Da grande parteciperò all’Asta degli Hospices de Beaune4 min read

13.968.750€! Forse non è molto bello iniziare un articolo con una cifra, però credo sia il modo migliore per far capire immediatamente il “peso” dell’asta che ogni anno, la terza settimana di novembre, si svolge nel cuore della Borgogna, a Beaune.

L’istituzione ospedaliera Hospices de Beaune, proprietaria tra l’altro della meravigliosa struttura dell’Hôtel Dieu, venne fondata addirittura nel 1443 e praticamente da allora, in modi diversi (con la formula dell’asta sin dal 1859) si autofinanzia vendendo il vino prodotto dai suoi vigneti.

Le vigne dell’Hospices, tutte avute in dono nel corso dei secoli, ammontano oramai a 60 ettari, di cui l’85% è composto da Premiers e Grand Crus. Un patrimonio notevole che mette gli Hospices al terzo posto, come ettari, tra i produttori borgognoni.

Grazie al ricavato dell’asta (una parte viene anche data in beneficienza) l’istituzione si è finanziata nei secoli e contemporaneamente ha fatto anche la storia della Borgogna. L’evento è quindi qualcosa di irrinunciabile, non soltanto per i borgognoni, ma per tutti quelli che amano i grandi vini di questa terra.

I vini messi all’asta sono divisi in pièces (alias barriques borgognone da 228 litri) raggruppate a loro volta in cuvées: quest’ultime, in soldoni, rappresentano i vari vigneti. Quest’anno le pièces in vendita erano 828 suddivise in 50 cuvées.

L’asta non solo ha fatto la storia, ma ha rappresentato da sempre una cartina tornasole per monitorare le annate e il valore commerciale dei vini. Per esempio nel 2011 il prezzo medio di aggiudicazione di una pièce era di 6.494€  ed erano ormai una decina d’anni che tale prezzo fluttuava al massimo tra i 4.000 e i 7.000 euro. Nel 2012 il prezzo medio è schizzato a 10.238 €, per poi arrivare nel 2015 (annata di raccolta magra) a 17.645. Quest’anno, tanto per farvi subito capire che sarà sempre più costoso comprare in zona, il prezzo medio è stato di 18.750€! Praticamente in meno di 10 anni i prezzi sono triplicati e noi amanti della Borgogna, purtroppo, lo sappiamo bene.

Ma come funziona l’Asta? E’ abbastanza semplice: ognuno in teoria può iscriversi, anche se la parte del leone la fanno sempre negociants e produttori locali (la Maison Albert-Bichot partecipa dal 1880, tanto per dire). Una volta “vagliati” e iscritti ci si presenta nella grande sala, si viene forniti dell’elenco delle pièces e di una paletta numerata. Alle 14.30 di ogni terza domenica di novembre inizia l’asta, da diversi anni organizzata da Christie’s, e le offerte vengono fatte sia sul posto che tramite collegamenti video o sul web.

Attenzione, il costo di aggiudicazione non corrisponde al costo finale. A quello vanno aggiunti la percentuale per la casa d’aste (di solito il 7%) e soprattutto il prezzo per l’invecchiamento del vino e il successivo imbottigliamento. Alla fine dei salmi un “particulier” cioè un comune mortale, se spende 10 all’asta si ritroverà un conto finale di 14-15€.

Ci sono negociants che investono più di un milione di euro, soldi tra l’altro che devono essere pagati a stretto giro e non, come si dice dalle nostre parti, “a babbo morto”.

Naturalmente c’è sempre una madrina o un padrino d’eccezione all’asta e quest’anno era l’attrice Emmanuelle Béart.

Come ho scritto all’inizio in quest’asta sono stati battuti tutti i record precedenti, raccogliendo la bellezza di 13.968.750€, con un incremento medio di quasi il 20%: in particolare l’aumento ha toccato più i vini bianchi (20.41%) dei rossi (16.43%).

L’asta è talmente sentita che France 3 la trasmette in diretta e la piazza fuori dalla sala è strapiena di persone che la seguono su un maxischermo, partecipando con un calore pari a quello di una partita di calcio. Forse questo calore deriva anche dai vini e dai cibi che decine e decine di bancarelle vendono nelle vie e nelle piazze di Beaune, trasformata per l’occasione in un chiassoso, profumato e saporito mercato.

Però la cosa migliore è seguire l’asta nella sala: io ero nel baldacchino riservato alla stampa e dall’alto ho potuto seguire le varie fasi, i gesti degli inservienti che attirano l’attenzione del battitore d’asta su chi alza la paletta per fare un’offerta, i modi piacioni ma decisi del battitore, il rumorio che aumenta quando si arriva a battere pièces al di sopra dei 100.000€.

Indubbiamente è appassionante, talmente appassionante da farmi pensare di partecipare (assieme ad alcuni amici cofinanziatori naturalmente) alla prossima asta. Mi raccomando però, non ditelo a mia moglie.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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