Ed eccoci a parlare delle tipologie franciacortine più conosciute e bevute, Brut e Satén, nonché di quella ultima arrivata e sempre un po’ discussa dei Rosé. Le nostre degustazioni, solo per queste tre tipologie, ci hanno permesso di confrontare più di 200 campioni e quindi avere un quadro esauriente.
Tra le considerazioni generali, oltre a continuare “l’altalena qualitativa” tra brut e satén, (con un anno meglio uno e l’anno dopo meglio l’altro) dovuta anche ai millesimi di riferimento (di solito diversi a causa dei mesi sui lieviti da disciplinare), la notizia è che nel nuovo disciplinare varato a luglio entrano il pinot bianco e l’erbamat, naturalmente con peso e presenza diverse
Sul pinot bianco, che già era presente nel disciplinare ma in misura minima, c’è poco da dire: è un vitigno di grande finezza e eleganza aromatica, ben conosciuto nel mondo e sicuramente darà maggiore complessità ai Franciacorta. L’erbamat invece è un’uva autoctona che presenta un’acidità altissima, un corpo di buon livello e una maturazione molto tardiva. Potrà aiutare non poco (anche col 10% permesso dal disciplinare) tanti Franciacorta che hanno bisogno di una maggiore freschezza e “croccantezza”.
Ma veniamo ai vini degustati.
Brut
La “rincorsa” cominciata negli anni scorsi verso una quasi chiusura della forbice qualitativa tra millesimati e non possiamo dire che si è compiuta. Quest’anno, come vedrete dagli assaggi, i senza annata hanno ottenuto praticamente la stessa media stelle dei millesimati e lo stesso numero di “vini top”.
Da una parte perché i brut millesimati non raggiungono più le vette del passato, ma soprattutto perché i senza annata hanno oramai una qualità media di altissimo livello. L’importante per voi consumatori è essere sicuri che siamo passati almeno 6-8 mesi (meglio sarebbe un anno) dalla sboccatura, punto cruciale nella vita di qualsiasi metodo classico.
Siamo particolarmente felici di poter consigliare vini che costano molto meno dei millesimati e che spesso hanno ben poco da invidiargli, sia come complessità (fermo restando un minor uso del legno) che come eleganza. I millesimati sono forse più corposi ma anche loro hanno bisogno di tempo per potersi esprimere al meglio, ecco perché praticamente tutti i migliori sono del 2011 o di annate precedenti.
Questa situazione, se da una parte rende noi, voi e i nostri portafogli felici, dall’altra ci preoccupa un po’, perché da qualche anno non troviamo più quegli eccezionali brut millesimati a cui la Franciacorta ci aveva abituato. I motivi? Ne parleremo in un prossimo articolo.
Satén
Anche qui la forbice si è molto ristretta ma la notizia dell’anno è che i satén confermano di essere una tipologia oramai ben chiara e definita. Sono realmente più piacevoli, più rotondi e forse (e non sempre) hanno un grammo o due di zucchero residuo in più, ma soprattutto sono vini più solari e fruttati, più immediati anche tra i millesimati o le riserve. Mancano di un minimo di profondità ma sopperiscono alla grande con una “profonda” immediatezza.
Rosé
Piano piano, tra vari tentennamenti e incertezze, continua la strada dei rosé franciacortini. I miglioramenti ci sono, (forse più in vigna che in cantina) e li percepiamo da strutture più complesse e armoniche, da corpi più pieni e lineari e anche da aromaticità più definite, meno casuali. A parte alcuni “mostri sacri” del settore, anche qui la forbice tra millesimati e non è sempre più ravvicinata, e i secondi hanno il grosso vantaggio di nasi più immediati e meno votati alla dea della complessità sempre e comunque. Una strada quindi positiva ma in salita, lo testimoniano il quasi 10% di etichette eliminate dalla degustazione per chiari problemi olfattivi.