Come bere bene in Borgogna senza svenarsi: Santenay. (Seconda parte)8 min read

Degli altri Premier cru di Santenay, quelli con la migliore reputazione storica sono quelli del settore nord-orientale, situati nelle immediate vicinanze di Chassagne-Montrachet: il Clos de Tavannes, oggi ricompreso ne Les Gravières, naturalmente quest’ultimo, e La Comme. Lavalle classifica come “hors-classe” i primi due e Les Brussanes (vecchio nome di un lieu-dit del Clos de Tavannes), come superiori a La Comme, considerato un Première cuvée. La reputazione attuale non è diversa: questi territori sono ancora considerati come i migliori e i più ricercati di Santenay.

La Comme e Les Gravières sono anche i più grandi della denominazione, e perciò sono numerosi i produttori che li dichiarano in etichetta. Il Clos de Tavannes è assai più piccolo (poco più di 5 ettari) ed è ancora oggi rivendicato col proprio nome dai non molti che vi posseggono parcelle, anche se é ora ricompreso nel Premier cru Les Gravières. Tra questi (praticamente le dita di una mano) i più apprezzati sono quelli di Lucien Muzard, tra i vignerons di riferimento dell’appellation, che ne propone una versione di notevole livello, e il Domaine de la Pousse d’Or, che ne è l’”azionista di maggioranza”, possedendone quasi la metà, in gran parte vecchie vigne, con viti centenarie.

La Comme ha un’estensione di poco meno di 22 ettari, ha un’altitudine che supera i 300 m. nel suo lato sud, e una notevole pendenza. La parte sommitale (4 ha. e mezzo aggiuntivi, che si spingono fino a 345 m.) è invece Villages, proseguendo nel contiguo lieu-dit La Comme Dessus.  Data la sua estensione, sono numerosi i Domaines che propongono proprie versioni parcellari: le cuvée sono in assoluta prevalenza rossi da pinot nero, ma qualcuno (ad es. il Domaine Chevrot et Fils) lo apprezza maggiormente per i bianchi. Lo Château de Maltroye , oltre al suo rosso, vi produce anche un ambizioso La Comme blanc, tra i più costosi dell’appellation.  

Le Gravières

Quanto a Les Gravières é certamente il cru più apprezzato per i suoi rossi fruttati e notevolmente longevi per la sua denominazione. Non a caso sono numerosi (poco meno di una ventina, a quanto mi risulta) che ne commercializzano proprie cuvée: soprattutto rosse, con qualche “rara avis” in bianco, come Hubert Lamy, lo specialista di St. Aubin, il Domaine Jessiaume e il Domaine Jean-Marc Vincent.

Nella stessa area settentrionale è anche il Beauregard, incastonato tra La Comme e Les Gravières, che affianca per buona parte della sua lunghezza.  Première cuvée per Lavalle, con i suoi quasi 18 ha.  è il terzo per grandezza della denominazione, e tra i più ricercati dal négoce per l’elaborazione delle loro cuvée. E’ un climat alto, spingendosi dai 263 fino a ben 336 metri (donde forse l’origine del nome, che allude alla sua panoramicità) e assai ripido, con una pendenza che arriva al 15,6%. Pur senza avere la reputazione dei suoi grandi vicini, il suo suolo (argille su marne del Bajociano) dà vini rossi fra i più adatti all’invecchiamento e anche alcuni bianchi di discreto livello.

Immediatamente al di sotto sono altri due piccoli Premier cru, il Clos Faubard (poco meno di 4 ha.) e il Clos des Mouches (2.80 ha. circa). Il primo è anch’esso abbastanza alto, con un’altezza massima di 304 m. e assai ripido (la pendenza, nel punto massimo, supera il 22%). Il Clos des Mouches si trova invece una trentina di metri più in basso. Entrambi hanno suoli rocciosi, molto calcarei e soleggiati: le maturazioni sono più precoci e la vendemmia -nel Clos des Mouches- è spesso la prima ad essere avviata. Vi si producono, come nel resto del territorio, soprattutto vini rossi, dal frutto delicato, ma qualcuno vi produce anche qualche bianco non privo d’interesse.

A far da cerniera tra la grande area settentrionale e quella di centro, che si affaccia su Santenay-le.Bas- è un ampio lieu-dit, classificato come villages, ma di ottimo livello, les Hâtes, tanto che spesso si è parlato di una sua possibile promozione a premier cru (rossi un po’ austeri- molto riuscito quello di Hubert Lamy- ma anche qualche raro bianco).

Beaurepaire

I due Premier cru dell’area centrale sono il Beaurepaire e La Maladière.Entrambi di media grandezza (il primo è leggermente più ampio). Beaurepaire ha ripidità impressionante (nella parte più alta raggiunge il 30% di pendenza), le vigne affondano le radici in un duro calcare di Chassagne;  più sotto sono marne a ostrea acuminata. Vi nascono rossi freschi e fruttati, ma anche alcuni bianchi tesi e minerali. La Maladière è anch’esso esposto a sud ed appartiene per un buon terzo al Domaine Muzard, che vi produce versioni nei due colori. La sua base è intorno ai 240 m., ma arriva a oltre 310 alla sommità, con una pendenza che supera il 20%. I rossi sono meno colorati e hanno aroma fine, anche se talvolta qualche rudezza tannica, ma generalmente ben fatti (molto validi quelli di Brigitte Berthélemot e Roger Belland). Qualcuno, come il Domaine Vincent Girardin vi tenta anche un bianco)

Infine, nel settore meridionale, a ridosso del territorio di Maranges, sono gli ultimi due Premier cru di Santenay, il Clos Rousseau e il Grand Clos Rousseau, che, ad onta del nome, è il più piccolo dei due. Quest’ultimo misura poco meno di 8 ettari, si allunga da circa 285 a 308 m. di altitudine, ed è esposto a sud est, con un’inclinazione di circa l’11%. Il Clos Rousseau, invece, misura all’incirca il doppio, grazie all’apporto del lieu-dit Les Fourneaux (meno interessante, anche se da taluni, come il Domaine Bachey-Legros, che vi ha una vigna secolare, rivendicato col nome distinto): leggermente più basso (15-20 metri), ha suolo simile e la stessa esposizione. Vi producono cuvée distinte una decina di vignerons: tra di essi il Domaine Claude Nouveau, l’unico di cui sia a conoscenza che ne produca anche una bianca.

Oltre al già citato Les Hâtes, vi sono altri lieu-dit Villages non privi d’interesse. Non potendo citarli tutti (sono ben 37), mi limiterò a menzionare quelli per me più interessanti; Nel settore nord, praticamente in continuazione col Premier cru Morgeots di Chassagne-Montrachet, è Les Champs Claude, uno dei due situati nel territorio comunale di Remigny, insieme col minuscolo Le Praron: ha suoli ricchi di argille, che diventano più scure nella parte più alta, con diversi murgers affioranti e dà vini rossi generosi e anche qualche bianco.  Qui Lucien Muzard e Pierre-Yves Colin- Morey  (con il suo Ceps Centenaires) producono vini ritenuti tra i migliori Villages di Santenay. Sul versante occidentale, sopra il  Beaurepère, vi sono il Sous-Roches, e più oltre Les Bievaux: sono vigne alte, che giungono a sforare i 400 m. di altitudine,  indiscutibilmente zone di bianchi affilati e minerali (ne producono Chevrot, Marthe Henry. Justin Girardin).Più in basso, presso il lato sud di Santenay-le-Bas, è il Clos Genet, e, a ridosso del Clos Rousseau, Les Charmes. Infine, nella vasta area compresa tra tra il Grand Clos Rousseau e il St. Jean, al confine con Dezize-lès- Maranges, sono numerosi lieu-dit minori, come St-Jean e En Foulot più adatti ai bianchi, che alcuni produttori propongono in selezioni parcellari, indicandoli in etichetta. Nella parte più alta, verso Les Troix Croix, infine é En Gatsulard, da cui La Maison Jadot ricava una singolare cuvée rossa monopole, che non ho avuto però ancora occasione di assaggiare.

Per finire, un paio di assaggi, uno per colore, tra quelli che ho apprezzato per qualità e valore.

Santenay blanc Sous Roche Domaine Remi Jobard 2020

Dal lieu-dit sopra Beaurepaire. Fiori bianchi, pera matura, su sfondo agrumato, di lime; molto piacevole all’assaggio, bella tensione minerale, tanta finezza, nello stile Jobard. Da godere nella giovinezza.

Santenay rouge Premier cru La Comme Domaine Louis Lequin 2019

Le uve di queste parcelle erano fino a pochi anni fa assemblate nel Vieilles Vignes con quelle de Les Hates per ottenere un miglior equilibrio, poi il riscaldamento climatico ha permesso  una maturazione più completa e la loro vinificazione parcellare. Frutti di bosco, freschezza acidula, tannini levigati,  una cuvée dalla apprezzabile bevibilità

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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