Trento DOC: buoni risultati ma cresciamo con calma!2 min read

Arriva Natale e arrivano i nostri consigli su quali bollicine italiane bere durante le festività. Ne abbiamo degustate alcune centinaia dalle due zone spumantistiche per antonomasia.

Iniziamo oggi parlando dei risultati degli assaggi degli spumanti trentini e proseguiremo nei prossimi giorni con gli assaggi franciacortini.

La prima notizia importante riguardo agli spumanti trentini, identificabili praticamente in toto con i Trento Doc, è che da quest’anno i rosati hanno una classifica a parte. Questo vuol dire che ce ne sono abastanza per una classifica propria e quindi il territorio sta crescendo da punto di vista numerico, sia perché aumentano le aziende, sia perché la gamma di prodotti si allarga.

Non possiamo comunque nasconderci di fronte al fatto che la stragrande maggioranza delle bottiglie è prodotta dalle tre grandi cooperative (La Vis, Mezzacorona, Cavit)  e da Ferrari. Dati del 2014 parlano di un totale peri quattro gruppi che arriva quasi al 95%, ma tra quei dati troviamo anche che il numero di cantine era attorno alle 40, mentre oggi siamo vicini alle 60 realtà produttive spumantistiche.

Quindi la bollicina attira sempre più cantine e risorse e, vista la media qualitativa non certo eccelsa  degli chardonnay trentini fermi, la cosa è sicuramente positiva.

Ma il Trento Doc cresce anche  dal punto di vista qualitativo, in maniera diffusa tra gli spumanti millesimati e “aziendalmente”  nei senza annata. La cosa che ci ha colpito di più dei primi è stato l’aumento della rotondità, non dovuta a grammi di zucchero residui ma all’utilizzo di uve più mature dal punto di vista fenolico.

La bella austerità e la sapidità  dei Trento DOC rimane, ma usare uve più mature è anche segno di maestria tecnica sia in vigna che in cantina. Nel primo caso non ci si accontenta di aver raggiunto una interessante acidità ma si ricerca una maturazione fenolica che non infici il pH del vino. Nel secondo si riesce a mantenere una grande freschezza permettendo al vino di arrotondarsi ed essere quindi più  abbordabile  anche dai meno esperti.

Più del 50% dei vini (53% tra i bianchi e  addirittura il 71% tra i rosé) ha ottenuto almeno 3 stelle e questo vuol dire che anno dopo anno il Trento Doc scala le classifiche qualitative con prodotti quasi sempre dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

Unico punto leggermente dolente è che Il successo purtroppo porta a mettere in commercio i vini ancora molto giovani e a pochissimi mesi dalla sboccatura:questo inficia, almeno nel primo anno di vita commerciale, il buon lavoro fatto sia in vigna che in cantina.

Crescere con calma, questo potrebbe essere in futuro  il motto della denominazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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