Degustazioni Chianti Classico 2018, Riserva e Gran Selezione 2017: risultati buoni in annate complesse e molto diverse3 min read

Anche quest’anno abbiamo degustato quasi 250 vini DOCG provenienti dal Chianti Classico, con quasi 100 cantine che ci hanno inviato i loro prodotti. Iniziando ci sembra giusto ringraziare sia le aziende che hanno avuto fiducia in noi sia il Consorzio del Gallo Nero per averci dato una mano fondamentale nell’organizzare e portare avanti la degustazione.

La 2018 in Toscana non è certo stata una grande annata, condizionata da una meteorologia bizzosa che ha portato in primavera a temperature medie piuttosto alte accompagnate purtroppo da molte piogge e a un’estate altalenante, che ha visto grande caldo e precipitazioni molto a macchia di leopardo. La prima conseguenza di questa annata “a velocità variabile” è stata che in qualche zona la sanità delle uve non è risultata perfetta.

Per fortuna il Chianti Classico è uno dei territori che ha reagito meglio!

Se da altre parti si è giunti a vini non certo di grande profondità e con gamme aromatiche non ben definite, in Chianti Classico questo è successo solo in parte e tanti 2018 non solo sono di una bontà incredibile, ma hanno corpo, rotonda struttura e profumi da vendere. Vini piacevolissimi da bersi anche subito ma comunque adatti ad un invecchiamento medio tra i 5-8 anni.

Se avrete voglia di scorrere le nostre classifiche vedrete che ai primissimi posti ci sono aziende che oramai fanno parte dell’elite del Chianti Classico con però alcune “new entry” molto interessanti e sinceramente inaspettate. Tra l’altro una delle due aziende che ha ottenuto il massimo punteggio nei vini d’annata ha dei vigneti in una zona che non è certo considerata tra quelle “top” e questo ci fa pensare che ovunque in Chianti Classico, se si è bravi, si possono fare grandi prodotti. Ci piace sottolineare anche una cosa abbastanza particolare: sono presenti tra  i punteggi alti (non tra i top, ma quasi) anche grosse ma titolate cantine che possiedono vigneti un po’ ovunque e  hanno così le caratteristiche per creare un giusto blend che, specie tra i vini “base” porta a prodotti equilibrati, di buona complessità e molto piacevoli. Come detto non arrivano nei primissimi posti in classifica ma sono ben posizionate tra quei vini comunque ottimi e spesso proposti a prezzi molto interessanti.

Questa particolarità si è ancora di più evidenziata se si parla delle Riserva 2017, ma per motivi molto diversi. 2017 Annata completamente diversa dalla 2018: molto poco produttiva, calda, asciutta, ha indirizzato  la produzione di vini importanti come la Riserva verso logiche concentrazioni, ma con tannini in diversi casi un po’ troppo asciutti e purtroppo spalleggiati da alcolicità mal controllate. Così era facile arrivare a vini strutturati e corposi ma con poco equilibrio.

Alcune grosse realtà chiantigiane hanno presentato invece delle Riserva equilibrate, armoniche, addirittura eleganti pur non dimenticando il corpo. Questo per noi grazie a due fattori: da una parte la migrazione delle uve “migliori” (quelle  dalle zone migliori in annate normali ma la 2017 non è stata un’annata normale!) verso la Gran Selezione  e dall’altra l’utilizzo conseguente  di uve meno “estreme” che hanno portato a vini meno estremi, più abbordabili, più piacevoli alla fin fine. Credo avranno anche  buone possibilità di invecchiamento dato che l’equilibrio nel vino è uno dei fattori basilari per andare avanti bene nel tempo.

Per quanto riguarda le Gran Selezioni 2017 uscite quest’anno dobbiamo come al solito evidenziare che , anche e soprattutto per questa vendemmia,  “il troppo stroppia”. Siamo di fronte a vinoni fatti sicuramente con grandi uve, molto concentrati, con tanto di tutto, con legni ottimi e molto meno invasivi che in passato ma spesso poco equilibrati e anche  poco riconducibili a una precisa territorialità.

Sicuramente più centrati i 2016 usciti quest’anno, più ampi e nello stesso tempo con una maggiore profondità espressiva, che ci porta anche a ritrovare quelle territorialità che nei 2017 non sono di facile lettura.

Siamo comunque convinti da tempo che la Gran Selezione, anche se non è certo il nostro vino preferito, sia perfetto per i mercati esteri e possa svolgere il suo ruolo soprattutto in un contesto di immagine e di innalzamento medio del prezzo della denominazione: sotto questo punto di vista è oramai strategico.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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