Franciacorta: alcune difficoltà in mezzo a grandi possibilità9 min read

Parlare di Franciacorta può essere facilissimo o difficilissimo: Si può dire che è un territorio piccolo e che è stato precursore del metodo classico di alto livello in Italia. Detto questo purtroppo non abbiamo detto niente perché il gran numero di cantine in un territorio così piccolo, i terreni che cambiano e soprattutto il clima che cambia, creando per questi viticoltori notevoli problemi se facessero solo vini fermi figuriamoci nella produzione di spumanti, ha portato la Franciacorta ad avere dei problemi ma anche ad attrezzarsi in fretta dal punto di vista tecnico per risolverli. Come sempre succede c’è chi lo fa meglio e chi peggio e comunque la Franciacorta oggi è forse tra le grandi zone spumantistiche quella da una parte con situazioni più al limite, dall’altra con le competenze tecniche migliori per superarle. Prova ne sia che ogni anno spuntano nomi nuovi e non molto conosciuti tra i Vino Top, che si affiancano ai nomi storici, creando una base di alta qualità molto più ampia che in passato.

Anche perché siamo sempre davanti alla denominazione che produce più metodo classico in Italia e quella sicuramente più conosciuta ma anche più criticata, osannata, tenuta sotto osservazione dalla stampa di settore e dagli appassionati.

Per questo forse più che parlare di Franciacorta occorrerà parlare delle varie tipologie di metodo classico prodotte in Franciacorta: quelle in crescita e quelle che hanno qualche battuta d’arresto, quelle più prodotte e quelle sempre meno presenti.

Del resto al consorzio in una settimana ne abbiamo assaggiati quasi 400 e un’idea precisa siamo riusciti  a fartela, adesso cerchiamo di declinarla nelle varie tipologie, prima però per noi è giusta una premessa e cioè che i Franciacorta che degustiamo a maggio o a giugno, cioè quando il consorzio organizza gli assaggi, partono con un handicap di base, quello delle sboccature molto, troppo recenti, specie per un vino che (anche nel caso di non millesimati) ha bisogno di almeno 18-24 mesi in bottiglia dopo la sboccatura per essere maggiormente comprensibile. Per questo continuiamo a dire ai produttori di tenerlo meno sui lieviti e più in cantina dopo la sboccatura, ma non veniamo molto ascoltati. Adesso parliamo dei vini, partendo dalla tipologia che di solito commentavamo per ultima i Rosé.

Pinot nero

Franciacorta Rosé, senza annata e millesimati

E’ la tipologia che per noi dimostra in maniera chiara che, tra quelli da cui ci si aspetterebbe maggiore qualità produrre sia non millesimati che millesimati può creare qualche problema. Dal nostro punto di vista, dato il cambiamento climatico e le annate non certo eccezionali che si sono succedute negli ultimi 10 anni in Franciacorta forse sarebbe più giusto puntare su dei non millesimati , ampliando al massimo il concetto di vin de reserve. Allo stesso tempo capiamo che un millesimato strappa prezzi più alti ma il rischio è quello della coperta corta, di non riuscire a produrre qualità nelle due tipologie. E’ proprio il caso dei Rosé,  che tra i millesimati hanno avuto un buon risultato con il 65% dei vini sopra ai nostri “fatidici” 80 punti (lo diciamo sempre, noi non spariamo punteggi alti come petardi alla festa del patrono)  grazie a vini equilibrati e dai buoni profumi. Però se passiamo ai non millesimati la situazione cambia radicalmente e si scende al 42% , trovandoci davanti a vini semplici, spesso esili ma ancor più spesso spigolosi. Già siamo in una tipologia dove il pinot nero mette alla prova i produttori, inoltre molto spesso le vigne sono piantate da pochi anni, se poi vuoi anche farne due tipi il rischio di cannarne uno è dietro l’angolo.

Franciacorta Pas Dosé, senza annata e millesimati

La stessa storia accade anche nei Pas Dosé, con la differenza che qui, visto che è la tipologia che tira di più, qualcuno fa addirittura due senza annata e un millesimato. Arriviamo così praticamente allo stesso risultato dei rosati  con la differenza che in queste due tipologie da “montagne russe” troviamo un bel numero di vini buonissimi (Leggi Vini TOP!)  purtroppo accanto a molti vini di scarso profilo. Se nel campo dei Rosé il problema sono anche le vigne giovani, tra i pas dosé questo il rischio è aumentato dal fatto che senza dosaggio tanti vini non raggiungono quella sufficiente rotondità che si richiede ad un vino di questo livello. Non per niente tra i senza annata si arriva anche qui al massimo al 42% di vini sopra agli 80 punti tra i millesimati arriviamo al 63%. La differenza con i rosé è che qui troviamo un buon numero di vini molto, molto buoni accanto purtroppo a tanti (per noi troppi) da dimenticare o quasi

Franciacorta Saten senza annata e millesimati

Il Saten è una tipologia che è sempre stata interpretata in maniera molto diverse dai produttori: c’è chi ci vede il vino facile ma elegante, chi quello opulento e rotondo, chi prova a renderlo complesso e profondo, chi usa il legno, chi dosi di pinot bianco e via andare. Quindi questo chardonnay in purezza o quasi ha sempre rappresentato qualcosa di diverso nel panorama franciacortino e anche quest’anno non si smentisce perché è l’unica tipologia dove i senza annata sono andati meglio dei millesimati. Anche noi non credevamo ai nostri nasi e alle nostre papille ma tra i senza annata abbiano trovato molto di più quella piacevolezza non semplice, non scontata, magari anche  accompagnata da una certa freschezza che invece abbiamo riscontrato molto meno nei millesimati. Anche qui potremmo fare il discorso dei rosé e cioè che fare un millesimato in annate non certo eccezionali e forse più difficile che fare un buon senza annata, specie per una tipologia dove la piacevolezza è un fattore basilare, più della potenza, dell’austerità, della complessità. Alla fine i Saten s.a. con almeno  80 punti sono stati il 60% mentre i millesimati si sono fermati al 47%. Tra l’altro i migliori Saten non millesimati hanno prezzi molto abbordabili, sotto ai 30 euro e quindi ve li consigliamo vivamente.

Franciacorta Extra Brut, senza annata e millesimati.

Con la grande crescita dei Pas Dosé (oggi la categoria più prodotta in Franciacorta) per gli Extra Brut è iniziato un lento declino, sia numerico che qualitativo. Lo abbiamo constatato nuovamente quest’anno: complessivamente la tipologia meno prodotta e tra i senza annata quella con la media più bassa (solo il 35% con almeno 80 punti) mentre gli annata ( 48% con almeno 80 punti) risultano leggermente meglio dei Satén e dei Brut millesimati. Alcune etichette molto buone tra i millesimati non cambiano certo la situazione di una tipologia che la Franciacorta sta, piano piano, abbandonando.

Franciacorta Brut, senza annata e millesimati

Chiudiamo con i Brut, che un tempo rappresentava sia la categoria d’ingresso che quella, tra i millesimati, dove si trovavano le migliori etichette. I Brut senza annata restano sempre la categoria più numerosa, la più prodotta, quella che viene servita a calice praticamente ovunque. Mentre i millesimati piano piano hanno perso terreno come vino di punta, soppiantati da una parte dai Pas Dosé e dall’altra dai Rosé. La prova provata l’abbiamo avuta quest’anno dove le due tipologie hanno praticamente avuto la stessa percentuale di vini con almeno 80 punti, 45% per i s.a. e 46% per i millesimati, chiaro segno che i Brut vengono visti anche dai produttori validi e con appeal commerciale per i s.a. mentre i millesimati sono sempre meno visti come punta della piramide qualitativa. In tutta sincerità noi rimpiangiamo tanti grandi Brut del passato e questa tendenza a rendere i vini sempre più secchi è sicuramente positiva ma un brut con 6-7 grammi di zucchero residuo, magari lasciato riposare diversi anni dopo la sboccatura è forse la tipologia con più charme e quella che può essere spesso confusa con dei buoni Champagne. Tornando ai senza annata siamo convinti che sia la tipologia che paga maggior dazio nell’essere proposta praticamente subito dopo la sboccatura, prova ne sia che riassaggiando dopo diversi anni Brut s.a. ci troviamo di fronte a vini che per complessità e eleganza non hanno niente da invidiare alle etichette italiane più blasonate.

Ricapitolando

400 Franciacorta in cinque giorni non sono pochi (anche se ci sono colleghi che li assaggiano in due giorni…) ma servono a farti capire non solo i vini ma la denominazione. La Franciacorta per noi è indubbiamente una terra dove si possono produrre grandi spumanti, prova ne sia che quest’anno ci sono ben 16 Vini Top (5 in più dello scorso anno!) ma è anche una terra che, visto anche il clima attuale, perdona poco. Dal nostro punto di vista ci sarebbe bisogno di due/tre cose per “aiutare” la denominazione: una importante e generalizzata creazione di vin de reserve, un suo uso diffuso e anche ben pubblicizzato per farne capire l’importanza e in molti casi aumentare il tempo di permanenza in bottiglia dopo la sboccatura.  Non sono cose che si fanno in un mese ma speriamo che, piano piano, ci si possa arrivare.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE