La degustazione dei Cannonau di Mamoiada è stata casualmente fatta dalle stesse tre persone che a maggio avevano visitato il territorio, e cioè Alessandro Bosticco, Gianpaolo Giacomelli e il sottoscritto. Prima di iniziare, guardandoci negli occhi, abbiamo capito che stavamo pensando tutti e tre la stessa cosa: “E se la degustazione desse un risultato negativo? Se il “fattore visita in loco” avesse influenzato oltremodo le nostre valutazioni di allora? Se dovessimo rivedere tutto quello che di buono abbiamo pensato e scritto?”
Questi erano più o meno i pensieri che tutti e tre (senza ammetterlo) avevamo mentre i primi cannonau, rigorosamente anonimizzati, venivano versati nei bicchiere.
Prima di andare avanti però facciamo un passo indietro di qualche mese e torniamo alla visita e agli articoli pubblicati (qui e qui) che elogiavano un vitigno e un territorio dalle caratteristiche uniche e forse irripetibili.
Il Cannonau e Mamoiada in realtà sono due facce della stessa medaglia, che parla di una forma antica e positivamente sofferta di viticoltura, di una cittadina che grazie all’amore per la vigna sta dimenticando paure e povertà del passato, di cittadini/produttori/contadini che si ritrovano per crescere assieme. Il bello è che questo percorso di crescita è solo all’inizio e quando arriveranno ad imbottigliare altri piccoli, ma tosti produttori, il Cannonau di Mamoiada brillerà ancora di più.
Ma vediamo quanto ha brillato nei nostri assaggi: non ci siamo focalizzati su una sola vendemmia ma su quelle in commercio adesso, partendo dalla 2017 per arrivare fino alla 2010: quindi dai vini giovanissimi a quelli con diversi anni di maturità.
Il primo tratto in comune è la naturale “rotondità” di questi vini, che si sposa ad un corpo più o meno marcato e a tannni sempre e comunque dolci e piacevoli. La “pasta tannica” è armonica e duttile: non è aggressiva nei vini giovani e diventa fine e “smerigliata” in quelli più maturi. Ma sempre con una concreta è pienezza che crediamo figlia di vigneti vecchi o vecchissimi. Ma prima di farti innamorare in bocca questi Cannonau si esaltano al naso, dove naturali note intensamente fruttate si fondono a speziature degne di territori molto più “sgamati e all’avanguardia”, inoltre la nota alcolica è ben presenta ma mai fuori controllo.
Sotto a tutto c’è veramente una matrice comune chiara e riscontrabile, un terroir che sforna grandi uve che diventano grandi vini quasi senza far niente. L’enologia qui è quasi inutile: il genius loci sembra irriderla anche se (quasi tutte) le cantine sanno bene come muoversi in vinificazione e affinamento.
Insomma, come potete capire i nostri assaggi ufficiali hanno confermato quanto avevamo detto a maggio e forse lo hanno ancor più rafforzato: sei vini top su sedici (con quasi tutti gli altri abbondantemente sopra gli 80 punti) è una cosa che non ci era mai successa e vi garantiamo che non siamo stati larghi di manica, tutt’altro.
Chiudiamo con una nota sui rosati: qui un minimo di tecnica serve anche se queste forme “alleggerite” di cannonau mostrano un carattere assolutamente… fuori luogo e per fortuna, in un mondo di rosati spesso anodini e aciduli.
I Cannonau di Mamoiada vi aspettano, voi che aspettate?