Valle Isarco: il gran carattere dei vini di montagna5 min read

Sei in Valle Isarco e pensi che il termine “valle” abbia un suo senso compiuto. Quindi domandi al primo produttore di vino che visiti a quanti metri sono i suoi vigneti. Ti aspetti un “200-250” (siamo o non siamo in una valle) e  invece ti becchi un  “Quasi 650!”.

Sta tutta qui la differenza tra una zona viticola normale ed una  di montagna: la Valle Isarco, la più a nord tra i territori vitati italiani, è forse la zona viticola italiana di montagna per eccellenza.

Sono qui grazie a Eisacktalwein, l’associazione che raccoglie 18 produttori locali, per visitarne un bel numero e soprattutto per farmi un’idea il più chiara possibile su questo territorio, dove le vendemmie iniziano quando dalle altre parti finiscono,  i vigneti partono da 350-400 metri ed arrivano fino a oltre 900 (con punte sopra i mille) e spesso sono in pendenze più adatte ai mufloni che agli umani.

Non è facile inquadrare bene le reali caratteristiche e potenzialità di questo territorio, che inizia poco a nord di Bolzano ( una parte dei vigneti li potete vedere anche  dall’autostrada) e finisce  oltre Bressanone, con “divagazioni” che portano ad avere vigneti in Val di Funes e in altre zone circostanti.

Per farlo credo serva partire da un briciolino di storia che vede la Valle Isarco, come tutto il resto dell’Alto Adige  “schiavizzata”, cioè praticamente a monovitigno schiava  fino  a circa 35-40 anni fa. A partire da quegli anni è iniziato l’abbandono della schiava (che rappresentava spesso solo un prodotto per autoconsumo)  e soprattutto si è cominciato  a piantare con una certa regolarità vitigni a bacca bianca, perfettamente adatti al clima. Oggi siamo a circa 500 ettari vitati, di cui quasi il 90% con uve bianche. La parte del leone la fa il Kerner  con “oltre” 70 ettari, seguito  dal sylvaner , da müller thurgau , gewürztraminer , grüner veltliner , riesling , pinot grigio,  pinot bianco e chiude il sauvignon con nemmeno 5 ettari.

Numeri non certo giganteschi e, non considerando le due grandi cantine esistenti (Cantina Valle Isarco e Abbazia di Novacella), infatti  la media di ettari per produttore si aggira sui 5-6, con  circa 40000-45.000 bottiglie prodotte.

Ho parlato di una viticoltura che si è completamente convertita, grazie a chi 30-40 anni fa a iniziato a credere nelle uve bianche: per questo  una bella fetta degli attuali attori del grande boom della Valle Isarco sono produttori che potrei definire “contemporaneamente  di seconda e di prima generazione”.

Mi spiego meglio: praticamente tutti i produttori di Eisacktalwein hanno avuto  il padre o il nonno con vigna e conferitore alla cantina sociale,  ma le generazioni attuali (quelle nate a partire dagli anni settanta) hanno pensato e gestito il grande passo dallo sfuso all’imbottigliato, diventando così la prima generazione ad affrontare sia un modo di fare vino più moderno, sia il mercato.

Praticamente tutti i produttori che ho conosciuto vanno dai 35 ai 45 anni e sono loro a gestire il  momento attuale, quello che ha proiettato questa zona nel mondo del vino di alta qualità. Un passo che è in pieno svolgimento e non ha assolutamente i caratteri di chi si sente, in qualche modo arrivato.

Del resto lo stesso cambiamento del clima ha obbligato questa generazione a pensare e ad agire in fretta, andando a piantare vigna in zone dove prima si poteva quasi sciare, raggiungendo così altezze oltre i 900 metri. Questo innalzamento dei vigneti ha portato anche ad un cambiamento strutturale dei vini, che adesso sono spesso sono composti da blend di vigneti posti a varie altezze. Il “problema” dei vigneti più alti è che sono molto giovani (mai più vecchi di 8-10 anni) e quindi apportano aromi e freschezza, ma ancora non grande struttura, che arriverà solo col tempo. Anche perché molti terreni della Valle Isarco hanno meno di un metro di terra fertile con sotto roccia viva, quindi una vite ha ancora più bisogno di tempo per riuscire  ad affondare le sue radici nel terreno, creandosi un suo spazio.

Anche col tempo non credo che arriverà un qualcosa che potrebbe definirsi come “stile comune” e che in futuro  potrebbe servire a far conoscere meglio  la zona, in particolare fuori dal territorio italiano. Devo ammettere che questo problema è forse meno importante di quanto sembri per  almeno due motivi:  sia per l’utilizzo di una serie di vitigni (kerner, ma anche sylvaner  e gruner veltliner) che sono comunque poco piantati fuori dalla Valle Isarco ma soprattutto per una assoluta diversità produttiva che colpisce anche il neofita e  caratterizza sempre e comunque l’accoppiata “vitigno/Valle Isarco”, rendendola molto diversa dal resto dell’Alto Adige  e a maggior ragione dal resto d’Italia.

Dove si può infatti trovare un kerner o un müller  thurgau con aromi così  freschi e particolari, o  un pinot grigio  con 7 di acidità, o un  gewürztraminer  con la stessa acidità  del pinot grigio e niente o quasi zuccheri residui?

I bianchi dei produttori diEisacktalwein  e della Valle Isarco in generale sono vini dove la freschezza e l’aromaticità (anche su vitigni semi aromatici o addirittura non aromatici)  sono spiccate e ben poco lasciano alle rotondità che gli stessi vitigni hanno in altre zone, anche dell’Alto Adige. Aggiungo che  queste caratteristiche di austera bevibilità si trovano anche nei vini che fanno una parziale fermentazione il legno.

Quest’ultima cosa, essendo io non proprio favorevole alle fermentazioni in legno per uve aromatiche,  mi ha positivamente stupito, assieme ad una mano enologica di assoluta chiarezza (senza essere pedante o troppo precisa ), anche in produttori che vedono nel biologico e addirittura nel biodinamico (non facili a queste altezze) la loro strada presente e futura.

A questo punto mi direte “Ma come sono i vini?” e sicuramente non vi accontenterete di un generico “Molto buoni”. Per questo vi rimando al prossimo articolo che prenderà in rassegna, produttore per produttore, quanto ho assaggiato. Vi garantisco che vi presenterò vini di assoluto valore, gli stessi vini che non ho potuto fare a meno di comprare, visti anche prezzi decisamente abbordabili.

Perché l’ultimo vantaggio dei vini dei produttori  diEisacktalwein  e in generale della Valle Isarco sono i prezzi (e il rapporto qualità/prezzo), che si discostano ben poco dai 10 euro a bottiglia e difficilmente raggiungono i 15.

Insomma, spero di avervi incuriositi…

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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