
VINteressa
Sulla degustazione
La degustazione è inutile per l’umanità intera, a eccezione di una striminzita fetta di sognatori per cui è invece vitale: i degustatori vivono in una tribù e sono minoranza etnica.
La degustazione è inutile per l’umanità intera, a eccezione di una striminzita fetta di sognatori per cui è invece vitale: i degustatori vivono in una tribù e sono minoranza etnica.
Vitigno grandioso ma niente affatto diffuso; vitigno grandioso ma non universale; vitigno grandioso a patto che la sua gestione sia rigorosa; vitigno grandioso se ai vini che esso origina gli viene concesso il bonus dell’attesa.
Come vignaioli alla fine dell’estate si dovrebbe leggere in campagna, seduti in posizione panoramica, gustandosi lo spettacolo che la natura nonostante tutto continua a mandare in onda.
Quali confini esistono nella degustazione e nella vita? Di quali abbiamo bisogno e a cosa ci servono? Torna Francesco Falcone con, come sempre, un articolo che crea sane domande e molteplici risposte.
Il Sangiovese è un vitigno strano. Strano perché origina dove il sole è calore e prende forma dove il sole è luce. Strano perché viene dalla macchia mediterranea e si fa grande tra i boschi
Il terroir non ha muri né rigide tavole della legge, ma solo argini, rivoli e continue eccezioni con cui si forma. La vera origine del vino è ciò che lo alimenta, ciò che il vino si porta dietro, il suo retroscena produttivo.
Se i grandi produttori occupano un posto molto prezioso nella nostra vita di appassionati è perché sono stati capaci di lasciare il segno.
Eccovi una serie di motivi per tenersi stretta la degustazione, cioè per amare la vita.
A me capita sempre di essere felice, bevendo Jacquesson. È una felicità razionale, motivata da una proposta che da tempo è allergica allo sperpero e ai clamori.
Uno dei luoghi comuni più gettonati della Champagne riguarda la presunta modestia del pinot meunier, vitigno che gode di cattiva reputazione per ragioni che al mio cuore sono sempre più estranee.