Tutto quello che avreste voluto sapere sui nuovi 14 Premier Cru della Côte de Nuits e non avete mai osato chiedere13 min read

Come si è visto nel precedente articolo fino a questo momento quella del Marsannay (241 ettari)  era la sola AOC della Côte de Nuits a non possedere alcun Premier Cru. Ora (l’iter per il riconoscimento sarà completato nel 2020 o più probabilmente entro il 2021), Marsannay otterrà 14 Premiers Crus, corrispondenti a singoli climats storici o ad aggregazioni di essi in “macroclimats” più ampi. Il numero di 14 non è in sé sproporzionato e certamente non lo è di fronte ai soli 6 di Fixin, che ha un territorio molto più piccolo (un centinaio di ettari) e in assoluto  neppure  confrontato a quello di altre AOC tipo Nuits-Saint-Georges che ne ha 41.

A destare qualche perplessità è se mai la proporzione tra l’estensione delle superfici  da destinare a premiers crus e quelle riservate ai villages: nel caso di Marsannay l’area destinata alla produzione di vini rossi Premiers Crus arriverebbe infatti al 58%, una percentuale ben superiore non solo al 19% di Fixin ma anche al 45% di Nuits-Saint-Georges, diventando la più grande concentrazione di Pinot Noir Premier Cru dell’intera Cote de Nuits,  e scusate se è poco…

Vediamoli i climats promossi, partendo da nord.

A Chenôve: Le Clos du Roy

A Marsannay-la-Côte: Les Longeroies, En la  Montagne, Les Es  Chezots (denominazione adottata per evitare confusioni con il grand cru Échezeaux), La Charme aux Prêtres (che ha prevalso rispetto all’altro nome in uso, Les Roseys), Les Boivin, Les Grasses Têtes, Clos du Jeu, Les Favières, Saint-Jacques

A Couchey: Au Champ Salomon, Aux Genelières, Le Clos, Champs Perdrix

I più rappresentativi dell’appellation, per notorietà e caratteristiche, oltre che per i produttori che la propongono evidenziando il climat di provenienza, sono indubbiamente Le Clos du Roy, Les Longeroies e Les Grasses-Tetes.

Le Longeroies, con i suoi oltre 38 ettari,  è il più grande dei nuovi Premiers crus di Marsannay e dell’intera AOC. Vicina alle sue dimensioni è solo Champs Perdrix (poco meno di 35 ettari).

Les Longeroies  si compone di due  lieux-dits, Le Dessus des Longeroies , leggermente più piccolo dell’altro (15 ha. e mezzo circa), situato nella parte alta del climat, che arriva a 305 m. di altezza, sfociando sull’area boscosa del costone, e le Bas des Longeroies,  situato leggermente più in basso , a 269 m.

Di quest’ultimo lieux-dit una porzioncina di poco meno di 3 ettari, al limite con il territorio del comune di Chenôve, quasi a ridosso della parte abitata di Marsannay, ha minore qualità ed è  riservata esclusivamente alla produzione di vini rosé ( che resterà naturalmente fuori dall’area a premier cru). In compenso verrà accorpato al climat il lieu-dit En Monchenevoy (1.58 ha.), praticamente un prolungamento della parte superiore delle Longeroies,  incernierato tra i boschi e il  confine con Chenôve, che ne condivide le caratteristiche . Le Dessus de Longeroies è geologicamente molto simile al Clos du Roy, peraltro con esso confinante, mentre le Bas è meno calcareo e più ricco di argille. Solitamente i vini  di questo climat  non distinguono le uve in base al settore di provenienza ed è perciò difficile separare le differenze di stile dei vinificatori da quelle derivanti dalle parcelle del loro assemblage.  Se alcuni Longeroies appaiono in alcune annate dotati di una maggiore tannicità di quelli di altri climats, generalmente i vini che provengono da esso, specie dalla parte più alta,  risultano tra i più fini ed eleganti e dotati di maggiore complessità.

Le Clos du Roy è l’unico climat di  Chenôve ad essere tra quelli in via di riconoscimento come Premier Cru. E’  tra i più grandi dell’AOC, con oltre 25 ettari, ed è sicuramente quello con il passato più nobile, l’unico sempre menzionato,  dall’abbé Courtepée  fino a Lavalle per  la  qualità dei suoi vini. Per la verità un altro climat di Chenôve, Le Chapitre. avrebbe ben meritato la promozione a premier cru, ma risultando fuori dell’AOC, può essere venduto solo come Bourgogne rouge, sia pure con l’aggiunta del climat. Il Clos du Roy fu proprietà dei Duchi di Borgogna fino al 1477, quando, alla morte di Carlo il Temerario, passò nelle mani del Re. Fu dato in affitto  a un privato, e poi, dopo la Rivoluzione, frazionato e venduto a proprietari diversi. Di esso restano preziose testimonianze  documentarie, ma soprattutto la cuverie dei Duchi con i grandi torchi , ancora oggi visitabili. Costruiti nel 1277 durante la reggenza della duchessa Alix de Vergy,per il figlio Eudes IV, furono ricostruiti tra il 1404 e il 1407 dal duca Jean I e sono attualmente i più antichi pressoirs della Borgogna. Non vi è dubbio che in esso vi fosse sin dall’inizio soltanto Pinot (noirien per i rossi e beurot o fromenteau-pinot gris- mescolato a pinot blanc /chardonnay), né che  il Clos non facesse parte di  quelli poi convertiti a gamay.

Il suolo, nella parte alta, ha un consistente substrato calcareo del Giurassico medio, con calcare di Comblanchien e ooliti bianchi, e il suolo è ricoperto di caratteristici detriti calcarei molto drenanti denominati grèzes litées, mescolati al limo rossastro disceso dai plateaux. Nella parte più bassa vi sono invece marne e depositi alluvionali quaternari.

I vini del Clos, specie provenienti dalle parcelle più settentrionali, sono quelli dotati di maggior razza dell’intera denominazione, anche molto seduttivi per le evocazioni di frutti   neri (specie la ciliegia scura) e abbastanza floreali,  più complessi e molto minerali, con uno spiccato finale salino. Nel Clos sono state ripiantate alcune ouvrées  di  chardonnay per la produzione di un Marsannay blanc, attualmente nella “carta” di diversi produttori .

Il terzo climat più rappresentativo è Les Grasses Têtes . E’ il più piccolo dei tre, con i suoi 8 ettari.  Proviene da  un solo lieu-dit ,  confinante a nord (Les Boivin) e a sud (Saint-Jacques,e Le Clos du Jeu) con altri lieux-dits destinati ad essere promossi premiers crus, si affaccia  da un lato sulla zona boschiva, e a est  su alcune porzioni  villages. Ad onta del suo nome , apparentemente bizzarro (come precisa Castagno, grasses è una deformazione di “grosses” e têtes sta per “têtes de roche”, le rocce  che affiorano numerose dal suolo)  che evocherebbe  una certa rusticità , i suoi vini sono invece floreali e abbastanza minerali, hanno una  discreta complessità,  e  buona piacevolezza. Non hanno, come del resto tutti i Marsannay, grande potenza e longevità, ma risultano equilibrati e di buona regolarità, anche perché sono imbottigliati nella loro singolarità da vinificatori di grande livello, come Clair, che ha indubbiamente molto contribuito alla notorietà di questo lieu-dit.

Quanto agli altri climats, non di tutti sono disponibili versioni in purezza: quelli di Les Boivin e de La Charme aux Prêtres (quest’ultimo utilizzato soprattutto per i bianchi) risultano spesso tra i migliori. Les Es Chezots è un climat raffrescato dalla vicinanza delle Combes, ha suoli caratterizzati da marne  ricche di fossili di ostriche a ovest e più argillose sul lato opposto, dà vini freschi e fruttati, ma non spicca per profondità. In  taluni casi i nuovi climats  risultano dall’aggregazione di diversi lieux-dits con caratteristiche abbastanza diverse tra loro, ma questo non è certo un caso unico. Ad esempio  Champs Perdrix  risulta dall’aggregazione del lieu-dit omonimo, che è anche il più grande e il più alto:  ha pochissimo suolo a ricoprire lo zoccolo di calcare di Comblanchien , con altri quattro lieux-dits  confinanti, che sono situati a quote più basse e hanno suoli  più spessi.

Anche un altro climat promosso, Aux Genelières (due ettari e mezzo, sul versante settentrionale di Couchey) ne incorporerà sette confinanti, alcuni dei quali situati più in basso sul coteau. Dà spesso vini con tannini più spigolosi di quelli di Champ Salomon, che lo sovrasta. Les Favières, tra quelli più apprezzati da Lavalle, dà vini potenti e austeri ; le viti affondano direttamente nella roccia, i suoi rossi sono generalmente più longevi, ma con tannini un po’ rudi.

Gli esclusi

Non rientrano nel lotto dei climats promossi alcuni  lieux-dits, dai quali si producono  spesso vini tra i più apprezzati di Marsannay, come Les Ouzeloy (eccellente  quello di Bernard Bouvier), e Les Vaudenelles. Les Ouzeloy è stato escluso per  ragioni “teoriche”, in quanto situato sul conoide di deiezione  delle tre combes (Grand Pré, Grand Vaux e Semetrot), e ci si aspetta che  i vini provenienti da quel settore siano più precoci e leggeri, non al livello auspicato per i premiers crus. Les Vaudenelles, che, come suggerisce anche il nome, si trova all’uscita della Combe Grand Vaux,  di cui subisce l’effetto di raffrescamento, dà solitamente vini più  delicati e leggeri, anche se molto fruttati e piacevoli, ma anch’essi non ritenuti  all’altezza dei requisiti attesi (non a caso è anche  circondato da lieux-dits destinati alla produzione di rosé).

I produttori di riferimento

L’elenco che segue non è naturalmente esaustivo ed é oggetto di una scelta personale, come tale soggetta ai limiti della propria conoscenza. Il numero di vignerons che producono oggi vini nell’ambito dell’AOC  Marsannay è molto consistente: per convincersene basta uno sguardo all’elenco di produttori riportato sul sito ufficiale di Vins de Bourgogne (www.bourgogne-wines.com).

Punto di partenza d’obbligo è  il Domaine Bruno Clair,  solidamente radicato nel territorio di Marsannay, di cui  propone in versione singola  diversi dei migliori crus : Longeroies (anche in bianco) , Grasses-Têtes,  Charme aux Prêtres e Vaudenelles,  con vini  levigati e stilisticamente ineccepibili. Naturalmente non potrebbe mancare il rosé, un  assemblage di Charmes aux Prêtres, Les Boivins e les Étalles. E’ il  Domaine che ha il respiro più ampio, disponendo anche di  un ricco portafoglio che comprende  alcune splendide parcelle in  due grand crus della Côte de Nuits (Clos de Bèze e Bonnes Mares), e quattro premiers crus di    Gevrey-Chambertin  (Clos St. Jacques , Cazetiers,   La Petite Chapelle, e  il monopole Clos de Fontenys), estendendosi  fino alla Côte de Beaune, con  vigne nel  Corton Charlemagne e a Savigny-lès-Beaune, dov’è il vigneto centenario de La Dominode.

The Marcenarians: i giovani qua sotto riportati che hanno spinto l’appellation (per inciso il termine indica la provenienza dei vignerons e non il carattere mercenario!).

Domaine Bart. Partiti da sei ettari di vigna, Martin, Odine e Pierre li hanno gradualmente più che triplicati (18 a pinot noir e 3 a chardonnay  con un po’ di aligoté). La proprietà è principalmente focalizzata sul terroir di Marsannay, che vi è ampiamente rappresentato con pregiate selezioni di Clos du Roy, Longerois, Es Chezots, Champ Solomon, Les Favières (nel quale produce un bianco).  Saint-Jacques, Les Grandes Vignes, oltre ai  più semplici Les Ouzeloy, e Les Finottes. Un lieu-dit, quest’ultimo,  della parte più bassa, ricco di sabbia, che dà vini molto piacevoli leggermente erbacei.  In più ha un piede a Fixin (nel premier cru Les Harvelets) e qualche gioiello di famiglia (due preziose parcelle nei grands crus  Clos de Bèze e  Bonnes Mares). Produce vini classici e ben fatti che hanno acquistato nel tempo una convincente  regolarità, a prezzi ancora ragionevoli.

Bernard Bouvier (del Domaine René Bouvier) ha i suoi punti di forza  a Marsannay, nei suoi rossi  del  Clos du Roy, proposto anche in una selezione Vieilles Vignes,  di Champs Salomon, Longeroies,Le Clos e  Les Ouzeloy . Produce anche un rosé a  Champ Forey (un  ampio lieu-dit che affaccia sulla Route per Dijon). Il suo Domaine possiede però diversi altri atout, a Fixin,  Chambolle (Les Fuées) , Vosne-Romanée e naturalmente soprattutto  a Gevrey-Chambertin (tra cui una parcella nel grand cru Charmes-Chambertin). Uve di grande qualità e vinificazioni attente, rispettose dell’ambiente (oggi le vigne sono organic). I vini di esemplare precisione  e dotati  di buona finezza.

Domaine Jean Fournier, tra i più antichi del territorio di Marsannay. Laurent possiede poco più di una quindicina di ettari (16.5) localizzati principalmente nell’AOC Marsannay e alcune parcelle nei comuni più vicini (Chenôve- Le Chapitre,  Fixin e Gevrey-Chambertin, dove produce un apprezzato Villages). A Marsannay  vinifica e imbottiglia separatamente le uve del  Clos du Roy, alla cui versione base affianca anche una cuvée Pure Pôt (solo 600 bottiglie l’anno) dalla sua vigna più vecchia, Les Longeroies (nel  quale è anche uno zinzino di  beurot insieme col pinot noir, una versione generosa e vellutata marcata dai frutti neri). Les Es Chezots, una vieille vigne dal suolo molto pietroso immediatamente al di sotto delle Hautes Côtes, dà un vino molto floreale e speziato. E’ invece un assemblage di uve di Les Longeroies e Les Ouzeloy, spesso millerandées, l’altra cuvée speciale creata per celebrare la nascita dei suoi due figli, la P’tite Grumotte. Vinificazione tradizionale à grappe entière, vini di esemplare correttezza e pulizia. Un riferimento molto valido nel territorio.

Domaine Charles Audouin: Cyril è la quinta generazione di questo Domaine di 14 ettari, interamente inserito nell’AOC Marsannay , se si eccettua una cuvée di Fixin (le Rozier, un lieu-dit village situato nella parte nord più vicina a Couchey). I rossi provengono dai climats Le Clos du Roy , Les Longeroies, Les Favières , Clos du Jeu: importante  la cuvée Marie Ragonneau, che assembla le uve di cinque vieilles vignes  di Marsannay e soprattutto l’eccezionale Champ Salomon, potente e speziato, da una parcella molto vecchia, piantata dal nonno nel 1945. I bianchiinvece provengono  da  Le Clos du Roy, Au Champ Solomon e La Charme aux Pretres, oltre a un Marsannay generico . Produce anche un apprezzato rosé. Forse meno conosciuto al di fuori, Audouin produce alcuni dei migliori e più affidabili  vini di Marsannay.

Infine, l’Enfant prodige: Sylvain Pataille. Farebbe parte a pieno titolo al gruppetto dei Marcenarians,  ma è sicuramente il più conosciuto, anche  internazionalmente , di essi . Grande talento,  innamorato del terroir di Marsannay e dell’aligoté, di cui è infaticabile propagandista, Pataille è  enologo e ricercatissimo consulente di Domaines dei più grandi terroirs della Côte de Nuits, ma   ha scelto come base per la sua attività di vigneron indipendente le ultime propaggini dell’antica Côte Dijonnaise: Chenôve e Marsannay. Un solo ettaro agli inizi, nel 1999, quindici oggi, distribuiti in praticamente tutti i climats dell’AOC. L’unica eccezione è il suo Bourgogne Le Chapitre, che, se non fosse stato fuori dell’areale dell’appellation avrebbe certo meritato la promozione a Premier Cru.  La sua cuvée Ancestrale, proveniente dall’assemblage di uve di vigne tutte comprese tra i 60 e gli 80 anni e più, 100% “à grappe entière”,  è ormai una ricercatissima icona, che gli appassionati si contendono a prezzi degni di un grand cru di Gevrey-Chambertin, ma anche le altre-numerosissime-  seguono la scia. In rosso Clos du Roy, Les Longeroies,Les Grasses Têtes, La Montagne, En Clemengeots (un’enclave di Champ Salomon) .  La Charme aux Prêtres in bianco.

Ma per quanto riguarda i bianchi, Pataille è innamorato dell’aligoté, e non esita a elaborare delle cuvée di aligoté anche  nei suoi climats Premier Cru (ad esempio nel Clos du Roy o a la Charme aux Prêtres, anche a costo di subire il loro declassamento a Bourgogne Aligoté e un  conseguente  notevole deprezzamento. Della sua selezione di aligoté (ne ha 5-6, un unicum) bisognerebbe parlare a parte, ma un cenno merita il suo sforzo di conservare e nobilitare la tradizione del rosé di Marsannay. Il suo Fleur de Pinot non è infatti uno dei tanti rosé prodotti, un po’ da tutti a Marsannay, per l’estate, ma un  vino molto interessante prodotto per durare nel tempo: pinot nero e beurot, da  tre vieilles vignes (En Blungey, quasi 90 anni, da cui proviene il pinot beurot, Champ Forey, 85 anni, con suolo argilloso,  e Charme aux Prêtres, 70 anni, dal suolo molto calcareo): averne…

Le vigne sono tutte a conduzione biologica, l’approccio è biodinamico, anche se non certificato, le vinificazioni sono tradizionali, e  -secondo vini e annate- con uve non diraspate.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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