Se le eruzioni dell’Etna ci hanno insegnato qualcosa è che difficilmente avvengono nello stesso punto e quest’anno degustando bianchi e rosati etnei abbiamo pensato che l’Etna sta “eruttando” da tempo ottimi vini ma non in ogni dove. Fuor di metafora i nostri assaggi, specie per quanto riguarda i bianchi, hanno presentato un quadro molto variegato. Da una parte aromi anche sulfurei ma accompagnati da intensi e netti sentori floreali, fruttati e di macchia mediterranea ma dall’altra vini con note forse troppo mature. Da una parte sapidità turgida, freschezza, profondità di sorso e dall’altra rotondità forse eccessiva, quasi cedevole.
Insomma, se dobbiamo trarre qualche considerazione dall’assaggio dei bianchi Doc etnei è che ancora vi sono diversità, anche qualitative, evidenti, messe in risalto ancor più dall’alto profilo di alcuni vini.
Del resto un territorio in forte crescita, che in nemmeno dieci anni ha più che raddoppiato la superficie vitata, non può non avere dei sobbalzi qualitativi, specie in quei vini che rappresentano meno la storia del territorio. Inoltre passare dal produrre un rosso (o un bianco) a proporre bianco, rosso, rosato, metodo classico bianco e rosé richiede, per arrivare ad alti livelli, tempi indubbiamente lunghi. Questo sia che si parli di giovani produttori che di cantine storiche che si sono avvicinate all’Etna da poco: in entrambi i casi la pazienza e la voglia di capire vitigni e territorio è alla base dei loro risultati, presenti e futuri.
Detto questo non possiamo non essere soddisfatti dei risultati, dai quali si capisce l’enorme potenzialità di un territorio che, nel momento stesso in cui ci metti piede, non puoi non amare per sempre.
Come non puoi non amare la rotonda freschezza di alcuni Etna DOC Rosato, che grazie a acidità importanti possono anche permettersi il lusso di non essere secchissimi. Aldilà di questo assaggiando i rosati etnei si capisce che non si possono “costringere” i vini rosa negli stretti abiti di prodotti semplici e magrolini, ma sarebbe meglio, dove si può, a lasciarli liberi di proporsi con corpi e presenze fisiche importanti. Questa sull’Etna dovrebbe essere quasi la regola, altrimenti si corre il rischio di svilire uva e tipologia.
Con la stragrande maggioranza delle bottiglie di Etna DOC si corre invece il rischio di slogarsi un polso, visto che molte superano tranquillamente i 700 grammi da vuote. In una terra sempre in precario equilibrio naturale forse si dovrebbe sentire di più il bisogno di utilizzare vetri leggeri per produrre meno CO2 e quindi contribuire (anche!) ad un minor innalzamento della temperatura e quindi ad un maggiore accordo con l’ambiente.
In conclusione un grande ringraziamento al Consorzio Etna DOC che con grande disponibilità e precisione teutonica ci aiuta ogni anno nella raccolta dei vini. A proposito, i risultati degli assaggi dei rossi verranno pubblicati più avanti. Come si dice, stay tuned.
La foto di copertina è di Johnny_Fotografico da Pixabay