Cortaccia rossa ha trionfato3 min read

Cortaccia rossa la trionferà/Cortaccia rossa la trionferà/Cortaccia rossa la trionferà/Evviva i bordolesi e chi ce li dà!”

Questo strambo motivetto enopolitico mi frullava in testa mentre mi avvicinavo alla Cantina di Cortaccia, dove si sarebbe svolta Cortaccia Rossa,  sfida-degustazione  tra vitigni e uvaggi bordolesi prodotti in questo piccolo comune altoatesino e quelli di una zona molto più famosa.

Quest’anno i bicchieri sono stati incrociati con Bolgheri, che aveva Graziana Grassini, enologa della tenuta San Guido, come rappresentante del territorio.

Naturalmente nello strampalato filmato che potrete vedere qua sotto ho fatto finta che sia Graziana, sia Peter Dipoli fossero gli immaginari “allenatori” delle due formazioni, cercando anche di vedere la degustazione come una sfida calcistica.

In realtà la degustazione, anzi le due degustazioni, sono state soprattutto un modo per avere conferma che anche in Alto Adige si possono fare  vini di alto livello con i vitigni bordolesi. In realtà bisognerebbe dire “In Alto Adige dove il terreno, l’esposizione e il clima sono adatti” perché questo è il vero messaggio e soprattutto è l’intendimento futuro che i produttori di Cortaccia vogliono far passare.

Idea giusta

L’idea è sicuramente valida ma bisogna stare attenti ad una cosa: Da quando Terlano ha messo in commercio le sue vecchie annate a prezzi altissimi (operazione assolutamente  positiva) molte cantine altoatesine stanno tirando fuori i loro “Cru” aziendali, spesso a prezzi molto  alti. Se i vini sono figli veramente di un determinato vigneto, magari con diversi anni sulle spalle, se il vino che ne deriva, magari con diversi anni di cantina sulle spalle, si propone ed è  l’unico interprete di quel territorio, allora la cosa mi sta bene e la condivido. Non la condivido invece quando il vino in questione sembra una specie di “vino civetta”, magari anche buono ma non certo con quarti definiti di nobiltà, che serve solo a tirare su il prezzo di tutti i vini della cantina.

Se questo meccanismo venisse adottato dalla stragrande maggioranza delle cantine altoatesine porterebbe sicuramente ad un aumento generalizzato dei prezzi, senza però avere requisiti validi alle spalle e quindi a conseguenti contraccolpi.

Quindi, sono d’accordo con Peter Dipoli che, ha nome dei cinque produttori di Cortaccia dice “Identificare pochi  territori molto validi tra tutti quelli dove già è piantato il cabernet sauvignon (o il merlot o il cabernet franc), curare i vigneti con attenzione e maestria e proporre così il meglio di quello che può dare l’Alto Adige con queste uve, è l’unico modo vero per crescere”.

Le due degustazioni

E dalle due degustazioni-sfida a cui ho partecipato, una con vini giovani di annate 2013-2012 a l’altra con vini più maturi provenienti dal 2009 e dal 2007(a fine pagina troverete i risultati), mi sembra di aver capito che la strada intrapresa sia quella giusta.

L’ho capito ancora meglio la mattina successiva visitando metro per metro le vigne di cabernet sauvignon di Christof Tiefenbrunner, con lui che mi spiegava come in una parte  di un vigneto si raggiungessero anche uno-due gradi babo in più  ed una maturazione fenolica migliore rispetto alle vigne poste a  100 metri di distanza o leggermente più in alto. Ho capito che  la conca dove il suo cabernet sauvignon matura può arrivare a temperature da Sahara (anche il 28 ottobre si poteva stare in vigna a maniche corte) di giorno e molto fresche di notte e che questa perfetta conoscenza dei propri terreni, non può che portare ad una selezione di altissimo livello.

Un 1997 di altissimo livello

A proposito di altissimo livello, anche durante la cena della sera precedente un Cabernet Sauvignon 1997 di Baron Widmann mi aveva lasciato a bocca aperta per freschezza e complessità. Come mi avevano impressionato alcuni assaggi  fatti “prima della disfida” alla Cantina di Cortaccia.

Insomma, gli uvaggi bordolesi  o semplicemente  bordolesi di alto livello  in Alto Adige non si possono fare dappertutto (in regione ci sono circa 350 ettari piantati con i tre vitigni) ma in alcune zone di Cortaccia sicuramente si.

Anche se la sfida con Bolgheri è stata persa, la scommessa su una sempre maggiore  e riconosciuta qualità dei bordolesi credo proprio che a Cortaccia verrà vinta.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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