Totò e bottiglie pesanti: una barzelletta che non fa ridere3 min read

Vi ricordate la vecchia storiella dove Totò raccontava di aver preso un sacco di botte da uno che, avendolo scambiato per un altro, mentre lo picchiava lo chiamava Pasquale?  Quando un amico gli fa notare giustamente che doveva ribellarsi, spiegare l’errore o almeno picchiare come l’altro Totò afferma “A me che me frega, son mica Pasquale!

Quella gag mi è tornata in mente oggi di fronte ad una bottiglia di vino vuota di oltre 700 grammi (quasi il doppio del normale) di una cantina che predica l’assoluta naturalità dei processi di vigna :“Il nostro scopo è di evitare ogni tipo di trattamento nella vigna e nei terreni circostanti” si legge sul suo sito e uno si potrebbe domandare fino a dove arriva la naturalità per quest’azienda, fino a dove rimane Totò e da quando diventa Pasquale. Perché non capisce o fa finta di non capire che “le botte” di CO2 le prendiamo tutti, e quindi anche lui, Totò o Pasquale che sia o si immagini di essere.

Ormai è a conoscenza di tutti i produttori e di tanta opinione pubblica che occorre diminuire le emissioni di CO2, che per una cantina le emissioni avvengono soprattutto durante l’imbottigliamento e che il modo migliore per diminuirle è usare bottiglie più leggere.

Uno può decidere o meno di farlo ma quello che mi stupisce di più sono le scelte di chi già utilizza in vigna o in cantina sistemi meno impattanti e più rispettosi della natura (biologici e biodinamici per esempio) e poi sceglie per i suoi vini bottiglie di 700 grammi (e non si tratta, purtroppo, di un singolo caso). Nella migliore delle ipotesi vuol dire che la natura da salvaguardare è solo quella del suo vigneto, del suo orticello e quello che succede fuori da lì, nel mondo dove sono nate e dove ritorneranno le sue bottiglie pesanti, non lo riguarda. Nella peggiore vuol dire che non capisce  quanto sia importante scegliere bottiglie leggere e che forse quello che dice di fare in vigna o in cantina non è vero.

Molti, troppi  produttori sono talmente concentrati e impegnati nei lavori agricoli e di cantina, dove magari cercano anche di seguire pratiche meno impattanti, che non capiscono che il loro compito non finisce lì ma continua fuori dalla cantina, nel mondo, dove parla di te non  solo il vino ma anche la bottiglia, l’etichetta, il tappo.

Bottiglia leggera parla di rispetto dell’ambiente, bottiglia pesante parla solo di marketing, lasciando l’ambiente fuori dalla porta.

Ma nell’ambiente ci viviamo tutti, anche i produttori che usano bottiglie pesanti e i loro figli e nipoti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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