Assaggi Franciacorta: dategli tempo!6 min read

Ed eccoci arrivati ai Franciacorta, che anche quest’anno ci hanno impegnato in assaggi che sono durati quasi una settimana. Una settimana molto proficua, soprattutto grazie al Consorzio che, pur in una situazione di emergenza come quella vissuta a luglio con il trasferimento della sede, ha organizzato in maniera perfetta gli assaggi.

Prendiamo subito il toro per le corna: tra gli appassionati un po’ enofighetti è da qualche tempo di moda parlare male della Franciacorta. Dieci anni fa era il calice più di moda e ora molti sembrano bere Franciacorta quasi come se dovessero scontare una pena. In realtà questa zona ha fatto più passi avanti (in particolare dal punto di vista tecnico) negli ultimi 5-6 anni che nel decennio scorso, solo che una serie di vendemmie non certo eccezionali ha fatto giocare spesso in difesa i produttori. Quelli veramente bravi (e non sono pochi) hanno comunque ottenuto risultati importanti, gli altri ci arriveranno sicuramente.

Nelle nostre degustazione, che hanno presentato luci e ombre, ci siamo trovati davanti a tanti sfaccettature degli spumanti franciacortini e ve ne parleremo  mano a mano che andremo avanti con la presentazione dei risultati delle varie tipologie.

Pas Dosé

Qui si arriva subito al nocciolo. La tipologia che solo due-tre anni fa era quella trainante dal punto di vista delle punte qualitative si sta “spezzettando” in vari “rivoli qualitativi”  a cui diversi  produttori stanno percorrendo con la scusa che il mercato deve essere assecondato. Il problema dei pas dosè è che ti ritrovi con un vino che rappresenta essenzialmente, nel bene e nel male, l’uva che arriva dalla vigna, senza che “la frizione” dello zucchero posso mediare e dare una mano al vino finale.

Quindi servono uve di alto profilo, che difficilmente arrivano da vigneti meno che ottimi e di età adeguata. Inoltre se dal fare poche bottiglie di un pas dosé millesimato il mercato ti “impone” di produrre un discreto numero  di due tipi di pas dosé, uno millesimato e uno no, alla fine in diversi casi ti trovi a “diluire” la tua base produttiva, ottenendo risultati inferiori rispetto al passato. Questo, in soldoni, è il principale problema che abbiamo trovato nei pas posé, in particolare nei pas dosè non millesimati una semplicità espressiva asciutta e troppo tendente alla magrezza, mentre alcuni pas dosè millesimati mancano di quella spinta qualche volta un po’ ruvida ma concreta che  era alla base di tanti vini. Per fortuna c’è anche il rovescio della medaglia con pas dosé di assoluta profondità, pienezza, concentrazione e soprattutto rispondenza alla “franciacortità.”

Ma non è finita: una caratteristica ritrovata in alcuni pas dosé, nonché in diversi vini delle altre tipologie ci  ha  colpito particolarmente: vini che mostravano al naso una maturità/alcolicità  importante (quasi come se avessero troppo dosato con una liqueur a base di cognac, cosa impossibile, specie per i pas dosé) mentre in bocca risultavano magri, esili, quasi immaturi. Questa strana “caratteristica” l’abbiamo trovata in maniera trasversale, sia tra tipologie che tra millesimati e senza annata, ma non siamo riusciti a capire da cosa provenisse, però ci sembra giusto accennarla e magari aspettiamo contributi dai lettori.

Voto 6

Franciacorta zonazione

Extra Brut

Il vantaggio/svantaggio  dell’essere molto richiesto dal mercato ha avuto su questa tipologia l’effetto opposto rispetto ai pas dosé. Proprio perché è forse la meno appetita del gruppo ha potuto evolversi con equilibrio, arrivando oggi a proporre vini molto più equilibrati e piacevoli. Tra questi non abbiamo trovato grandi punte ma una qualità media piuttosto alta, sia nei senza annata che nei millesimati. Forse sarà questa la “tipologia del futuro”, intanto ha sicuramente un gran presente.

Voto 7.5

Brut

Per parlare dei brut degustati quest’anno bisogna fare una premessa.

Se c’è un vino che oggi, una volta pronto,  ha bisogno di maturare in bottiglia prima di essere messo in commercio questo è sicuramente un spumante Metodo Classico. Non solo perché la sboccatura  è una delle operazioni più invasive in campo enologico (come se a noi tagliassero un braccio e ce lo riattaccassero subito dopo)  e ha bisogno di molto tempo per essere digerita dal vino, ma anche perché un vino spumante, vivendo praticamente molto tempo in ambiente ridotto, non a contatto con l’ossigeno,  ha sempre e comunque bisogno di tanto tempo per permettere ai suoi aromi e alla sua struttura di esprimersi al meglio. Purtroppo oggi questo tempo non solo non viene concesso ma spesso i vini vanno in commercio prima del dovuto.  Inoltre quest’anno abbiamo degustato i Franciacorta almeno due mesi e mezzo prima, accentuando così alcuni “spigoli giovanili” nei vini.

Crediamo che in questo “anticipo”  si possa capire il risultato non certo eclatante dei brut senza annata, mentre i millesimati hanno mostrato una specie di rinascita qualitativa, anche questa però “rallentata” da quanto detto qua sopra.

Questa nostra osservazione si basa su dei “dati” cioè  su una serie di vini che diversi produttori ci avevano già inviato lo scorso anno e che sono stati inseriti comunque in degustazione bendata. Tutti, e sottolineo tutti,  questi vini hanno ottenuto punteggi molto più alti quest’anno, segno che un anno di bottiglia in più sarebbe fondamentale per gli spumanti franciacortini (e non solo).

Voto alla tipologia 6.5

Saten

Anche qui la forbice tra millesimati e senza annata è molto ampia, ma soprattutto è ampia la differenza tra “saten e saten”: infatti c’è chi punta su vini morbidi e suadenti e chi invece mette in campo saten vibranti e molto freschi. C’è chi propone dosaggi piuttosto alti e chi invece si ferma a dosaggi da extra brut. Agli inizi della tipologia c’era stato il problema di trovare un’uniformità interpretativa e col tempo ci si era avvicinati ad un modus operandi abbastanza simile.

Adesso stiamo tornando verso diversità che rispetto al passato, si basano su vini qualitativamente superiori ma diversi strutturalmente ( e non molto dissimili da quelli delle altre tipologie) , tanto da rendere quasi inutile per il consumatore non attentissimo, la dizione “Saten”. A noi queste diversità non sono per niente dispiaciute, anzi, però ci sembra giusto far notare la cosa.

Voto 6.5

Pinot nero

Rosé

Tipologia in costante crescita qualitativa, con nasi molto più espressi rispetto al passato e palati con strutture adeguate ma con molti meno spigoli. In molti casi  è un vero piacere degustare un Franciacorta Rosé. Da sottolineare il fatto che molti tra i migliori vini degustati sono extra brut o pas dosé, il che dimostra come il pinot nero sia oramai entrato in pieno a far parte della cultura enoica franciacortina.

Voto: 7.5

In conclusione  dobbiamo constatare che oramai, per la Franciacorta, è solo questione di tempo. Tempo inteso come quello che i loro vini devono passare in cantina, dopo la sboccatura,  prima di andare in commercio e tempo meteorologico, con annate che permettano maturazioni migliori e più omogenee.

Fermo restando che l’età media dei vigneti non è molto alta e che la produzione, come detto,  sta attraversando una serie di annate non certo facili, il miglioramento tecnico è lampante e permetterà nei prossimi anni un ulteriore salto di qualità, “preparato” negli ultimi 5-6 anni.

Noi ne siamo certi e lo aspettiamo con fiducia.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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