Bottiglie pesanti: i dati pubblicati dal Monopolio Norvegese DEVONO far riflettere, anche perché…5 min read

Cari produttori di vino che usate bottiglie pesanti, Il grafico qua sotto vi consiglio di copiarlo, stamparlo e attaccarlo al muro ,meglio ai muri, (repetita iuvant) della vostra cantina.

Quello che si vede è chiarissimo e non ammette repliche!

Non è un grafico fatto da noi di Winesurf ma dal Monopolio Norvegese dei vini, il Vinmonopolet, azienda statale interamente controllata dal Ministero della Salute.

Lo stesso monopolio che, anche grazie a grafici come questo può affermare che:

“Uno studio condotto dai monopoli nordici degli alcolici (oltre a Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda e Isole Faroe  n.d.r.) mostra che ben il 47 per cento delle emissioni di CO2 del vino – dalla “culla alla tomba” – sono legate al solo imballaggio del prodotto. La produzione e il trasporto di bottiglie di vetro pesanti richiede una quantità di energia particolarmente elevata. Stiamo quindi lavorando sistematicamente per trasferire una maggior parte dei nostri prodotti in imballaggi più leggeri, poiché è il peso dell’imballaggio che ha il maggiore impatto sull’impronta climatica.”

Ma attenzione, cari produttori di vino che usate bottiglie pesanti e fate finta di niente, rendetevi conto che in molti paesi stanno andando molto veloci sul tema emissioni CO2 e già cominciano ad essere presenti in diversi negozi bottiglie in materiali alternativi. Sentite cosa scrive sempre  il Vinmonopolet:

Le bottiglie in PET hanno un’impronta climatica significativamente inferiore rispetto alle bottiglie di vetro perché richiedono meno energia per la produzione e il trasporto perché la bottiglia è più leggera. Una bottiglia di vino con confezione in PET pesa circa 50 grammi, mentre la bottiglia di vetro più pesante può pesare anche 1,4 chilogrammi, senza contenuto.”

Poi fanno un semplice conto sulle emissioni di CO2 di una bottiglia in PET e una in vetro pesante e il risultato è che:

La differenza di emissioni di gas serra per bottiglia corrisponde a 10 chilometri in macchina. Il peso di una bottiglia di vino in vetro varia da poche centinaia di grammi a oltre un chilogrammo – senza contenuto. Tale peso non ha alcun effetto sulla qualità e sulla conservazione.”

Avete capito cari produttori che usate bottiglie pesanti?  Non attaccatevi al fatto che il vino si conserva meglio in bottiglie che pesano da 600 grammi in su. Voi usate quelle bottiglie solo per un discorso di marketing e di “mercato”, strafregandovi dell’impatto sull’ambiente che le bottiglie pesanti hanno.

I dati riportati in questa pagina non vi fanno riflettere? Non vi rendete conto che inquinate solo per soggiacere a presunte regole del dio mercato?

Ma attenzione, sappiate anche che tra i monopoli nordici, in particolare tra la svedese Systembolaget , la finlandese Alko , l’islandese Vinbudin la  Rusan delle Faroe e naturalmente la  norvegese Vinmonopolet  è stato firmato circa un anno fa (aprile 2022) un accordo comune e vincolante per ridurre l’impronta climatica e ambientale. In questo accordo il primo punto recita testualmente “Minimize the use of heavy weight glass bottles”.

E per il Vinmonopolet  “minimize” vuol dire adottare come massimo bottiglie in vetro da 420 grammi.  “Gli imballaggi intelligenti per il clima includono bottiglie di vetro più leggere, bottiglie di plastica, buste per vino, lattine di alluminio, cartone e bag-in-box. Comune a tutti è che devono pesare meno di 420 grammi per 0,75 litri.”

Penso a molte aziende, addirittura a molte denominazioni che basano il loro commercio su bottiglie inutilmente pesanti e spero che dovranno, in tempi molto brevi, invertire la rotta.

Oramai non c’è scusa che tenga, il discorso è semplice: chi usa bottiglie pesanti inquina il doppio e forse più di chi adotta soluzioni diverse.

In particolare per produttori biologici, biodinamici, naturali, usare bottiglie pesanti è negare alla base la propria scelta, andare contro a quello che dichiarano e a cui si ispirano. Dato che spesso le loro scelte comportano fatiche e comportamenti non semplici in vigna e in cantina, usare una bottiglia pesante vuol dire rendere inutile il proprio lavoro.

Una riflessione finale: dopo le “etichette irlandesi” si parla tanto e spesso a sproposito di attacco al vino italiano: non credete che un bel modo per provare a creare un ponte con il fronte dei paesi del nord che nella UE spinge per ridurre in maniera forte il consumo di alcol, sia dimostrare che non siamo insensibili a certi argomenti  e per questo diminuire drasticamente l’emissione di CO2 utilizzando bottiglie e confezionamenti più leggeri?

Pensiamoci tutti, ma seriamente e non con la mano sul portafoglio ma sul cuore.

Si ringrazia Filippo Antonelli per averci inviato il grafico.

Foto di copertina e all’interno: illustrazione di Bjørn Brochmann

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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