Franciacorta Brut, Satén e Rosé: la riscossa dei “senza annata”!3 min read

Ed eccoci a parlare delle tipologie franciacortine più conosciute e bevute, Brut e Satén, nonché di quella ultima arrivata e sempre un po’ discussa dei Rosé. Le nostre degustazioni, solo per queste tre tipologie, ci hanno permesso di confrontare più di 200 campioni e quindi avere un quadro esauriente.

Tra le considerazioni generali, oltre a continuare “l’altalena qualitativa” tra brut e satén, (con un anno meglio uno e l’anno dopo meglio l’altro) dovuta anche ai millesimi di riferimento (di solito diversi a causa dei mesi sui lieviti da disciplinare), la notizia è che nel nuovo disciplinare varato a luglio entrano  il pinot bianco e l’erbamat, naturalmente con peso e presenza diverse

Sul pinot bianco, che già era presente nel disciplinare ma in misura minima,  c’è poco da dire: è un vitigno di grande finezza e eleganza aromatica, ben conosciuto nel mondo e  sicuramente darà maggiore complessità ai Franciacorta. L’erbamat invece è un’uva autoctona che presenta un’acidità altissima, un corpo di buon livello e una maturazione molto tardiva. Potrà aiutare non poco (anche col 10% permesso dal disciplinare) tanti Franciacorta che hanno bisogno di una maggiore freschezza e “croccantezza”.

Ma veniamo ai vini degustati.

Brut

La “rincorsa” cominciata negli anni scorsi verso una quasi chiusura della forbice qualitativa tra millesimati e non possiamo dire che si è compiuta. Quest’anno, come vedrete dagli assaggi, i senza annata hanno ottenuto praticamente la stessa media stelle dei millesimati e lo stesso numero di “vini top”.

Da una parte perché i brut millesimati non raggiungono più le vette  del passato, ma soprattutto perché i senza annata hanno oramai una qualità media di altissimo livello. L’importante per voi consumatori è essere sicuri che siamo passati almeno 6-8 mesi (meglio sarebbe un anno) dalla sboccatura, punto cruciale nella vita di qualsiasi metodo classico.

Siamo particolarmente felici di poter consigliare vini che costano molto meno dei millesimati e che spesso hanno ben poco da invidiargli, sia come complessità (fermo restando un minor uso del legno) che come eleganza. I millesimati sono forse più corposi  ma anche loro hanno bisogno di tempo per potersi esprimere al meglio, ecco perché praticamente tutti i migliori sono del 2011 o di annate precedenti.

Questa situazione, se da una parte rende noi, voi e i nostri portafogli felici, dall’altra ci preoccupa  un po’, perché  da qualche anno non troviamo più quegli eccezionali brut millesimati a cui la Franciacorta ci aveva abituato. I motivi? Ne parleremo in un prossimo articolo.

Satén

Anche qui la forbice si è molto ristretta ma la notizia dell’anno è che i satén confermano di essere una tipologia oramai ben chiara e definita. Sono realmente più piacevoli, più rotondi e forse (e non sempre) hanno un grammo o due di zucchero residuo in più, ma soprattutto sono vini più solari e fruttati, più immediati anche tra i millesimati o le riserve. Mancano di un minimo di profondità ma sopperiscono alla grande con una “profonda” immediatezza.

Rosé

Piano piano, tra vari tentennamenti e incertezze, continua la strada dei rosé franciacortini. I miglioramenti ci sono, (forse più in vigna che in cantina) e li percepiamo da strutture più complesse e armoniche, da corpi più pieni e lineari e anche da aromaticità più definite, meno casuali. A parte alcuni “mostri sacri” del settore, anche qui la forbice tra millesimati e non è sempre più ravvicinata, e i secondi hanno il grosso vantaggio di nasi più immediati e meno votati alla dea della complessità sempre e comunque. Una strada quindi positiva ma in salita, lo testimoniano il quasi 10% di etichette eliminate dalla degustazione per chiari problemi olfattivi.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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