I colori dell’Asta dell’Hospices de Beaune.2 min read

Il giorno prima della 158^ Asta dell’Hospices de Beaune, nel cuore della Borgogna sembra di essere ad una sagra paesana. Anzi: il centro di Beaune è bloccato da plinti di cemento contro  eventuali Kamikaze armati di auto o camion e prima dei plinti vi sono i posti di blocco molto meno ferrei  dei “giubboti gialli”, cioè scioperanti di varie categorie che si riconoscono perché indossano quei gilet gialli che tutti noi abbiamo in auto e mettiamo quando ci si ferma la macchina.

Quindi il colore più presente non è il rosso dei Borgogna ma il giallo dei giubbotti, che, almeno in centro a Beuane si mescola con gli odori dei mille banchetti alimentari (roba di discreto livello) e non, spiccando ancor di più contro un cielo grigio come i tetti della città.

“Cielo grigio su, giubbotti gialli giù/ ti sogno mia Borgogna e all’Asta io verròòòò” potrebbe essere la giusta colonna sonora di questi giorni.

Anche se l’asta è battuta da Christie’s  e le molte seggiole rosse nelle Halles non aspettano altro che i compratori, la sala stampa non è certo gigantesca, anzi. Eppure stiamo parlando di un evento che quest’anno vedrà aggiudicarsi, dopo rialzi anche molto consistenti, ben 828 (alias barrique borgognone di 228 litri) che porteranno a raccogliere per L’Hospices de Beaune, cioè per l’Ospedale  che da quasi 700 anni è l’anima di queste giornate, cifre prossime ai 12 milioni di euro.

Tutti i vini in vendita sono del 2018 e mediamente una pieces viene aggiudicata attorno ai 13-14.000 Euro. Quest’anno si pensa di battere ogni record. Per partecipare all’asta occorre registrarsi e naturalmente avere soldi e nervi saldi: non pensate di schiacciare mosche  o salutare amici, verrete immediatamente “aggiudicati” ad una pieces e allora sperate che qualcuno rilanci.

Tranquilli, non ci pensiamo nemmeno ad andare in sala, oggi preferiamo andare all’assaggio delle 50 cuvée ( per un totale, come detto, di 828 barrique)che  domani verranno messe all’asta. Ve ne parleremo nei prossimi giorni, magari allargando il discorso alle visite nelle cantine (due da uuuuuurrrrloooooo) e alle manifestazioni parallele sul vino organizzate in onore dell’asta.

Adesso andiamo ad assaggiare le 50 pieces, del resto è un duro lavoro etc.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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