Continuiamo la nostra carrellata sugli spumanti Franciacortini (ne abbiamo degustati quasi 400 grazie al Consorzio di Tutela) dal Satèn, un vino che alla nascita rappresentò una mezza rivoluzione e una centrata comunicazione per il mondo del metodo classico. Ricapitoliamo velocemente le caratteristiche che deve avere per disciplinare: solo uve a bacca bianca (quindi o chardonnay in purezza o chardonnay e pinot bianco), una pressione di massimo 5 atmosfere (invece delle 6 delle altre tipologie) e può essere messo in commercio solo nella tipologia Brut (quindi massimo 12 g/l di zucchero ma, a quanto ci risulta, non è fissato un mimino, quindi un Saten potrebbe anche essere pas dosé anche se non dichiarato).
Queste regole in realtà non hanno mai portato ad una tipologia precisa proprio perché, fermo restando la pressione in bottiglia 5 atmosfere, il dosaggio da 0 a 12 grammi porta a vini molto diversi tra loro. Inoltre ogni produttore cerca di rendere il suo Satèn diverso dagli altri ed ecco così che da una tipologia “unificante” si arriva velocemente ad una “divisiva”, tanto per usare un termine di moda.
Ma divisiva o meno è oramai un punto fermo tra i Franciacorta e praticamente tutte le aziende producono almeno un Satèn. Noi ne abbiamo degustati più di settanta, divisi tra millesimati (40) e senza annata (31) e li abbiamo trovati molto corretti, quasi sempre piacevoli, con una qualità media piuttosto alta ma senza grandi punte. Inoltre, come accennato sopra, non si può non parlare della grande diversità stilistica perché si passa da Satén rotondi e morbidi a Satèn austeri, asciutti, quasi vibranti. In mezzo a questi due estremi ci stanno tutti gli altri e quindi è molto difficile affermare di amare la tipologia, perché in realtà è un insieme di tipologie e fino a quando in Franciacorta non si metteranno d’accordo i Satèn saranno buoni vini ma molto diversi tra loro.
Franciacorta Brut
Come dicevamo qui eccoci alla ex tipologia regina della Franciacorta, in quanto superata per appeal e forse anche per numero di etichette (non di bottiglie prodotte) dai Pas Dosé. E’ comunque la tipologia di approccio e sicuramente la più prodotta e venduta, specie per i Brut senza annata. Proprio questi ci sono sembrati l’anello più debole della “catena Franciacorta” e ci dispiace perché sono quelli a cui un consumatore si approccia per primo, sia per prezzo che per diffusione sul territorio. Quando più del 60% dei vini degustati non supera la soglia degli 80 punti (per noi non bassa, lo ripetiamo sempre) vuol dire che la media qualitativa non è certo alta. In effetti abbiamo trovato diversi campioni con nasi chiusi o imprecisi e con bollicine ruvide e squilibrate.
Altro discorso per i millesimati, dove si ribaltano valori e quasi il 70% dei vini supera i fatidici 80 punti e si arriva a ben 4 Vini Top. Qui troviamo Franciacorta di ampiezza olfattiva importante, anche con quelle gamme aromatiche derivanti dalla Reazione di Maillard, (cioè pan brioche,pane tostato, biscotto, pasticceria) che tanto sono “avvinghiate” all’idea di un grande metodo classico. Quindi nella tipologia Brut le strade tra senza annata e millesimati sono quasi opposte e il nostro consiglio (oltre a provare i migliori senza annata dei nostri assaggi) è quello di puntare senza dubbio su quest’ultimi.
Franciacorta Rosé
Piano piano in Franciacorta la strada difficile del pinot nero è sempre più larga e ben tenuta. Fuor di metafora i Rosé franciacortini stanno arrivando ad avere una qualità media piuttosto alta e comunque nettamente più alta di solo 5-6 anni fa. Non possiamo certo fare salti di gioia, ma constatare che tanti rosé hanno finalmente il frutto e le caratteristiche del vitigno e non sono solo degli “Chardonnay colorati” da un 20% di pinot nero. Questo fatto, specie con le vendemmie non certo facili degli ultimi anni, depone a favore della bravura, sia in vigna che in cantina, dei produttori franciacortini. C’è ancora strada da fare ma un bel pezzo è stata fatta. Interessante notare che la qualità è equamente diffusa tra millesimati e senza annata e anche se l’unico Vino Top è un millesimato, i senza annata hanno mostrato caratteristiche di tipicità , di freschezza e di intensità aromatica di buon profilo.
In chiusura, oltre a ringraziare il Consorzio Tutela del Franciacorta per l’aiuto e la disponibilità vogliamo notare una cosa: tra i 13 Vini Top pochissimi appartengono ai “soliti noti”, quelle 2/3 importantissime aziende di cui si parla sempre, segno che l’alta qualità in Franciacorta oramai è appannaggio di molte più cantine, anche piccole e quasi sconosciute. Questo è un bene per un territorio che molti discutono “quasi a prescindere” ma che ha in sé tante belle realtà. Lo diciamo anche perché ci capita spesso di degustare dei Franciacorta “base”, spesso senza annata, dimenticati in cantina e frutto di sboccature ormai superiori ai 6-7 anni, trovandoci di fronte a vini di grandissima complessità e profondità aromatica. Per questo siamo a favore di periodi di stazionamento inferiori sui lieviti e maggiori dopo la sboccatura, perché è proprio lì che le belle caratteristiche dei metodo classico possono (se ci sono, naturalmente) svilupparsi.