Stampa estera. Wine Spectator, vol. 45-2021: gli acquisti “furbi” (si fa per dire…)7 min read

Smart Buys (gli acquisti intelligenti) in primo piano tra I titoli di copertina. Poi: Rodano, vintage chart e whisky per wine lovers (in realtà quest’ultimo titolo non si riferisce a un articolo vero e proprio, ma alla pagina mensile riservata agli spirits).

Accenno rapidamente al servizio sugli smart buys, ai quali anche Shanken dedica il suo editoriale di questo mese. Comprende due diverse sezioni intitolate  rispettivamente “Future rewards”, dedicata ai vini da conservare per berli tra qualche tempo, e “Present Perfect”, rivolta ai vini buoni subito, da bere senza dover attendere. La prima sezione é articolata in cinque focalizzazioni principali: Francia, Italia, Spagna, Porto e California. I suggerimenti concernenti vini italiani e francesi sono a loro volta organizzati su base regionale: Bordeaux, Borgogna, Rodano e Champagne per la Francia, Piemonte e Toscana per l’Italia. I vini californiani sono invece ripartiti per varietà (cabernet sauvignon e pinot noir).

Va subito detto che gli acquisti consigliati sono sicuramente eccellenti, ma se il termine “smart” vuole intendere “ anche convenienti”, si potrebbe facilmente obiettare che richiedono pure dei portafogli americani: 898 dollari per acquistare un Bâtard-Montrachet del Domaine Leflaive del 2017, oppure 875  per un Barolo Monfortino riserva del 2013 non sono per tutti, anche se gentilmente i redattori di WS aggiungono per ciascuno dei vini stellari consigliati un “supplente” più abbordabile. Per la cronaca: relativamente agli esempi citati, un Mâcon-Solutré dello stesso Domaine Leflaive (solo 52 dollari) e un Barolo Marcenasco di Renato Ratti del 2015 (65 $). La seconda sezione , dedicate ai vini già pronti da bere, é invece organizzata un po’ diversamente, e vi sono rappresentati un po’ tutti I paesi del mondo sul modello della “Buying Guide” che chiude tutti I numeri di WS.

La Vintage Chart annunciata in copertina rappresenta il cuore di Grapevine di questo numero. Dopo aver accennato alle disavventure del 2020 (“ A year of challenges”), una dettagliata tabella illustra la distribuzione dei vini assaggiati nel corso di quest’anno da WS (per la cronaca: 11.034, per un prezzo medio di 90 $, con una percentuale complessiva del 4% di vini he hanno ottenuto un punteggio di almeno 95/100 o più). Ovviamente la nazione più rappresentata sono gli Stati Uniti  con 2.949 vini californiani e un migliaio di vini degli altri stati : la percentuale di vini californiani top (95-100/100) é leggermente inferiore alla media globale : solo il 3%, principalmente dovuta al “peso” degli zinfandel che hanno notevolmente abbassato la percentuale riscontrata tra i cabernet. La Francia supera l’Italia, terza,  per numero di  vini recensiti (2.593 contro 1.786), ma ci siamo presi la soddisfazione di batterla di un punto (8% contro 7%) nella percentuale di vini dell’eccellenza.

Considerando invece la localizzazione regionale dei diversi vini, il Rodano, col 15% di vini valutati tra 95 e 100/100, supera ogni altra regione vinicola del mondo, precedendo il Piemonte (14%) secondo e  la Toscana (9%) terza. Entrambe precedono Bordeaux e Borgogna, ferme all’8%, con cui costituiscono il gruppo di testa. La seconda parte della chart riguarda i millesimi. Per brevità mi limito a riportare il migliore e il peggiore delle ultime annate per le quattro tipologie di vini italiani considerate: Barolo (97/100 a 2010 e 2013, 90/100 al 2009), Brunello (98/100 al 2010 e 89/100 a 2009 e 2014), Chianti classico (97/100 a 2015 e 2016 e 88/100 al 2014), Bolgheri (97/100 al 2015 e 89/100 al 2014). Inutile cercare dati sul Centro-Sud, perché non ve ne sono.

Dei vini del Rodano (settentrionale e meridionale) e della felice annata 2018 parla James Molesworth. La 2018 é stata molto positiva in entrambe le due articolazioni della Valle del Rodano, ottenendo una valutazione similare di 92/100.Dopo una primavera piovosa, che ha creato condizioni favorevoli allo sviluppo della peronospora, incidendo negativamente, per le quantità, soprattutto sulla grenache, ha fatto seguito un’estate calda e asciutta, ma senza colpi di calore, anche se con escursioni giorno/notte meno importanti del solito. Il risultato sono stati dei rossi carnosi, bassi in acidità, ma molto fruttati e gourmand , mentre i bianchi appaiono molto ricchi e opulenti. Nell’ultimo decennio le annate più grandi sono state la 2016 nel Rodano meridionale e la 2015 in quello settentrionale (entrambe valutate ben 99/100). Ma 2010, 2015 e 2016  sono state di livello altissimo sia a nord che a sud (97-98/100). Le più infelici sono state 2013 e 2014 sia per entrambe le regioni. Migliori assaggi dell’annata : nel Rodano Sud 97/100 per lo Châteauneuf-du-Pape rouge Collection Charles Giraud del Domaine de St. Préfert e per il blanc della stessa appellation (ma dell’annata 2017) Magis di Rotem et Mounir Saouma e , per quanto riguarda il nord, 96/100 per l’Ermitage rouge Les Bessards del Domaine Delas, e 97 per il Condrieu Coteau du Vernon del Domaine  Georges Vernay. Colpisce l’ascesa del Gigondas, ormai assai vicino ai livelli dello Châteauneuf-du-Pape.

Per quanto riguarda infine  le “Top-rate releases” , ossia i vini di annate precedent, il Domaine Chapoutier é il vero mattatore, con i punteggi più alti della degustazione in bianco (98/100 per l’Ermitage blanc 2017)  e in rosso (97 per l’Ermitage rouge e il Côte-Rotie Neve, entrambi del 2017) e ben altri quattro vini tra i primi  dieci .

Ancora Molesworth parla dei Porto vintage dell’annata 2018. Un’ottima annata (94/100 la valutazione dell’annata di WS), anche se non “dichiarata” da tutte le case e ben lontana dal risultato dell’annata 2017 (98/100), che prosegue la magia delle annate “in 7” del Porto.  In testa alla classifica personale di Molesworth é il Quinta do Noval , con 97/100, seguito, con un punto in meno, da Cockburn, Graham, Quinta de la Rosa e Taylor & Fladgate.

Veniamo ora all’unico altro articolo non annunciato in copertina, dedicato alla Lageder, nota azienda biodinamica dell’Alto Adige, che conferma l’interesse di WS per i vini di casa nostra (segnalo in proposito anche la pagina della columnist Alison Napjus, che  in un articolo dal titolo “L’Italia spinge in alto il suo controllo della vigna”, parla di come i viticultori italiani abbiano notevolmente accresciuto la conoscenza delle loro vigne perfezionandone la mappatura e raccogliendo dati sulla loro conduzione).

Nel suo articolo Robert Camuto incontra Alois Lageder, che ha ceduto il timone della sua azienda al figlio Alois Clemens e alle sue  sorelle Anna ed Helena, che si occupano rispettivamente dell’organizzazione degli eventi aziendali e del marketing, sesta generazione della proprietà. Nel corso dell’intervista Lageder ripercorre la storia della sua azienda. Presente sul territorio da due secoli, quando quella parte dell’Alto Adige era ancora sotto il dominio austriaco, la famiglia Lageder condusse  per diverso tempo un’attività commerciale (di “négoce”) di vini, poi, nel 1935, il padre  di Alois acquistò la tenuta di Löwegang, a Magré, nella quale era ancora una parcella  di una vigna a pergola del 1875 di carmenere, cabernet franc e sauvignon e merlot. Ancora negli anni ’70 il vino veniva ancora commercializzato sfuso: un rosso  da tavola e una base spumante . Le vigne erano coltivate in modo convenzionale, ma Alois era colpito dale idee della madre , che era una seguace delle teorie di Steiner , e avviò, negli anni ’90, un processo di conversione graduale alla coltivazione biologica e alla biodinamica, che ha portato alla certificazione Demeter di tutto il vigneto nel 2007.

Nel 1990 Lageder aveva acquistato anche Hirschprunn, dove costruì la nuova cantina, in pietra e legno, a energia solare, nella quale tutte  le operazioni della vinificazione sono condotte poer gravità. Nell’intervista si parla anche dell’attività pionieristica di sperimentazione di molte vigne di altri territory (dall’assyrtiko Greco al tannat del sud-ovest francese) per acquisire conoscenze sui modi di affrontare I cambiamenti climatici, che ha condotto alla linea “Comete”, e della filosofia dell’azienda, che non é rivolta alla produzione di “big wines” di grande concentrazione basata sull’uso massiccio di legno, ma di “vini freschi di montagna”. A questo proposito Lageder difende con convinzione gli impianti tradizionali a pergola ritenendoli i più idonei a proteggere le viti dal sole e a preservare l’acidità delle uve.

La “Buying Guide” chiude come sempre il fascicolo. Tre vini italiani (tre Barolo) sono compresi nelle vetrine dei vini di maggior prestigio e c’é pure un Chianti Montalbano  a rappresentare il nostro paese tra gli Smart Buys.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE