Guida vini. Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico e Verdicchio di Matelica: come bere bene (anche con i 2022) spendendo poco3 min read

Assaggiando Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica per la nostra guida ci siamo sempre, puntualmente, domandati quale fosse il segreto di questo vino/vitigno, che anno dopo anno propone una serie di prodotti di ottimo profilo a prezzi assolutamente concorrenziali.

Anche con l’annata 2022, cada e siccitosa oltre ogni ragionevole dubbio un vino bianco che nasce su colline non certo alte a non molti chilometri dal mare (Matelica è comunque più nell’interno rispetto a Jesi) come riesca a mostrare una sapidità e in diversi casi una freschezza importante, pur presentando un corpo non certo leggero diventa, come minimo, materia di discussione

Piccolo avviso ai naviganti: in questo articolo parleremo del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico e del Verdicchio di Matelica, lasciando al prossimo il discorso sui Superiore e sulle Riserva.

Questo perché ci sembra giusto evidenziare che nei Castelli di Jesi c’è un vino “base”, di quelli che costano ancora sotto i 10 Euro (in molti casi molto sotto i 10 euro) con oltre il 75% dei campioni presentati che raggiungono e superano la soglia delle 3 Stelle (per noi certo non un punteggio basso), dimostrando così una qualità media molto alta che diventa altissima nel rapporto qualità/prezzo. D’altro canto a Matelica i (non molti) campioni presentati sono tutti sopra la soglia delle 3 Stelle e anche loro con prezzi molto, molto competitivi.

Insomma, in un momento in cui gli aumenti di prezzo nel settore vino sono all’ordine del giorno e seguono i fatti economici e politici che viviamo sulla nostra pelle ogni giorno, sapere che ci sono territori e denominazioni ancora molto abbordabili e con la quasi certezza di bere bene rinfranca non poco.

Detto questo veniamo alle caratteristiche dei Verdicchio dei Castelli di Jesi (Classico e non) dell’annata 2022, vendemmia in cui questo vitigno non ha mostrato praticamente mai segni di maturità olfattiva o gustativa, evidenziando sapidità e parte aromatica già abbastanza ben espressa (nonostante alcune “dosi” di solforosa piuttosto imponenti). Volendo evidenziare un punto per noi non positivo mettiamo sotto i riflettori “l’agrumizzazione aromatica” di un buon numero di campioni, che porta in evidenza aromi intensi di pompelmo, dovuti non al terroir ma a strumenti e metodi di cantina che oramai imperversano ovunque in Italia. Peccato perché questa standardizzazione aromatica, che dopo qualche mese decade, parlando però di vini dal consumo veloce, lascia nei consumatori l’idea che siamo questi i reali profumi del vitigno, mentre sono solo espressione di una moda enologica che speriamo passi in fretta.

Vigneti a Matelica

Su Matelica dobbiamo fare il solito discorso degli altri anni: pochi campioni in assaggio ma una qualità media veramente molto alta. Sono passati i tempi dei Matelica aromaticamente fini, estremamente floreali con in più aromi di anice e menta e con corpi eleganti e suadenti; oggi, complice anche il cambiamento climatico, siamo di fronte a Matelica strutturati, con imponenti note aromatiche, che ricordano solo alla lontana quelli di un tempo, se non nella piacevolezza insita in questi vini. Anche i 2022 e 2021 degustati sono su questa strada, ma i risultati sono comunque molto positivi.

Nei prossimi giorni parleremo dei Superiore e delle Riserva, anche alla luce dei cambiamenti di disciplinare presentati di recente e di cui ha parlato Gianpaolo Giacomelli in questo articolo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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