La miglior cosa da fare oggi è leggere il nuovo libro di Corrado Dottori. Il titolo è ungarettiano: Come vignaioli alla fine dell’estate. Leggerlo è subire una frecciata invernale nel cuore dell’ennesimo autunno caldo; è una boccata d’aria gelida dentro un clima ormai tropicale; è maltempo interiore col sole fuori, è ombra nel deserto dei giorni nostri. L’editore è la romana Derive Approdi, che da tempo pubblica libri dissidenti, bellissimi, immancabili.
Come vignaioli alla fine dell’estate si dovrebbe leggere con l’ambizione di risollevare il pianeta, ormai alla deriva. Forse è troppo tardi, ma credo anche io, come Corrado, “che non si debba lasciare nulla di intentato”.
Come vignaioli alla fine dell’estate si dovrebbe leggere perché è scritto con intelligenza, sensibilità, visione e sentimento, tutti ingredienti ben dosati, miscelati con cura e lasciati riposare quel che basta per far lievitare “alcune delle più stringenti questioni del dibattito ecologico contemporaneo”.
Come vignaioli alla fine dell’estate si dovrebbe leggere perché è un libro animato da una scrittura luminosa, che si divora in una notte insonne o poco più, ma con un lunghissimo effetto alone, in piena sintonia con i vini che Corrado produce a La Distesa.
Come vignaioli alla fine dell’estate si dovrebbe leggere in campagna, seduti in posizione panoramica, gustandosi lo spettacolo che la natura nonostante tutto continua a mandare in onda: “il bianco accecante della roccia calcarea, il rosso carminio e il giallo senape delle foglie dei faggi, degli aceri e delle querce, il grigioverde dei lecci”. Occorre far presto, visto che probabilmente abbiamo i decenni contati.
Come vignaioli alla fine dell’estate è un diario di riflessioni di portata planetaria attraverso gesti piccoli piccoli: colmare le barrique, aggiustare le solforose, saldare le fatture dei tappi, sistemare il polmone della pressa, portare la famiglia in giro per vigne e vignaioli, assaggiare i vini dei colleghi. Il continuo testacoda narrativo (particolare/universale) è perfettamente in tinta col mestiere del bravo vignaiolo, che deve sapere custodire ciò che è locale per renderlo globale.
Come vignaioli alla fine dell’estate è un “quadernaccio” di appunti scritti a ritmo dell’ultimo disco dei The war on drugs, A Deeper Understanding,“un disco bellissimo” che io sto ascoltando mentre metto ordine alla mia breve recensione. Della musica sono un modesto orecchiante, ma Adam Granduciel è proprio bravo.
Come vignaioli alla fine dell’estate è un saggio dedicato alla Natura, ormai sazia di ferite, e all’Uomo, che quelle ferite ha provocato e continua a provocare. Non saranno duecento pagine ben scritte a farci smettere, ma forse basteranno a farci riflettere. Di questi tempi non è poco.
Come vignaioli alla fine dell’estate è un’indagine intima, che parte da Cupramontana prendendo via via una portata ben più copiosa, tenendo a un tempo i piedi sulla terra e lo sguardo sulla luna, le mani sulla vite e i pensieri su temi di vertiginosa complessità.