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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell'enogastronomia nell'anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c'è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.

Barbaresco 2015, un’annata che ci voleva!

Dal punto di vista quantitativo è stata buona ma non certo eccezionale (inferiore sia alla 2016 che alla 2013 e di poco superiore alla 2014) e questo è forse servito anche a migliorarla un po’ dal punto di vista qualitativo.

I colori dell’Asta dell’Hospices de Beaune.

Il colore più presente non è il rosso dei Borgogna ma il giallo dei giubbotti, che, almeno in centro a Beuane si mescola con gli odori dei mille banchetti alimentari (roba di discreto livello) e non, spiccando ancor di più contro un cielo grigio come i tetti della città.

Orcia DOC, ovvero Differenze d’Origine Controllata

Manzoni l’avrebbe definita “Denominazione di coccio tra denominazioni di ferro”.L’Orcia DOC si trova infatti incuneata tra Montalcino e Montepulciano e, giusto per non farsi mancare niente, intravede a nord i monti del Chianti Classico.