Come bere Borgogna tutti i giorni e vivere felici: Côte Chalonnaise4 min read

Si conclude “la saga” alla ricerca dei vini borgognoni da comprare senza svenarsi.Guglielmo bellelli questa volta ci porta nella Côte Chalonnaise.

L’appellation Bourgogne  Côte Chalonnaise riunisce   i territori di 44 comuni del Dipartimento della  Saône et Loire di quattro differenti cantoni, da Chagny, nel canton omonimo,  al limite nord,  a Sercy, nel canton de Buxy, che ne rappresenta il  limite sud. Comprende 533 ettari di vigna, il 68.8% dei quali dedicati alla produzione di vini rossi e rosé. Si tratta di una superficie abbastanza ridotta rispetto alle sue potenzialità, in quanto costituisce un’area di oltre 3.500 ettari, dei quali almeno un migliaio di ettari non piantati sarebbero di qualità eccellente, soprattutto per i vini rossi.

Nella Côte Chalonnaise i suoli sono molto simili a quelli della vicina Côte d’Or, solo con un clima leggermente più caldo.  Il pinot noir cresce bene sui suoli più calcarei meno argillosi (come quelli di Mercurey o Givry), mentre i migliori bianchi vengono dalle vigne, esposte da est a sud, su terreni argilloso-calcarei con una quota più importante di argille, come quelli marnosi di Buxy.  Non sono inclusi in quest’area  i sei comuni della zona nord-occidentale della Côte Chalonnaise, il cosiddetto Couchois, che  danno vita a una denominazione regionale con indicazione geografica complementare propria, quella di Bourgogne Côte du Couchois: in tutto poco più di  11 ettari deputati alla produzione di soli vini rossi. Le vigne sono frammentate su diversi coteaux , ad altitudini tra i 280 e i 420 metri, esposti a sud, marcati da un clima  continentale, più freddo, all’origine di una maturazione più tardiva delle uve. I suoli sono per lo più argillosi del Triassico. I vini sono rossi fruttati, con tannini solidi, adatti a piatti robusti, incluse le carni alla griglia.

Assaggi

Bourgogne- Côte Chalonnaise La Digoine 2017 Domaine P. et A. De Villaine .

Da un monopole  nel climat La Digoine nel comune di Bouzeron , ai piedi della Montagne dell’Hermitage, è un rosso molto puro, con aromi di ciliegia scura e prugna, dalle  lievi note terrose, ricco  e seduttivo, equilibrato e persistente. Pierre De Benoist, nipote dei De Villaine che sovraintende il loro  Domaine di proprietà in Côte Chalonnaise (https://www.winesurf.it/dalla-romanee-conti-al-bouzeron-il-passo-e-breve/) produce a Bouzeron , oltre ai suoi famosi aligoté ( i soli a rientrare nell’AOC omonima), anche un’altra cuvée parcellare di rosso di pari livello nel  climat La Fortune, nel settore nord del territorio comunale.

Mancano a questo punto  all’appello delle denominazioni regionali  altre due, molto piccole, definite dalle indicazioni geografiche complementari di Montrecul, nel Dijonnois e di La Chapelle Notre Dame, un piccolo climat di Ladoix- Serrigny, nella parte settentrionale della Côte de Beaune, alle porte della   Côte de Nuits. Fino ad oggi sarebbe stato necessario aggiungere anche l’appellation  Bourgogne Le Chapitre, nel comune di Chenôve, alle porte di Dijon, che, in un recentissimo riordino dell’AOC di Marsannay-la-Côte, è stato incluso come climat  Village di quella denominazione.

Difficile, a parte ragioni di valorizzazione storica, comprendere l’origine “concettuale” di queste denominazioni lillipuziane, in particolare quella di Bourgogne La Chapelle Notre Dame (solo 4, 39 ettari ), in una regione, la Côte de Beaune, che , oltre alle sue numerose appellations communales  e alle diverse appellations regionales della Côte d’Or (Bourgogne Côte d’OrHautes-Côtes de Beaune di cui abbiamo già parlato inserire link), assomma altre due appellations communales, così poco conosciute da non essere quasi mai citate neppure sui trattati dedicati ai vini della Borgogna.

  • Côte de Beaune (ne fa parte il solo comune di Beaune per poco più di 29 ettari)
  • Côte de Beaune-Villages , a sua volta comprendente solo rossi  prodotti nella stessa area delle AOC comunali della Côte de Beaune ad eccezione di Aloxe-Corton, Pommard e Volnay.

Assaggi

Chiudiamo  questa rassegna  con l’  assaggio di un vino bianco della nuova AOC comunale Vézelay e di un rosso del climat Le Chapitre (ora Marsannay Le Chapitre),  appena usciti dall’elenco delle appellations regionali della Borgogna.

Vézelay L’Impatiente 2017 Domaine La Croix Montjoie

Delle tre cuvées di questo Domaine nato nel 2009,  in conversione biologica è quella pensata per essere consumata prima. Più immediata e meno ambiziosa   delle cuvées maggiori (L’Elegante e La Voluptueuse, soprattutto quest’ultima, più burrose e boisées)  è fresca e  fruttata (frutta gialla matura, agrumi), delicata e con un leggero residuo zuccherino, di buona bevibilità.

Bourgogne Le Chapitre 2017 Domaine

Sylvain Pataille

Da un antico clos appartenuto al vescovo di Autun, il climat Le Chapitre è il più settentrionale di Chenôve. Ora promosso all’AOC Marsannay, era  già al livello dei migliori villages dell’appellation e avrebbe potuto degnamente aspirare a far parte del gruppo dei climats che saranno promossi a premier cru. Questo di Pataille è un eccellente Bourgogne, a grappe entière al 100%, lieviti indigeni, zolfo ai livelli minimi: frutti neri maturi al naso,  ricco e concentrato sul palato, di non comune complessità ed eleganza per un vino che fino a poco tempo fa era inquadrato in un’appellation regionale. Le parcelle di Pataille (gli impianti risalgono a 70, 40 e 30 anni fa i più giovani) si trovano a 290 m. di altitudine nella parte nord del climat: calcare di Comblanchien in alto, poi grèzes litées, su uno zoccolo roccioso di oolite bianco.

Fine della settima e ultima puntata.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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