I peggiori vini italiani da bere quest’estate5 min read

Visto il successo dell’articolo sui peggiori vini da degustare a Vinitaly, ci lanciamo in uno sviluppo del tema “consigliandovi” i peggiori vini da degustare quest’estate. Anche qui sta solo a voi evitarli come la peste.

Persecco  Romanesco Cor Fonno,  “A  Secchiate”  2018, Cantina  A’ bbelli capellli

Oramai il Persecco viene prodotto ovunque e quindi è giusto che anche nella zona di Roma  si possa dare un’interpretazione di questo vino, declinata ovviamente sul fronte naturale.

Il Cor Fonno  “A Secchiate” è di color cane che fugge  ed è famoso  per la sua bollicina, nel senso che in ogni bottiglia ce n’è una sola, grossa come una pallina da ping  pong e spesso dotata di due occhietti cattivi. Per questo conviene muovere “er fonno”, per evitare di osservarla mentre si versa il vino nel bicchiere.

In bocca il vino fa veramente schifo, ma niente in confronto allo sfortunato a cui  tocca la pallina/bollicina.

Pinotton Grigio delle Venezie Asturiane DOC “Ora che ci faccio”  2018 e mezzo, Cantinona Socialona della Valgrandona.

Una grande novità, nata in seno a una denominazione  votata alla qualità come il Pinotton Grigio delle Venezie Asturiane, denominazione che si estende appunto dalla città lagunare fino alla nota regione spagnola delle Asturie (compresa).

“Ora che ci faccio” nasce prima come domanda e poi come vino, visto che la notevole produzione ha portato inevitabilmente ad un esubero di prodotto. Da qui l’idea geniale di proporre un vino praticamente da due vendemmie: la prima raccolta normalmente e quasi in surmaturazione, l’altra invece vendemmiata a metà anno vegetativo, attorno ad aprile.

Dalla prima il vino prende il corpo, dalla seconda l’incredibile freschezza dei tralci appena nati, vinificati con il sistema della macerazione verdognola, che estrae sostanze importantissime come i tannini cingolati e l’acidità assoluta, di solito utilizzata per sciogliere cadaveri nel Corleonese.

Il risultato viene messo in una bellissima bottiglia, molto pesante, di ghisa rinforzata e la cantina consiglia  di berlo a temperatura moooooooooolto bassa.

“A sangue freddo” C’era il suolo Rosato DOC  2015, Cantina Vampirini

La grande moda dei vini rosati non può tacere di questa interpretazione particolarissima perchè figlia  solo e soltanto di uve a bacca bianca.

Il vino nasce in un zona da tutti considerata per niente votata alla viticoltura, come la ex discarica di Fossamala.

Sui grandi terrazzamenti concentrici, creati per far scendere i camion pieni di monnezza sempre più verso il basso, sono state piantate una decina di varietà bianche, tra cui spicca la Malvasia di Dracula, vigneto di provenienza magiara.

Lo spettacolo dei vigneti che sembrano scendere verso il centro della terra è veramente impressionante, sensazione accentuata da strani e inquietanti rumori che salgono dal basso.

Il Rosato  “A sangue freddo” nasce in primo luogo da una pressatura  fortissima delle uve  e, si vocifera, anche della manovalanza  stagionale.

I Vampirini riescono così ad ottenere un rosato color buccia di chef, dai profumi che vanno dal sandalo (di stagionale) al globulo rosso, passando per sentori di diabetico. La fresca nota ematica  è sempre e comunque presente.

Golfo Ondoso DOC, Cabernello rosato 1914, Cantina Dick Moby

Uno dei vini che i veri appassionati ricercano! Nasce da un salasso di uve Cabernet Marittimon e ha la  particolarità di essere  imbottigliato subito dopo la fermentazione  e messo a maturare in grandi ceste di ferro all’interno delle acque di Golfo Naufragio, facente parte della famosa e più estesa  DOC Golfo Ondoso.

Le particolari caratteristiche del mare, profondissimo, sempre agitatissimo e con correnti fortissime, rendono difficile il deposito dei cestoni ma soprattutto il recupero degli stessi, tant’è che ad oggi solo  6 annate su 136 sono state riportare in cantina. In commercio c’è adesso la 1914, vendemmia  sicuramente matura e pronta per essere gustata.

Mathematikos DOCG, Sottraggo Ergo Sum , Cantina Al Gebrah

Dalla più recente  DOCG italiana uno dei vini emblema del nuovo corso enologico “in sottrazione”, che tanto piace agli appassionati e soprattutto alla stampa di settore.

Il Sottraggo Ergo Sum, nasce da uve sommaniello nero. All’arrivo in cantina  vengono  vinificate a  temperature molto basse, tra i -20° e i -30° in modo da estrarre solo le sostanze più adatte e consone alla tipologia. Dopo 3 anni di lenta fermentazione il vino passa in botti di rovere di Slavonia  per 18 secondi, in modo da non prendere sgradevoli sentori di legno, per poi andare in bottiglia.

Il vino aveva colore rubino scarico, prima che gli venisse sottratto, e al naso  sentori sguaiati di ribes e mora, giustamente eliminati. In bocca (forse perché  ha imparato la lezione) mostra pochissimo, se non niente. Proprio volendo cercare, cosa che gli appassionati del genere amano particolarmente, si riesce a stanare una leggera acidità, che conferisce conturbanti e indimenticabili caratteristiche al vino. Costa attorno ai 18.000€ a bottiglia, continuando così a sottrarre, in questo caso soldi dalle tasche degli appassionati.

Maceraia bianco 2016, Castello di Maceraia

Forse il bianco italiano macerato più famoso e ricercato. Nasce da uvaggio tra ossidatello e riesling armeno (armeno così ci dicono) con piccole aggiunte, nelle annate fresche, di orangella palustre.

Fermenta in piccole vasche di terra e sabbia, fatte sul momento dai figli del titolare, per un periodo imprecisato. Come assume il classico color buccia di carota spenta, viene trasferito nei famosi abbeveratoi in pietre delle stalle di Augìas, dove Ercole, il cantiniere , fa svolgere la fermentazione maceromalica, che trasforma qualsiasi idea di acidità in dolcezza e rotondità.

Vi consigliamo di gustarlo a temperatura ambiente per percepire in maniera chiara i meravigliosi aromi che vanno dall’ossidazione spinta all’ossidazione, passando per l’ossidazione media.

 

Ogni nome di vino  è frutto di pura fantasia e non ha riferimenti con vini in commercio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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