Il Maurizio Zanella: quando ti aspetti l’eccellenza ma…2 min read

Non nascondo le grandi aspettative che mi hanno fatto approcciare alla verticale di uno dei vini bordolesi comunemente riconosciuto come interprete del “rinascimento dell’enologia italiana”, la cui prima annata risale al 1981 (commercializzata nel 1984) e reca sull’etichetta la firma dell’autore Maurizio Zanella, per celebrare con orgoglio la sua passione per questo prodotto.

Nel 1996 Ca’ del Bosco diventa involontario protagonista di come la superficialità e l’approssimazione imperavano negli anni ’60-’70, infatti, grazie a questa azienda, si scoprì che il vitigno che in tutto il Nord Italia veniva chiamato cabernet franc, in realtà era carmenere. Solo nel 1997 il “Maurizio Zanella” è stato effettivamente ottenuto da uve cabernet franc.

Arrivando alla verticale, le bottiglie provengono da un unico lotto acquistato in cassetta di legno direttamente dal produttore. Abbiamo quindi degustato: Rosso del Sebino IGT Maurizio Zanella 1998-1999-2001-2003-2004-2006.

Non entro in merito alle singole bottiglie ma mi soffermo su alcune considerazioni. 

Su sei bottiglie che sono state conservate al meglio due avevano problemi di tappo (1999 e 2003) e questo è un dato che già fa riflettere (forse sulla mia cattiva sorte…).

Ma tappi a parte l’ho trovato un vino di difficile interpretazione, dove le note olfattive ti orientano in una direzione molto complessa, spesso sfaccettata e che varia moltissimo in base all’annata, ma che si scontra con un palato che spesso non regge il confronto. Il caleidoscopio olfattivo non si riscontra allo stesso modo al palato soprattutto in entrata e nel tempo del sorso è un continuo susseguirsi di mutamenti sensoriali, ma per lo più di media persistenza ed in continua e rapida evoluzione.

Diversa la marcia dopo il 2001, complici cambiamento climatico, stili di vinificazione e percentuali di composizione del blend che varia in base alle annate (cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot). Questi regalano maggiori freschezze ma anche qualche nota erbacea in corso di aggiustamento, visto l’espressione della 2004 (miglior assaggio dopo la 1998).

In sintesi un vino difficile, intrigante ma non immediato. 

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


LEGGI ANCHE