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Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.

Un viaggio in Alsazia non ti sazia

L’Alsazia è una delle poche regioni al mondo capaci di esprimere l’interazione tra suolo e vitigno, e la scelta di dare risalto ad entrambi in etichetta, mi pare eloquente.

E luce, anzi Erbaluce di Caluso sia!

Prima di bere l’Erbaluce di Caluso Le Chiusure di Favaro credevo esistesse solo la versione passito. Una piccola chicca che nei corsi AIS del tempo (2000) veniva decantata come uno dei migliori passiti d’Italia e così ne acquistai qualche bottiglia. La tipologia Secco, in particolare questa versione della cantina Favaro di Piverone (nel Canavese) è … Continua a leggere