Dalla Romanée Conti al Bouzeron il passo è breve4 min read

Il Domaine di Aubert e Pamela  De Villaine, oggi condotto con sicurezza da Pierre de Benoist,  è un riferimento assoluto a Bouzeron. Pierre è ormai a Bouzeron da quasi venti anni e ha perciò attraversato per intero gli anni del post AOC.

Nell’ambito del territorio comunale di Bouzeron, il Domaine  De Villaine, che  possiede anche pregiate parcelle in ben nove premiers crus di Rully, a Mercurey e a Santenay e Saint-Aubin in Côte-de Beaune, può contare su 9 ettari di vigne interamente dedicati alla produzione di Bouzeron AOC. Hanno dai 20 ai 115 anni di età, sono distribuite  in diversi  climat e coltivate in biologico dal 1980 .

Dalla vigna più vecchia è stato creato un piccolo conservatorio dell’aligoté doré, adattato al terroir di Bouzeron, ripristinando l’antica tradizione , secondo la quale i vignerons  solevano formarsi una propria riserva delle uve locali, selezionate nel corso del tempo e riprodotte per marcottage, poi spazzata via dalla moltiplicazione  clonale, disperdendo un patrimonio di grande valore .

Diversamente dai Bourgogne Côte Chalonnaise , bianchi e rossi,  prodotti nell’ambito del territorio comunale di Bouzeron, i quali riportano tutti  la menzione del climat di provenienza (La Digoine e La Fortune i pinot noir,  Les Clous Aimé lo chardonnay), i De Villaine producono una sola cuvée di  Bouzeron AOC, risultante dall’assemblage di aligoté dei  vari terroirs. Si tratta di una scelta  volta a proporre la migliore espressione possibile del terroir di Bouzeron, che il régisseur ritiene  la più appropriata al livello di un’appellation village.

La conduzione delle vigne è sotto ogni aspetto esemplare. Queste sono coltivate in biologico, ben prima dell’arrivo delle certificazioni: ad alta densità (10.000 ceppi per ettaro), nei caratteristici gobelet a due o tre braccia, mentre solo le viti più giovani possono essere condotte a cordon o guyot. Viene naturalmente compiuto molto lavoro in vigna, non è utilizzato alcun erbicida né prodotti di sintesi, le potature sono severe, viene praticato l’ébourgeonnage,  e le rese sono limitate entro i 50 hl. per ettaro (il disciplinare ne autorizzerebbe 65).

Si vendemmia dopo aver assaggiato l’uva: l’aligoté è di solito raccolto una decina di giorni dopo il Pinot nero.  Dopo un tri rigoroso, le uve sono pressate intere senza macerazioni preliminari. Viene praticato con cautela il debourbage (l’aligoté tende infatti a “ridurre”), i mosti sono poi convogliati per gravità nella cantina sotterranea, dove sono trasferiti  in grandi fusti da 25-30 hl., ovviamente non nuovi: l’aligoté vuole recipienti di volume più grande.

Per quanto non manchino esempi di aligoté elevati in pièces, De Benoist  ritiene infatti che  i classici piccoli fusti borgognoni non siano il recipiente più adatto all’aligoté, che vi evolve troppo rapidamente. Il vino resta dodici mesi sui lieviti, senza batonnage né soutirage, mentre collage e filtrazioni sono effettuati secondo le caratteristiche dell’annata.

Ho avuto modo di assaggiare  il Bouzeron dei De Villaine  delle ultime annate.  Ho ottimi ricordi del  Bouzeron del 2014, un’annata felice nella travagliata climatologia borgognona, spesso funestata da micidiali gelate e grandinate. Le uve furono vendemmiate il 1 ottobre, perfettamente sane,e il vino risultò piacevolmente trasparente rispetto al terroir, esibendo un naso ricco e complesso, con note di agrumi e frutta bianca, sul palato pieno e molto piacevole, con una caratteristica chiusura salina.

Molto ricco e “grasso” il vino della felice annata 2015 (l’annata perfetta, secondo molti, per entrambi i colori), ma con una tensione leggermente minore. Una bella riuscita il Bouzeron del 2016, nonostante l’annata molto sofferta,  a causa del  gelo e degli attacchi di peronospora e poi di muffa. La resa, per i vini bianchi è stata quell’anno molto bassa (tra i 15 e i 30 hl. per ettaro), un po’ meglio per i rossi. Ma, nonostante gli  scarsi volumi, il vino risulta ugualmente molto rotondo ed equilibrato, marcato dalla scorza di limone,  con un frutto maturo e una elegante speziatura, in bocca intenso e molto salino. Buono da bere oggi, ma capace anche di durare, anche forse se non come il vino  2014.

L’ultima annata in commercio, la 2017, assaggiata il novembre scorso, fortunatamente risparmiata  dalle grandinate che funestarono la 2016, esibisce naso agrumato, note di frutta bianca matura  e mandorle fresche, un tocco floreale, sul palato ha  freschezza giovanile, buona densità e lunghezza minerale.

 

*Desidero rivolgere un ringraziamento particolare a Pierre De Benoist per la cortesia mostrata nel fornirmi  alcune informazioni che gli avevo richiesto rispetto alla proprietà  da lui gestita e al suo Bouzeron. Le foto sono tratte dal sito internet della cantina.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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