C’è sempre qualcosa che ti colpisce di più in una persona: di Renato Corino non sono stati i suoi grandi vini, la sua casa e la sua cantina in un posto da sogno, ma le mani.
Ho avuto la fortuna e il privielgio di incontrare solo 3-4 volte Beppe Colla e per questo non mi sono sentito di scrivere un suo ricordo, magari facendo finta di conoscerlo bene. Mi sembrava di mancare di rispetto all’uomo e soprattutto alla famiglia. Per questo ho chiesto a Giancarlo Montaldo di poter utilizzare il suo articolo pubblicato sulla Gazzetta d’Alba.
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Dal punto di vista quantitativo è stata buona ma non certo eccezionale (inferiore sia alla 2016 che alla 2013 e di poco superiore alla 2014) e questo è forse servito anche a migliorarla un po’ dal punto di vista qualitativo.
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