
Assaggi
Degustazione rossi pugliesi: tante belle conferme e tante inutili bottiglie pesanti
Il quadro complessivo che emerge dalle nostre degustazioni dei rossi pugliesi mostra alcune tendenze che vanno interpretate.
Il quadro complessivo che emerge dalle nostre degustazioni dei rossi pugliesi mostra alcune tendenze che vanno interpretate.
Comunità e territorio sono le due parole che hanno dominato la bella manifestazione organizzata dall’associazione Mamojà.
Una delle più belle piazze d’Italia, Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno, ha ospitato la tornata italiana del Concorso Internazionale di Grenache du Monde.
Mi è difficile individuare in questi 15 anni “le primavere” più belle, cioè i momenti più intensamente vissuti, quelli che lasciano il segno e di cui ricordarsi a distanza di anni.
E’ più di una curiosità: dall’incrocio di Merlot e Teroldego nasce il Rebo Rigotti che porta appunto il nome del suo creatore.
Peppino il “murgiano” come lo chiamava Giacomo Mojoli quando ci incontravamo nelle riunioni di Arcigola poi divenuta Slow Food.
Il quadro enoico che esce dai nostri assaggi pugliesi è complessivamente positivo, ma purtroppo inficiato dalla deleteria e inquinante moda delle bottiglie pesanti.
Quando si dice Rioja si dice Haro. Se la cittadina di Haro è considerata la capitale vinicola, El Barrio de la Estaciòn è il suo cuore.
“Non è rosso , non è bianco e neanche rosato: che cos’è ? E’ Mania!” E’ questa la frase con cui Beniamino Faccilongo in quel di Lucera, territorio del Cacc’e Mmitte, mi presenta il suo vino. “Parliamone!” gli ho detto.
Un panorama regionale molto vario, dove la qualità è presente ma “non sulla bocca di tutti”. Oramai la piaga delle bottiglie pesanti dilaga.