Riusciranno gli Sparkling Inglesi a soppiantare Prosecco e Champagne?11 min read

Una degustazione nata un po’ per gioco e un po’ per studio, grazie alla complicità dei partecipanti, un po’ giocosi e un po’ studiosi, si è “inaspettatamente” trasformata in una serata caratterizzata da un po’ di gioco e un po’ di studio.

Il tema da svolgere era: “Riusciranno gli Sparkling Inglesi a soppiantare Prosecco e Champagne?” Secondo la stampa anglosassone, notoriamente esterofila, le possibilità ci sono, eccome. Ecco cosa scrive il glorioso Independent: “Dimenticate il prosecco e lo champagne: i bevitori scelgono sempre di più lo spumante inglese quando vogliono festeggiare con stile. L’ascesa dell’effervescenza nostrana è stata inarrestabile nell’ultimo decennio. Ora ci sono più di 100 aziende vinicole nel Regno Unito con oltre due terzi del vino spumante prodotto in Inghilterra. Molti dei migliori spumanti hanno ottenuto risultati favorevoli nei confronti con lo champagne. In alcune contee meridionali, il suolo e il clima sono quasi identici a quelli del loro vicino di fama mondiale oltre la Manica. Alcuni usano persino (ndr, maddai, addirittura?) le stesse varietà di uva del famoso spumante francese; chardonnay, pinot nero e pinot meunier.

Vigneti nel kent

“I vini inglesi stanno diventando maggiorenni e sono sempre più apprezzati”, spiega Clive Barlow, MW al Buy Britain Wine Club. Aggiunge poi: “I coltivatori e produttori hanno compreso il clima unico dei loro vigneti e applicato le conoscenze viticole per ottenere il meglio dalle uve” Poi prosegue la fiera delle banalità con “In effetti, la qualità ora è così impressionante che abbiamo faticato a scegliere i migliori spumanti per la nostra lista, ma quelli elencati sotto sono semplicemente andati avanti nella degustazione. Puoi fidarti delle nostre recensioni indipendenti. Potremmo guadagnare commissioni da alcuni rivenditori, ma non permettiamo mai che ciò influenzi le selezioni, che sono formate dal mondo reale e dai consigli di esperti. Queste entrate ci aiutano a finanziare il giornalismo di The Independent.Amen!

Il nostro panel di studiosi, era formato da 13 degustatori tra i quali un docente della lezione “Vini Spumanti”, un enologo operativo, due produttori di vino, un responsabile della didattica AIS e relatore di lungo corso e di provata esperienza, uno studente Master of Wine e un paio di cazzoni miei pari. Assente giustificato Nelson Pari. In degustazione 9 vini British e due intrusi alla cieca, tanto per animare il confronto. Prima di svelarvi punteggi e aziende, qualche info per arricchire il vostro bagaglio di conoscenze sugli English Sparkling Wines, d’ora in avanti ESW.

Sono obbligato a dirvi che questo articolo è il frutto di studi e scambi a senso unico di opinioni con un amico inglese. E il primo che scrivo senza aver frequentato le zone oggetto dell’articolo, cosa che ritengo indispensabile per fare un reportage passabile. Inoltre è il primo assaggio di ESW, quindi non ho alcun termine di paragone e, aggravante, non so nulla delle annate. Perciò, se volete passare oltre siete ampiamente giustificati. Posso solo dire che la navigazione sui siti delle aziende mi ha rivelato molte cose sulla capacità degli inglesi di raccontare e mettere assieme delle storie credibili e per certi versi affascinanti. Tutti noi italiani produttori e comunicatori dovremmo imparare da loro.

Secondo un documento della Royal Society del 1662 sarebbe stato Christopher Merret, uno scienziato inglese, a scoprire la spumantizzazione precedendo Dom Pérignon di circa 30 anni. A parte questo poco significativo primato, possiamo affermare che lo spumante sia diventato un affare serio in Inghilterra solo alla fine del XX secolo, quando sono arrivati ​​sulla scena produttori del calibro di Nyetimber.

 

Chapeldown

Da allora, il numero di aziende vinicole nel Regno Unito è salito a più di 150 e, con il cambiamento climatico che ha reso il paese più interessante, l’interesse dei produttori di Champagne si è fatto più concreto spingendo aziende come Taittinger ad acquistare vigneti nel Kent, con l’obiettivo di produrre il suo primo spumante inglese nel 2023. L’effervescenza inglese probabilmente non sarà mai un serio rivale commerciale per gli Champagne e i Cava di questo mondo a causa dei bassi livelli di produzione (15 milioni di bottiglie contro 250-300 milioni di Champagne e quasi 600 di Prosecco), ma la qualità non è male, almeno stando ai vini che abbiamo bevuto. Certo, il prezzo non è dei più bassi, ma questa è un’altra storia.

Convenzionalmente la viticoltura di qualità si colloca tra il 30° e il 50° parallelo. L’Inghilterra del Sud, dove sono dislocati i vigneti, si trova al 51°, siamo quindi al limite. Limite che i cambiamenti climatici stanno lentamente spostando a nord. Lo si avverte anche nelle maturazioni delle uve visto che grosso modo fino agli anni 90, i livelli alcolici naturali non superavano gli 8° mentre dal 2000 in poi non sono mai stati inferiori ai 10°. Le prime uve ad essere coltivate in Inghilterra erano di origine germanica: muller-thurgau, seyval blanc, dornfelder, madeleine angevine 7672, bacchus, reichensteiner, successivamente sono state introdotte le varietà classiche, Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier con le quali oggi si ricava la maggior parte dei ESW. Il vigneto inglese non arriva a 5.000 ettari, per la maggior parte di giovane età, dislocato nelle zone meridionali del paese.

KENT: è la zona più orientale del paese, considerato il giardino dell’Inghilterra per la diversità e ricchezza dei frutteti. Come accennato qui nel 2017 Taittinger ha acquistato terreni e si accinge a costruire la propria cantina con il nome di Domaine Evremont. I suoli sono composti principalmente da sabbia, argilla, ardesia e gesso.

SUSSEX: diviso in due settori, orientale e occidentale, nel Sussex si trova attualmente la maggior concentrazione di vigneti, circa 700 ettari e una bella concentrazione di produttori, circa una cinquantina. Terreno prevalentemente gessoso, è da considerarsi una estensione della vena gessosa che parte dall’Hampshire a Ovest fino a Parigi e alla Champagne.

SURREY: è la zona più soleggiata del sud-est britannico con la maggior parte dei vigneti esposti a sud su suoli di matrice calcarea-gessosa ben drenanti. È qui che Pommery ha avviato una collaborazione con cantine inglesi.

HAMPSHIRE: a Ovest del Sussex è la zona del Hambledon vineyard, il primo vigneto commerciale degli anni 50 noto per l a coltivazione del seyval blanc. Il loro maggior vanto è quello di avere suoli gessosi simili alla Cote de Blanc.

A queste zone più storiche (si fa per dire, eh) vanno aggiunte quelle emergenti. SUD-OVEST (Dorset, Devon, Somerset, Cornwall) e l’ANGLIA ORIENTALE ( Norfolk, Suffolk)

Per quanto riguarda le denominazioni, ne esistono due:

PDO (Protected Designation of Origin) che in etichetta sarà English Quality Sparkling Wine. Si possono utilizzare i vitigni chardonnay, pinot noir, pinot meunier, pinot blanc, pinot gris. Nel Sussex anche arbanne e petit meslier incrocio di savagnin e gouias.

PGI (protected geographic Indication) in etichetta English Regional Sparkling Wine e sono ammessi circa un centinaio di vitigni, praticamente tutti.

Rathfinny

Ora veniamo ai vini, la cui scelta è stata fatta incrociando le degustazioni trovate su Decanter, l’esperienza di Luciano Bassan, un collega Sommelier che vive a Londra e che, dopo due anni di assenza, finalmente è tornato a trovarci con l’auto colma di ogni ben di Dio made in England: marmellate, biscotti e formaggi. E naturalmente ESW.

LA VALUTAZIONE: abbiamo utilizzato la nostra scala punti per stilare un minimo di classifica. Non cercate di compararli con i punteggi di Decanter o di Winesurf, ne uscireste pazzi. Solo chi frequenta o ha frequentato i corsi AIS si può orientare. (faccine ridenti).

 

NYTIMBER. WEST SUSSSEX. E Il pioniere della viticoltura inglese, i primi vigneti vennero piantati nel 1988. Eric Heerema acquista la tenuta nel 2006 dai coniugi Moss, di origine americana. L’equipe tecnica è formata da Cherie Spriggs e da suo marito Brad Greatrix. Nyetimber produce 5 tipi di Metodo Classico. Ne abbiamo assaggiati due.

  • CLASSIC CUVEE’: Assemblaggio di chardonnay, pinot nero e pinot meunier, fa 42 mesi di sosta sui lieviti. Tecnicamente ineccepibile ma per il nostro gusto il vino ci è parso un po’ sfibrato, e con taluni eccessi di morbidezza. Probabilmente il dosaggio è tarato per soddisfare altri palati. Punteggio medio di 85,66.
  • BDB 2013: a detta di tutti il migliore. delicati profumi di frutti e fiori bianchi, con nuance lievito se e di burro di noccioline, perlage finissimo, e fragranza diffusa. L’idea è che sia un gran prodotto, elegante e raffinato. La testimonianza di una tecnica matura e di una materia prima davvero all’altezza. Punteggio medio: 89,68

CAMEL VALLEY. CORNWALL. I primi vigneti di seyval e chardonnay vennero piantati nel 1989 da Bob Lindo, ex pilota RAF. La fattoria inizialmente era il buon ritiro della famiglia e vi si allevavano mucche e pecore. Sono partiti come artigiani, imparando pian piano, dapprima con vini fermi e poi con spumanti. Il vino in assaggio è l’unico con una buona base di seyval blanc.

  • CAMEL VALLEY BDB 2018: Di certo ha freschezza, forse un pochetto rustica. Le bolle infatti spingono parecchio e nonostante l’importante residuo le sensazioni citrine e agrumate sono nette e prevalenti. Nonostante non sia un campione di eleganza, ci è parso convincente. Ci piacerebbe riassaggiarlo tra un annetto. Punteggio medio: 86,90
Extonpark

EXTON PARK. HAMPSHIRE. Poco più di due ettari su suolo gessoso suddivisi in 9 parcelle ognuna vinificata a parte da Corinne Seely. Le 120.000 piante crescono in una vigna totalmente inerbita. Azienda fondata da Malcom Isaac, pioniere delle coltivazioni idroponiche e inventore delle baby leaf salad (sic). I numeri delle sigle dei due vini in assaggio RB45 e RB32 si riferiscono alle quantità dei vin de reserve utilizzati nelle cuveè.

  • RB 45 BDB: il più dosato dei due. Rapidamente nei più si concretizza l’idea di crudezza o crudità, sensazioni citrine esasperate, frutto acerbo e finale poco aggraziato con carbonica grossolana. È il vino che ha fatto più discutere mettendo in luce le proprie preferenze al di la delle valutazioni più tecniche. Pareri discordi: chi ha detto che è un maldestro tentativo di scimmiottare la verticalità dei dosaggi zero e che invece, come me, ne ha almeno apprezzato l’uso accordo del dosaggio. Punteggi dall’eccessivo 88 al penalizzante 79. Punteggio medio: 84,90
  • RB 32 Reserve Blend: Sulla falsariga del BDB, con l’aggravante che la maggior struttura e frutto apportati dal pinot nero, ne hanno accentuato la rusticità. Meglio la pur latitante eleganza tipica dello chardonnay che la forza “bruta” del pinot nero. Punteggi meno divisivi ma media più bassa. Punteggio medio: 82,60

 

RATHFINNY. SUSSEX. Terzo anno di produzione per questa fattoria acquistata nel 2010 da Mark e Sara Driver. Siamo a 4 km dal mare, luogo ideale per la vite come sostenevano I Romani e situate sulla stessa faglia gessosa del bacino di Parigi che corre dal Nord Francia al sud Inghilterra. Il vino è ottenuto da cloni borgognoni di chardonnay, sosta 36 sui lieviti ed è il campione meno dosato di tutta la batteria, con soli 4 gr litro.

  • RATHFINNY BDB 2017. Molto convincente al naso. Lievi cenni burrosi, molti fiori bianchi ma, soprattutto una bocca equilibrata, generosa nella cremosità, e una carbonica niente affatto aggressiva. Penso che un po’ più esperienza sul campo da questa azienda verranno grandi prodotti. Punteggio medio: 87,10

 

LANGHAM. DORSET. Al centro di una tenuta Agricola di oltre 1000 ha, spicca la Manor House Bingham’s Melcombe di John Bingham. Nel 2009 suo figlio Justin decide di ampliare il piccolo esperimento del padre e porta il vigneto 24 ettari nella vicina Crawthorne Farm da cui oggi ricavano 5 etichette di spumanti dalle 3 uve classiche. Terreni gessosi e ben esposti a sud.

  • LANGHAM BDB 2017. Parziale fermentazione in barrique e sosta di 30 mesi. Residuo basso, attorno ai 4 gr/lt. E il vino che ha messo d’accordo tutti. Però al ribasso, evidentemente colpa di una bottiglia mal conservata e poco performante. Difficile a dirsi non conoscendo l’azienda e i suoi vini. Sottotono su tutti i fronti, sembravo io dopo aver corso per 100, ehm 30 metri, fiacco e privo di energie con un velo di sudore a contaminare il mio buon odore naturale. Peccato…
kit’scoty

RIDGEVIEW. EAST SUSSEX. Azienda familiare di seconda generazione fondata nel 1995 da Mike Roberts MBE, riconosciuto come un pioniere nell’industria dello spumante inglese. Oggi proseguono i figli Tamara Roberts, CEO e Simon Roberts, Head Wine Maker. L’azienda si trova nelle zone rurali del Sussex, ai margini degli splendidi South Downs. Tra le prime aziende vinicole in Inghilterra a concentrarsi esclusivamente sulla produzione di spumanti da vitigni chardonnay, pinot nero e pinot meunier.

  • RIDEGEVIEW BDB 2015. Un buon prodotto fatto con uve da singolo vigneto. Nessuno di noi però ci ha trovato qualcosa di speciale o particolare, il vino è fatto bene ma oltre a questo apprezzamento non siamo riusciti ad andare. Alla fine ci si chiede se il gioco vale la candela o per dirla in lingua “probably it doesn’t worth the expense”. Forse “languido” è l’aggettivo giusto.

 

CHAPEL DOWN. KENT. Chapel Down è una grossa compagnia che produce anche vini fermi, Gin e Vodka. 10 ettari di vigneti su un totale di 38. È una Compagnia con molte relazioni, tra gli altri supporta Gordon Ramsay, Jamie Oliver, la London Symphony e la Royal Opera House. Beh, mooolto promettente.

  • KIT’S COTY BDB 2015. 60 mesi sui lieviti, un ph a 3,05 e 7,4 gr di acidi totali, gli 8 gr di zucchero sono una manna per questo vino notevole. Parziale fermentazione in legno, ha profumi quasi tropicali e di pan brioche. Il palato è ricco, elegante e di lunga persistenza. Punteggio medio: 87,90.

 

 

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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