Degustazione Franciacorta: “crescere dentro” grazie ad alcune novità ma a certe condizioni12 min read

Quasi 380 Franciacorta degustati in un cinque giorni, visitando anche cantine e incontrando produttori è una cosa che puoi fare solo se hai un consorzio che organizza il tutto alla perfezione: per questo dire grazie al Consorzio Franciacorta è il minimo.

I quasi 380 Franciacorta erano divisi nelle classiche tipologie: Pas Dosé, Extra Brut, Brut, Saten e Rosé, a loro volta suddivisi tra non millesimati e millesimati.

Prima parleremo di ogni tipologia (eventualmente suddivisa tra non millesimati e millesimati) e poi cercheremo di trarre le conclusioni su questa denominazione che adesso, pur avendo un discreto trend di vendite,  non sembra avere un grande appeal tra gli appassionati e tra molti addetti ai lavori. Lo faremo portando alcuni argomenti per  motivare pro ed eventuali contro.

Franciacorta Pas Dosé

Non Millesimati

Anche quest’ anno si è ripetuto quello che oramai possiamo definire un cliché e che lo sarà almeno fino a quando o le vigne non saranno più mature, o le annate saranno meno calde e difficili, o la proposta di non millesimati pas dosé verrà ridimensionata vista la situazione. Da un punto di vista puramente matematico ne abbiamo degustati 31 e solo 10 (32%) hanno raggiunto almeno 80 punti (lo ripetiamo, per noi 80 punti non sono pochi, sono il livello da raggiungere per avere un buon vino).

Questo è un dato che deve far pensare, perché nasce da vini con nasi spesso incerti e da bocche leggere, in qualche caso solo acidule, senza grande spessore e profondità. Neanche un vino tra i Vini Top deve far pensare ancor di più, perché vuol dire che oltre ad avere pochi vini realmente centrati, nessuno fra questi è veramente degno di nota. Siamo convinti che molto dipenda dai vigneti giovani e la “prova provata” è che tra le aziende che hanno prodotto  i migliori 7 senza annata ben 6 non producono (ancora…)  un pas dosé millesimato. Quindi si tratta solo di attendere vigne e uve più adatte? Nel frattempo facciamo presente che dosare non è la fine del mondo e magari una bella fetta di questi Franciacorta, dove quello che colpisce è la magrezza, farebbero nettamente miglior figura se divenissero Extra Brut o Brut.

Millesimati

Un quadro completamente diverso! Intanto il numero dei campioni è quasi il doppio, segno che alla fine, si punta molto più sui millesimati che sui senza annata. Di questi  58 campioni ben 37 hanno raggiunto gli 80 punti (64%, il doppio preciso rispetto ai senza annata) e 9 sono tra i vini top, con un vino che ha ottenuto il massimo punteggio in queste nostre degustazioni.

Qui i nasi sono molto più precisi e profondi, le bocche in qualche caso austere ma sempre equilibrate e con buona ampiezza e persistenza. Anche i perlage sono di buona finezza e siamo convinti che (qui accenniamo ad un discorso che faremo più avanti) almeno 12 o 24 mesi in più in bottiglia dopo essere stati sboccati farebbero innalzare non poco il livello di tutti i vini. Insomma, tra senza annata e millesimati c’è una differenza che in passato non c’era mai stata, creando un vero abisso qualitativo tra loro.

Franciacorta, panorama (foto consorzio)

Extra Brut

Non millesimati

Anche se la situazione non è certo rosea ( 6 vini su 16 raggiungono almeno 80 punti, il 37.5%, un solo Vino Top) crediamo che, da una parte lo scarso numero di vini nella tipologia che punta chiaramente ai millesimati, dall’altra delle sboccature piuttosto recenti, creino almeno un plausibile alibi agli Extra Brut non millesimati, che sicuramente mostrano più dinamicità e soprattutto nasi più aperti rispetto ai cugini Pas dosé. Il fatto che anche un solo vino entri fra i Vini Top è sintomatico di una tipologia “intermedia” ma con maggiori prospettive future, specie quando i vigneti saranno più vecchi.

Millesimati

Se si passa ai millesimati raddoppiano (quasi) i campioni in assaggio (29) ma soprattutto raddoppia la percentuale dei Franciacorta sopra agli 80 punti, con ben il 72% dei vini. Quindi 3 su 4 Extra Brut sono buoni o molto buoni (ben 6 vini top e tra questi  uno con un punteggio, per noi, spaziale) e  gli altri scontano  in  parte la nostra atavica tirchieria. Quello che sorprende di più nei migliori sono le belle sensazioni legate al frutto, ancora presente nonostante 3 su 6 dei migliori siano figli della vendemmia 2011. La complessità al palato trova qui una strada ben marcata, a cui si aggiunge una prontezza di beva molto più accentuata (anche tra quelli più giovani) rispetto ad altre tipologie.

Brut

Non millesimati

La tipologia classicamente d’ingresso ai Franciacorta, quella sicuramente più prodotta. Al suo interno si trova un po’ di tutto: da Franciacorta complessi e con profumi e corpo di alto profilo a quelli con note aromatiche che ricordano uve, appunto, aromatiche, da quelli scarni freschi e leggeri a vini rotondi e maturi. Tra queste diversità , eliminando “gli eccessi”, quest’anno abbiamo trovato una media indubbiamente soddisfacente.  Su 74 campioni degustati ben 39 hanno raggiunto gli 80 punti  (quasi il 53%) che pone la tipologia molto al di sopra dei Pas Dosé e degli  Extra Brut senza annata. Come accennato sono Franciacorta  anche molto diversi tra loro ma un filo conduttore ce l’hanno: il bisogno di maggior tempo in bottiglia, specie dopo la sboccatura. Lo diciamo perché negli ultimi 6-7 mesi ci siamo imbattuti abbastanza spesso in Franciacorta Brut non millesimati, in teoria di cantine non certo tra le più blasonate, con sboccature vecchissime e ogni volta ci siamo sorpresi non solo della tenuta ma del miglioramento fatto negli anni. Siamo andati allora a vedere le schede fatte a suo tempo per questi vini e sembrava stessimo parlando di altri prodotti. Quindi l’argomento “tempo”, specie per vini che per definizione ne hanno sempre poco perché sono “tipologia d’ingresso” è uno degli argomenti che i produttori franciacortini dovrebbero tenere sempre più presente.

Millesimati

Un tempo i Brut millesimati erano la tipologia dove si potevano trovare le migliori espressioni. Questo tempo è passato, prova ne sia intanto il numero dei vini degustati (31) nettamente inferiore ai  Pas Dosé e praticamente uguale agli Extra Brut, anche se di quest’ultimi se ne imbottigliano molti meno. Qui trovavamo i vini più classici e con nasi magari “d’antan” ma sicuramente coinvolgenti, oggi invece ci sono tanti buoni vini (il 64% ottiene almeno 80 punti, lo stesso dato dei pas dosé millesimati) ma le punte di un tempo si sono riversate nelle due tipologie con meno dosaggio. Eppure l’utilizzo del legno in fermentazione è più equilibrato, non esistono più quelli con dosaggi molto alti, le componenti aromatiche sono di buon livello, ma sembra quasi che alcuni vengano prodotti per “non perdere le posizioni acquisite”.  È interessante notare come la forbice tra brut millesimati e non sia molto più stretta che nelle due tipologie precedenti, a dimostrazione di come si cerchi da una parte di curare di più “la base” franciacortina, dall’altra di proporre sempre ottime cuvée ma dirottando “il meglio del meglio” verso e tipologie più di moda.

Saten

Non millesimati e Millesimati assieme (vi spieghiamo perché)

Ci verrebbe voglia di esordire con la dantesca “per me si va ne la città dolente” per cercare di spiegare “l’infernale confusione” che c’è in questa tipologia, che in passato  aveva tutte le carte in regola per trovarsi uno spazio ben definito. Se c’è qualche Brut con aromi strani tra i Saten le diversità aumentano e non sul profilo aromatico ma proprio sulla tipologia, che presenta  vini molto diversi strutturalmente: si va dall’estrema rotondità alla marcata verticalità in un continuo saliscendi che pone la domanda delle domande “Qual è il vero Saten?” Sembra che ogni cantina segua una sua strada, che porta anche a Saten buoni o molto buoni ma con grandi diversità di impostazione. Questa diversità, oltre a creare confusione in noi e forse nei consumatori,  si ripercuote un po’ anche sul livello qualitativo che ci presenta una stranezza mai vista prima: i senza annata migliori dei millesimati!

 Infatti tra i 37 senza annata degustati troviamo 21 vini con almeno 80 punti (56%) e un Vino Top, ma tra i 38 millesimati questa percentuale scende addirittura al 42%, con l’aggravante di non avere nemmeno un Vino Top. Considerando anche la differenza di prezzo  ci permettiamo di definire almeno strana  questa “inversione” e non sappiamo a cosa attribuirla se non, appunto, alla confusione iniziale.

Pinot nero

Rosè

Non millesimati

Il pinot nero  sicuramente un vitigno tra i più difficili da coltivare e la situazione climatica dell’ultimo decennio non gioca certo a favore di chi lo utilizza, sia per vini fermi che spumanti. Partendo da questo possiamo capire come i Rosé franciacortini stentino un po’ a decollare, anche se vediamo dei segnali interessanti, che avrebbero però, anche qui, bisogno di molto più tempo dopo la sboccatura per emergere. Siamo convinti che se riassaggiassimo gli stessi 36 rosé senza annata (da Pas Dosé a Brut) tra un anno la situazione sarebbe nettamente migliorata e tanti chiusure aromatiche o bollicine aggressive sarebbero solo un  ricordo. Per le statistiche solo il 36% dei senza annata ha raggiunto gli 80 punti  e un solo vino è entrato tra i Vini Top.

Millesimati

Quanto detto sopra potrebbe essere usato anche per una parte dei millesimati, anche se qui la musica, grazie anche ad alcuni Rosé di altissimo profilo, cambia. La media dei vini con almeno 80 punti arriva al 50% con 2 Vini Top e un altro fattore interessante è l’ingresso tra i migliori Rosé di cantine non certo di prima fascia (almeno “nominale”) segno che le cose stanno cambiando (anche in altre tipologie ci sono interessanti emergenti)  e le idee chiare ci sono anche e soprattutto tra produttori affacciatisi da poco al difficile mondo del pinot nero.

Franciacorta zonazione

Tirando le fila

I dati ufficiali della Regione Lombardia relativi agli ettari vitati in Franciacorta parlano di una situazione abbastanza stazionaria, con aumenti e diminuzioni negli ultimi 6 anni nell’ordine di 50-100 ettari all’anno su una superficie totale attorno ai 2600. Quindi il vigneto Franciacorta, anche considerando il limitato territorio in cui si estende, non tende certo a espandersi il che è un dato importante per cominciare a pensare di  avere, magari tra qualche anno, un buon numero di  vigne in età adatta ad un buon vino (spumante o meno).

Un dato molto interessante (questo fornitoci dal consorzio)  è anche quello della suddivisione tra senza annata e millesimati, praticamente stabile negli ultimi 5-6 anni  con i primi attestati sempre attorno al  88% e i secondi poco sopra il 10%. Il resto lo copre circa un 1% di Riserva. Quindi anche dal punto di vista della distribuzione delle tipologie siamo in una situazione stazionaria ma con la stragrande maggioranza dei Franciacorta che entra in commercio non millesimata.

A questo punto i risultati delle degustazioni , specie sui non millesimati, assumono una grandissima importanza perché fotografano in buona parte la proposta della Franciacorta  che troviamo online, sugli scaffali delle enoteche e dei supermercati o a ristorante. Ma qual è questa fotografia?

Quella di un territorio che sta “crescendo dentro” e sta cercando di migliorare nonostante il cambio climatico importante e una serie di vendemmie (oramai siamo quasi al decennio) non certo eccezionali. La crescita interna dipenderà da alcuni fattori, prima di tutto l’invecchiamento delle tante vigne piantate da meno di 10 anni,  ma anche dall’arrivo o dal miglior posizionamento di tante piccole realtà (con vigne spesso giovani o giovanissime) che comunque stanno lavorando bene e ampliano di non poco la proposta. Sia le vecchie che le nuove leve devono però fare i conti con i tempi di permanenza in cantina dopo la sboccatura che, per noi, andrebbero allungati di almeno 10-12 mesi. Questo porterebbe tanti Franciacorta ad un miglioramento tangibile e profondo.

Ne abbiamo parlato già prima ma crediamo bene ripeterlo:  bicchiere alla mano abbiamo visto, nell’arco di diversi assaggi extra guida, come tanti Franciacorta, soprattutto senza annata, migliorino esponenzialmente rispetto al tempo passato dalla sboccatura: più temo passa e meglio sono. Per questo sarebbe interessante se anche il consorzio scendesse in campo, mettendo dei tempi di commercializzazione dopo la sboccatura molto precisi e non inferiori ai 12 mesi. Capiamo che motivi economici portano in tutt’altra direzione ma intanto fare meno imbottigliamenti e più corposi (stoccando di più) potrebbe essere un primo passo importante. Altra cosa importante sarà prendere consapevolezza che l’utilizzo dei vin de reserve dovrebbe necessariamente essere ampliato, perché  rappresentare un vero e proprio paracadute in presenza di vendemmie sempre più difficili.

In definita la degustazione di quest’anno ci ha messo di fronte tante sfaccettature, alcune positive altre meno, che avranno comunque bisogno di tempo per essere sviluppate o risolte. Partendo dal presupposto che la qualità media è comunque alta (e gli assaggi lo dimostrano) crediamo che, con alcuni accorgimenti, la Franciacorta possa fare nell’arco di due-tre anni ancora un bel balzo in avanti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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