Chiamatelo Verdicchio, anzi no… Castelli di Jesi! I Magnifici 16 al banco di prova4 min read

L’IMT, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, ha messo in campo un evento complesso ma molto interessante per migliorare la visibilità di tutte le anime vitivinicole marchigiane.

L’IMT, unico esempio in Italia, va pensato come un superconsorzio che racchiude sotto di sé quasi tutte le Doc e Docg della regione; sono sedici e vale la pena citarle.

4 Docg: Conero Riserva, Vernaccia di Serrapetrona, Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva.

12 Doc: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica.

L’Istituto provvede ad armonizzare e portare avanti azioni di protezione, salvaguardia e comunicazione, per tutto il territorio tutelato.

“I MAGNIFICI 16” è l’evento dedicato alla stampa nazionale e prende il nome proprio dalle 16 DOCG e DOC della regione che hanno aderito al “superconsorzio”: un modulo interessante che ha visto decine di giornalisti toccare con mano le diverse realtà marchigiane.

Una macchina complessa attraverso la quale abbiamo avuto la possibilità di venire a contatto direttamente con decine di produttori e conoscerne storie e vini. Un’occasione tanto ghiotta quanto quasi unica, che non si poteva mancare.

Alcuni produttori marchigiani

In particolare il mio focus è stato sulla denominazione “Verdicchio dei Castelli di Jesi”: di questa ho avuto la possibilità di approfondirne anche l’aspetto umano attraverso la conoscenza diretta di molti produttori, con le loro esigenze, i loro problemi e le loro speranze.

Ma partiamo da una curiosità: lo sapevate che i plurinominati “Castelli di Jesi” esistono davvero e sono 25?

Fino a pochi giorni fa credevo fossero castelli di una storia ormai scomparsa e invece ho scoperto che sono piccoli paesini o villaggi disseminati nel territorio comunale di Jesi e non solo, tutti cinti da mura in epoca antica per difendersi dalle scorribande dei predoni. E dunque, in tempi di mappature e zonazioni selvagge del vigneto Italia, scopro che qua ne esiste una zonazione già completa e nessuno, o quasi, ne approfitta.

E, già che ci siamo, forse sapevate che la Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi è affiancata dal 2010 da una Docg Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, ma la novità è che l’assemblea dei soci dell’IMT nel 2021 ha approvato modifiche sostanziali al disciplinare del Verdicchio Castelli di Jesi Doc e Docg. Per quest’ultima la modifica del nome in Castelli di Jesi Docg (era ppunto Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg), con ‘Verdicchio’ facoltativo – e il trasferimento della tipologia ‘Superiore’ dalla Doc alla Docg.

Foto Andrea Felici

Vediamo di capirsi: già la convivenza tra una Docg e una Doc che insistono su una stessa area e sullo stesso vino (anche se c’era la dizione importante di Riserva)  forse qualche problema di comunicazione lo creava, se poi adesso anche per Superiore si antepone il termine Castelli di Jesi a Verdicchio o si permette addirittura la sua eliminazione dall’etichetta forse un po’ di confusione si crea.

Bisogna ammettere però che siamo comunque di fornte a una rivoluzione copernicana, una decisa svolta della denominazione a favore del territorio anzichè del vitigno.

Se a questo si aggiunge che con “la promozione” della tipologia Superiore, la Docg passerà da 1.000 a 25.000 ettolitri di produzione (tutto questo al termine dell’iter di modifica del disciplinare che non si è ancora concluso), ecco che la futura presenza dei vini sullo scaffale, potrebbe richiedere un vademecum sui significati e sulla presenza o meno delle parole classico, superiore, riserva e sul perché alcune bottiglie siano DOC e altre DOCG; ma anche sul perché alcune avranno la parola Verdicchio prima di Castelli, altre dopo oppure non l’avranno affatto.

Zona del Verdicchio di Jesi, panorama

Ma questa mancanza di chiarezza comunicativa sarà colmato dai vantaggi per i produttori? Speriamo di si perché con l’ampliamento del numero di bottiglie sotto l’ombrello DOCG il posizionamento commerciale della denominazione dovrebbe crescere per provare ad entrare in carte dei vini che prima erano solo appannaggio di bottiglie più costose.

Dunque aspettiamoci un cambio d’abito del Verdicchio da vino di “vitigno” a vino di “territorio”. Questa veste la merita in pieno, perché la zona ha una qualità media dei vini molto alta, un territorio sempre molto attraente per bellezze e gastronomia e, last but not least,  dei produttori simpaticissimi.

Andate nelle Marche e non rimarrete delusi!

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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