riunioni di Arcigola poi divenuta Slow Food.
Il quadro enoico che esce dai nostri assaggi pugliesi è complessivamente positivo, ma purtroppo inficiato dalla deleteria e inquinante moda delle bottiglie pesanti.
Quando si dice Rioja si dice Haro. Se la cittadina di Haro è considerata la capitale vinicola, El Barrio de la Estaciòn è il suo cuore.
“Non è rosso , non è bianco e neanche rosato: che cos’è ? E’ Mania!” E’ questa la frase con cui Beniamino Faccilongo in quel di Lucera, territorio del Cacc’e Mmitte, mi presenta il suo vino. “Parliamone!” gli ho detto.
Un panorama regionale molto vario, dove la qualità è presente ma “non sulla bocca di tutti”. Oramai la piaga delle bottiglie pesanti dilaga.
Sia il Fiano d’Avellino che il Greco di Tufo, riportando nelle nostre degustazioni valutazioni molto lusinghiere, anche quest’anno non hanno deluso. Però, l’annata 2018 non ci è sembrata proprio in grandissima forma.
Al momento l’isola conta dieci aziende che imbottigliano, per un totale 426 ettari di superficie vitata. Il rosso plavac mali con i suoi 258 ettari è la varietà più coltivata, mentre il bianco bogdanuša, vitigno autoctono di Hvar, ne conta 47.
Su quali vini formano la loro idea di un determinato prodotto italiano i nostri colleghi esteri ma soprattutto i buyers? Quali i loro modelli di riferimento?