I peggiori vini esteri da bere a Ferragosto3 min read

Dopo i peggiori vini  da bere a Vinitaly e i peggiori vini da bere quest’estate eccovi il logico sviluppo in chiave mondiale, cioè i peggiori vini esteri da bere  adesso, quando il termometro rischia di toccare i 40 gradi.

Certamente non li troverete facilmente, ma potreste comunque avere la sfortuna di incontrarli. Con queste righe vogliamo quindi dirvi: “Non toccate quel vino!”

Bandol  Rosé AOC, Engin Explosif 2018, Chateau Au Contraire.

La moda dei rosati scarni e in sottrazione ha ormai contaminato la Provenza e praticamente tutta la Francia. Chateau Au Contraire, da sempre blasone della diversità enoica,  presenta questo rosato dal nome che è tutto un programma.

Che vino sia lo si capisce  subito dal colore, color buccia di rinoceronte alla carica, per poi mostrare aromi che vanno da sentori animali ( rinoceronte in primis) a pietra focaia, acciarino, polvere da sparo, polvere e basta.

In bocca  grenache martellon e mourvedre exageré (cloni presenti in zona) conferiscono quella struttura prossima alla ghisa che rende la sua degustazione, oltre che difficile, assolutamente indimenticabile, specie dopo  la lavanda gastrica a cui dovrete, giocoforza sottoporvi.

Abbinamento perfetto tyrannosaurus rex, possibilmente vivo.

Samantha Valley Chardonnay  Choitus 2001, MILF Vineyard.

Portabandiera degli orgarsmic wines questo Chardonnay si presenta subito ammaliante e seduttivo, grazie  ad un color biondo platino (qualche precisino direbbe biondo platinette) e a profumi che richiamano Rocco Siffredi prima della doccia, uniti a vaghi sentori animali.

In bocca è naturalmente lungo, turgido,  persistente, penetrante, duro, come del resto tutti i prodotti della MILF Vineyard, cantina famosa anche per la versione di questo chardonnay  più giovane  e fresca ma sicuramente meno appagante ,il Choitus Interruptus.

Albarino Reserva  2014 Zapatilla Sabiosa, bodega Espadrillas.

Un bianco unico, adattissimo al periodo perché riporta tutti i caratteri peculiari  di una spiaggia d’agosto: il calore dato dall’alcol, la freschezza della brezza marina e soprattutto il sentore quasi animale  di ciabatta (zapatilla) ben fuso  tra note che ricordano la sabbia caldissima e il sudore di ascella sotto l’ombrellone.  Bere molto freddo.

British Sparkling  Wine, Brexit 2019, Arrogant Cellar.

Un vino particolarissimo, la cui uscita viene rimandata di anno in anno . Ha caratteristiche di tipicità sconcertanti. Si inizia con una leggera ma inconfondibile puzza sotto il naso, mentre in bocca  è pieno di sé e mostra la classica acidità mal repressa ,ottenuta grazie ad  un arrogante uso della barrique.

La Arrogant Cellar cerca da tempo di farsi acquistare in prevendita il prodotto, proponendolo per di più ad un prezzo stratosferico, specie se la vendita riguarda il mercato europeo. Attenzione, non cadete nel tranello di bottiglie contraffatte e proposte a prezzi da convenire da una Manica di falsari.

Texas AVA, Great Wall 2016, Trumpone Cellar.

Un vino bianco di una verticalità assoluta, prodotto in varie zone del Texas al confine con il Messico. Un PH attorno a 2.5 lo rende durissimo al palato,  ma forse per questo  molto ricercato da personaggi importanti come il Presidente USA.  Al contrario è ben poco adatto al palato messicano, abituato a prodotti meno  invasivi e dotati di minor forza restrittiva.  La Trumpone Cellar si è comunque costruita un’immagine grazie a questo vino, figlio di una filosofia produttiva che assolutamente non condividiamo.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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