Valdarno di Sopra DOC: una denominazione in crescita e, forse, in biologico5 min read

Il Ministero ha detto no. L’Europa ha detto sì.  Tutti d’accordo insomma.

Stiamo parlando della proposta avanzata dalla DOC Vald’Arno di Sopra (come hanno chiesto di essere ribattezzati al posto di Valdarno) di diventare una denominazione biologica. E se Roberta Cafiero, dirigente del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha ribadito il no alla proposta, la rappresentante della D.O. Cava, Nicoletta Dicova, ha raccontato del sì ricevuto dall’Europa per rendere i vertici della propria denominazione biologica da disciplinare. “Non perché non sia un’idea virtuosa che non condividiamo – ha detto Cafiero – ma perché la Denominazione di Origine è una denominazione di prodotto, mentre quella del biologico è una certificazione di metodo e metterle entrambe come condizioni obbligatorie non è normativamente semplice […] Il mio predecessore ha ritenuto di non approvare la somma di DOC e BIO nel disciplinare. Il biologico è un metodo che può essere un limite per chi vuole entrare della DOC”.

Eppure il presidente del consorzio e il direttore, rispettivamente Luca Sanjust e Ettore Ciancico, hanno riportato una volontà condivisa da parte degli attuali consorziati di aderire al progetto. Per fare un paragone, siamo appena stati a Mamoiada a trovare l’associazione Mamojà , dove il biologico è conditio sine qua non, se non in bottiglia almeno in vigna, e le bottiglie totali prodotte dagli associati sono 400.000. Nel Valdarno di Sopra DOC sono 350.000. Certo le ambizioni di crescita non mancano, ma i numeri descrivono un territorio circoscritto come estensione.

Abbiamo anche parlato delle conclusioni di Mike Veseth nel suo Wine Wars, ovvero che sarà la sostenibilità a decretare vita o morte di un vino. Eppure… qualcosa ci sfugge, ma la giornata del 16 maggio scorso organizzata dal consorzio presso la tenuta Il Borro, ha assunto i toni, nei vari interventi, del “Perché no?”.

E ce lo chiediamo anche noi: perché no? Una piccola denominazione che possa presentarsi sul mercato (in modo unanime) come biologica dovrebbe essere un plus per tutti.

Le domande sono molteplici e sicuramente la giornata e gli interventi sono stati ben concatenati per approfondire i plus delle produzioni sostenibili. Il pianeta non si può più permettere vini che non lo siano. Tanto per fare un esempio legato molto alla nostra lunghissima battaglia per il vetro leggero,  i dati di accelerazione di accumulo di CO2 riportati dal meteorologo del LA7 Paolo Sottocorona, lo confermano: “Negli ultimi 120 anni la CO2 nell’atmosfera è aumentata del 50%. Le analisi dei campioni raccolti nell’Antartico lo dimostrano: nella storia dell’umanità non è mai successa una cosa simile” e il dito si punta sullo sviluppo industriale.

Ci saranno zone dove pioverà di più, altre dove pioverà di meno, ha spiegato Sottocorona, tra 1 o 10 anni, non si sa. Certo che l’alluvione in Emilia-Romagna testimoniata dal collega Giovanni Solaroli non lascia spazio a dubbi. Forse, com’è successo in Romagna dove intere colline vitate sono scomparse, in alcune zone non sarà più possibile coltivare la vite, cloni o non cloni, PIWI o non PIWI. Intanto Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, ha ribadito il ruolo di riferimento degli enologi per “Una gestione del vigneto basata sulla scienza applicata”.

La scelta dei portainnesti e delle varietà sono soluzioni a breve termine – ha detto Gabriella de Lorenzis dell’Università di Milano – bisogna agire sulla genetica”. Un discorso già affrontato in più sedi dal professor Attilio Scienza.

Fuori dal coro anche per la questione UGA o MGA. Presidente e direttore hanno infatti riferito che è la singola vigna a fare la differenza, e che solo il produttore sa quale sia tale vigna. Perciò  niente sottozone. Un principio sposato già dal Chianti Rufina con il brand Terrae Electae presentato nei mesi scorsi.

Ma veniamo ai dati del Valdarno di Sopra DOC: 19 soci, 300 ettari vitati, 60% di export e 15 euro il prezzo medio a bottiglia. Questa la situazione attuale che punta a crescere grazie anche alle modifiche proposte al Ministero e che il consorzio forse sperava di celebrare il 16 maggio. Queste sono: la modifica del nome, l’eliminazione delle sottozone Pietraviva e Pratomagno, l’introduzione della tipologia Trebbiano in purezza, l’inserimento in etichetta del termine ‘Toscano’ e l’allargamento dei confini della DOC all’area fiorentina.

Queste richieste per ora sono state stoppate da un no che ha investito tutte le modifiche presentate. Un movimento in progress da tempo, come ha testimoniato Monica Larner, italian editor di Wine Advocate Robert Parker: “Sono ormai sette anni che pubblico i vini del Valdarno di Sopra a parte, e questo mi consente di parlare della vostra voglia di cambiare, oltre che rispondere a consumatori che vogliono guardare sempre più al dettaglio, ai piccoli territori. Emerge un’anima contemporanea in questi vini, sono vini che il consumatore vuole, sono diversi e a me piace parlare di territorio più che di vitigno, parlare di un territorio più fluido, capace di evolvere e adattarsi ai tempi”. Gli ha fatto eco l’enologo Carlo Ferrini: “Questo è un territorio sottovalutato, ed è un bene che oggi dopo il successo di alcune singole aziende, si stia iniziando a parlarne nella sua interezza e specificità”.

Il Valdarno di Sopra Day ha acceso un faro sulla denominazione, e il tema del biologico non può che scatenare voglia di fare il tifo per… noi, tutti noi. Sì perché mentre la Romagna sconta la furia della natura, la consapevolezza che è accaduto lì ma può capitare ovunque, è tangibile. Il biologico sarà metodo, il vetro leggero non fa marketing, ma andare verso la sostenibilità è sempre questione di sopravvivenza. Speriamo che al secondo Valdarno di Sopra Day potremo brindare con un Trebbiano in purezza ValdArno di Sopra DOC che parli fiorentino, con ‘Toscana’ in etichetta e 100% Biologico.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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