Parla un abitante di Faenza3 min read

Sono un abitante di Faenza, probabilmente la città più colpita dall’alluvione. A Faenza ci sono nato oltre 70 anni fa e vi ho sempre vissuto, perciò posso dire di conoscere ogni angolo della città, ogni vicoletto con le sue botteghe e i suoi palazzi.

Palazzi nobiliari ma anche case popolari costruite nel dopoguerra per dare alloggi a chi abbandonava il duro lavoro nelle campagne per inseguire il sogno di un futuro migliore rappresentato dalla nascente industrializzazione.

Fabbriche come la CISA e l’OMSA che impiegavano migliaia di persone, da tempo hanno chiuso i battenti, ma gli abitanti di Faenza si sono arrangiati e risollevati. Storie comuni a tante altre città, si dirà. E poi le Botteghe che non ci sono più, sostituite da altre, in linea con le mutate necessità della popolazione.

Molte di queste “altre” dopo questa alluvione forse non ci saranno più. Anche queste sono storie comuni, si dirò. Le città cambiano ma di questi cambiamenti ne avremmo fatto volentieri a meno. Io mi considero un fortunatissimo perché, pur abitando in prossimità di un fiume che ha esondato, la mia casa non ha subito danni mentre la città di Faenza è devastata, come si può vedere da servizi in tv.

Purtroppo la realtà è ben peggiore di quanto si può vedere in uno schermo. La montagna dei rifiuti è così alta che oramai si vede dai satelliti. Sono tornato dalla Spagna il Venerdì 18 maggio in piena esondazione, e solo Lunedì 21 ho potuto fare una ricognizione in centro per rendermi conto di persona e cercare il modo per dare il mio piccolo contributo.

Scrivo con il groppo in gola per ciò che ho visto; la commozione per le migliaia di volontari accorsi da tutt’Italia ma anche quella per la vastità della desolazione. Case allagate e distrutte, i ricordi di una vita, mobili, oggetti personali accatastati in montagne informi lungo i corsi cittadini e nei piazzali fuori centro storico. “Ricordi che andranno perduti per sempre, come lacrime nella pioggia” per citare le parole dell’androide Roy Batty.

Come le lacrime che mi salgono agli occhi pensando agli amici e a tutti gli altri meno fortunati di me. Pensando alle città come Conselice, da giorni allagata e a Ravenna salvata grazie al sacrificio di quella cooperativa di braccianti che a inizio secolo ha eliminato le paludi per trasformarle in terreni agricoli. In pochi giorni ci si è resi conto che il rischio di tornare all’epoca delle paludi non è poi così campato in aria. Da più parti si loda il popolo romagnolo per la sua forza, il suo ottimismo e la sua capacità di uscire da ogni situazione e di certo ne usciremo, ma da soli non credo. Questa volta sono pessimista. In qualche modo le città e la pianura si risolleveranno, ma le colline no. Quel paesaggio non esiste più, le frane lo hanno modificato per sempre.

Se avete foto dei vigneti conservatele perché tante vigne delle colline romagnole sono state inghiottite assieme a molte strade per raggiungerle. La conta delle frane e le strade precipitate nel nulla peggiora di ora in ora. Per ricostruire tutto ciò serviranno decenni, tanta forza di volontà e risorse infinite ma soprattutto servirà un ripensamento profondo del nostro rapporto con l’ambiente nel quale viviamo. Spetterà alle future generazioni riparare ai danni che la nostra ha fatto.

Credit Riccardo Isola

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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