Come bere bene in Borgogna senza svenarsi: Santenay6 min read

Lasciando Chassagne-Montrachet troviamo Santenay a soli cinque chilometri.  Si tratta di 406 ettari di vigna, dei quali 140 in Premier cru, in grande maggioranza (80%) pinot noir e per il resto chardonnay. Santenay è l’ultima appellazione della Côte d’Or facente ancora parte del Dipartimento omonimo, ma già con un piede nel Dipartimento di Saône-et Loire, nel quale si trovano i due lieu-dit villages  di Remigny, Les Champs Claudes e En Praron.

Famosa a lungo più per le sue acque termali, apprezzate già in epoca gallo-romana, Santenay non ha finora ricevuto molta attenzione per i suoi vini. Ciò non può che sorprendere chi abbia occasione di assaggiarli e davvero non  si può non essere d’accordo con Armando Castagno quando ne parla come della più sottovalutata delle denominazioni vinicole della Côte d’Or. Potremmo indicare diverse cause di questa sottovalutazione, che rende però ancora oggi possibile trovare qui un rapporto qualità/prezzo introvabile in altre località della Borgogna: certo la vicinanza di Chassagne, con cui venivano sempre confrontati, ha pesato non poco, anche in passato.

Eppure questo piccolo villaggio di poco più di 800 abitanti, ancora semi-sconosciuto, poco meno di 160 anni fa fu culla del vino più famoso al mondo, quello dei Romanée-Conti. Sì, perché nel 1867 Jacques-Marie Duvault-Blochet , un antenato dei De Villain e già a capo di un piccolo impero vitivinicolo  di 133 ettari nella Côte d’Or, si “regalò” il gioiello di Vosne-Romanée acquistandolo dagli ereditieri di Julien Ouvrard. Così, per diversi anni, i preziosi fusti di Romanée-Conti vennero trasportati su un carro condotto da cavalli da Vosne-Romanée a Santenay, a oltre 40 km. di distanza, per fare il loro élevage nelle maestose cantine del suo  Château Passetemps .

Alla sua morte, le proprietà furono ereditate dalle due figlie e fu per questa via che Romanée-Conti arrivò alla famiglia De Villaine. Non sorprende affatto perciò che il Domaine de la Romanée-Conti, nel 1999,  gli abbia dedicato il suo rarissimo Vosne-Romanée Premier cru, appunto la Cuvée Duvault-Blochet ricavata dalla seconda vendemmia, effettuata qualche giorno dopo, delle uve del grand cru*.

Lo Château Passetemps – ci si potrebbe sbizzarrire per spiegare l’origine del nome- si trova nel climat omonimo, uno degli 11 classificati come Premier cru di Santenay. Ad un rapido sguardo sulla cartina, una loro descrizione sommaria è relativamente semplice: la maggior parte di essi, tra i quali Passetemps, si trova nel settore nord-est della denominazione, quello generalmente ritenuto il migliore, al confine con a Chassagne-Montrachet. Altri due Premier cru (Baurepaire e La Maladière) si trovano nell’area ovest, sopra Santenay-le -Bas, e gli ultimi due (il Clos Rousseau e il Grand Clos Rousseau) nella parte sud in prossimità dei Maranges.

Quanto ai Villages, come in tutta la Côte d’Or, si trovano nelle parti più basse e quelle più alte rispetto ai Premier cru, che sono invece posizionati a mi-côte.  Le altitudini vanno dai 212 ai 450 metri e le pendenze sono ripide e spesso molto severe: nel lieu-dit Les Bras vanno dal 14% al 63%, a En Charron dal 12%  al 55%. Quanto ai Premier cru, sono situati tra i 225 e poco più di 300 metri e le loro pendenze sono anch’esse spesso forti o molto forti (oltre il 20%) in più di 2/3 della superficie.

Mentre la maggioranza dei climat della Côte risulta orientato a est o a sud-est, le vigne di Santenay tendono a spostarsi verso sud: La Comme è l’unico Premier cru ad essere quasi interamente esposto a est, poi l’esposizione delle vigne volge a sud-est e quindi a sud nell’area più vicina a Maranges.

Tutt’altra faccenda è invece la mappatura geologica dei suoli. Qualcuno  ha chiamato il terroir di Santenay “l’angolo della confusione geologica” per la sua enorme eterogeneità.  Esso si trova infatti alla cerniera di due diverse entità geologiche: la valle del fiume Dheune, formatasi durante il Carbonifero e nel successivo Permiano, a ovest, e il cosiddetto Fossé Bressan, una vasta depressione formatasi molto più recentemente nell’Oligocene, a est. Inoltre una sua particolarità è quella di essere molto fratturato, con una molteplicità di combes e faglie, che, diversamente da quelle della Côte d’Or, sono perpendicolari alla côte anziché parallele, per cui  le formazioni geologiche delle diverse aree costituiscono un vera e propria scacchiera di sottosuoli distinti .

La geologa Françoise Vannier  e il pedologo Emmanuel Chevigny, che hanno mappato il terroir di Santenay, hanno individuato marne scure, ricche d’argilla , ricoperte di detriti calcarei a entroques predominanti nella parte ovest dell’appellation, con a valle  depositi alluvionali del torrente Terron. Nella parte centrale invece marne grigio-blu nell’area antistante il villaggio, mentre la parte alta del coteau è dominata da calcari di tipi diversi. Infine nell’area orientale sono i calcari a predominare nell’area mi-côte e a separare due diverse formazioni marnose ricoperte di detriti calcarei. Insomma, un complesso puzzle di cui ci si può rendere conto al primo sguardo della colorata mappa geologica elaborata dagli autori.

Ma veniamo ai vini, cominciando proprio dal Passetemps, a cui ho accennato prima. Con poco meno di 11 ettari è un climat di media grandezza per Santenay, praticamente la metà de La Comme e ancor meno di Les Gravières  che sono i Premier cru più estesi. E’ tra i più bassi (l’altitudine va 224 a 252 metri ) e moderatamente ripido : l’inclinazione è minima nella parcella più bassa , ma si impenna fino al 14% in quella più alta e qualitativamente più interessante. Esposto in pieno sud, ha suoli prevalentemente argillosi poveri di scheletro. Un tempo ricoperto di pinot gris (Santenay era uno dei siti più ricchi di pinot beurot e gris), oggi vi si producono vini rossi da Pinot noir molto fruttati, dai tannini aggraziati, di beva assai piacevole, anche se senza la complessità dei migliori pinot del confinante Les Gravières.  E’ “dichiarato” da poco meno di una decina di Domaines, tra cui naturalmente spicca quello del Domaine De Villaine.

Santenay rouge Premier cru Passetemps, Domaine De Villaine 2020

Ha aroma intenso, nel quale domina la ciliegia scura. Sul palato è morbido, delicato, con tannini ben levigati e lievi note di liquirizia, piacevolmente sapido. Prezzo: sui 60 euro.

*Nel 2001 la famiglia De Villaine fece ristampare un libro di Duvault-Blochet, “De la vendange”, nel quale l’eclettico proprietario del Domaine de la Romanée-Conti descriveva le sue minuziose osservazioni su 53 diverse vendemmie.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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