I peggiori vini da assaggiare a Vinitaly3 min read

Dopo migliaia di comunicati stampa, decine di migliaia di consigli più o meno voluti e più o meno sinceri per mail o attraverso Facebook, instagram, Twitter e compagnia bevente, oramai tutti sanno quali grandi vini dovranno assolutamente degustare durante il prossimo Vinitaly.

Da sempre voce fuori dal coro affrontiamo il problema dalla parte opposta: se tutti vi hanno consigliato i vini da non perdere (di solito declinati a decine) , noi stiamo per introdurvi ai peggiori vini da assaggiare a Vinitaly. Diciamo che una volta scansati questi potrete assaggiare quello che vi pare.

Cartaceo IGT, Guidarolo Rosso 2017

Frutto di un uvaggio tra guide cartacee, con innesti importanti di influencer leggermente surmaturi, questo prodotto è praticamente quello consigliato dalla stragrande maggioranza di quelli che si intendono di vino. Corpo Times New Roman con freschi innesti di Arial, profumi avvolgenti che vanno da sentore di Gambero Rosso a lumachina Slow, con  terziarizzazioni verso l’ex-Espresso e Veronelli. Il tutto non ti allungherà la Vitae ma porta ad un Bibenda notevole.

Comunicat-del-PRiorat D.O. Ques Dos Marones Grande Capo, Reserva 1982

Dall’anno di produzione si capisce tutto! Sono infatti decine d’anni che si ricevono comunicati stampa inneggianti a questo vino, prodotto in Spagna  in una delle zone più vocate per la viticoltura mondiale. Il Ques Dos Marones Grande Capo nasce da un vitigno particolarissimo, l’estiqaatsi, che si trova perfettamente a suo agio in terreni asciutti, oppure bagnati, magari un po’ bagnati e un po’ asciutti. Si abbina benissimo a comunicati stampa roboanti, che di solito iniziano con parole tipo “trionfo” o “incredibile successo”.

Mefjtichus  (Vino senza annata)

Alfiere e precursore del movimento sfociato poi nei vini cosiddetti naturali, Il Mefjtichus nasce da un uvaggio tra puzzolino, brettarolo e  un particolare vitigno francese, l’ascell de cheval, che porta quella nota equestre tanto ricercata. Fermentazione in barriques nuove con all’interno scarpe da tennis usate, viene immediatamente messo in commercio per esaltare la classica nota piedillante.

Vino Ateo Occhio di Procione DOK , Kommunist Rosso 2016.

Un vino praticamente introvabile. Oramai se ne producono pochissime bottiglie e addirittura una versione in bianco chiamata Purtropposki Decedut, da tutti conosciuta come PD. Nasce in quelli che un tempo erano i rigogliosi vigneti siberiani, oggi praticamente abbandonati, da uve bolscevik, famose per produrre grappoli molto compatti, che assomigliano ad un pugno chiuso. Costa un Capitale.

Arca di Noes DOC, Cangattaia Brut

Dopo l’arrivo sul mercato del candoro e del canettone (questo non è uno scherzo!) per i nostri amici animali, non poteva mancare un vino fatto per loro. Nasce da un uvaggio tra vitigni autoctoni del nord Italia: 50% Seifus, 30% de fora e 20% noncesecrede bianco. Fermenta in baurriques e completa la presa di spuma con lieviti gatticulati che conferiscono un volatile molto alto, diciamo tra la cicogna e la gru. Molto ricercato per il suo aroma bestiale.

Stellenbosch, Speeranz de Paark 2019.

Prodotto difficilmente rintracciabile a Vinitaly. Assieme all’altro vino della cantina, il Ceert de Bestemmienbosch, chi lo consuma si ritrova… imbottigliato.

Stanchello del Dormauro DOC, Addormentello Rosé 2018

Vino che gli esperti evitano durante Vinitaly, perché dopo un sorso mette una stanchezza addosso che metà basta. Si devono all’incauta assunzione di questo vino tutte le persone stravaccate sulle panchine o direttamente per terra durante le giornate della fiera.

 

Tutti i nomi e i riferimenti ai vini sono puro frutto di fantasia e niente hanno a che vedere o a ricordare prodotti in commercio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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