Stampa estera a portata di clic: Decanter n.7, Aprile 20184 min read

Molti i titoli in questo numero: California Cabernet del 2014, a cui é dedicata anche la foto di copertina ; Rodano Sud (“da non perdere”), 30 Chablis alternativi; l’uomo dell’anno secondo Decanter; riesling australiani.

Poi i titoli minori aggiuntivi: viaggio in California, sulla strada che porta dalla Napa Valley fino a Calistoga; lo Zinfandel di Dry Creek; i satelliti di Saint-Émilion.

Si comincia dalla California, con la foto del mese: a doppia pagina, a colori, é l’immagine dall’alto di Cooley Ranch, nella Sonoma County.

Ad una winery della Napa Valley é poi dedicato il profilo di produttore del mese: Newton Vineyard. Fondata alla fine degli anni ’70 da Peter e Dr Su Hua Newton, la cui maggioranza fu poi acquistata da LVMH nel 2001: naturalmente Cabernet  e Chardonnay. Elin Mc Coy  segnala i suoi preferiti (top score per i due cru Mt Veeder e Spring Mountain 2014).

Ancora California nell’articolo seguente, ma questa volta é lo Zinfandel al centro dell’attenzione. Siamo nella Dry Creek Valley , a Sonoma. I migliori per Stephen Brooks?  Lo Zinfandel 2015 di A Rafanelli (che include un 9% di Petite Sirah) e il Frank’s Block Teldeschi Vineyard 2014 di Once & Future Wine.

La California e i suoi Cabernet sono ancora protagonisti nei Panel tasting. Nonostante un terremoto, quella del 2014 é stata un’ottima annata, con vini di grande struttura, secondo Karen McNeil. Quattro i vini outstanding, cioé con oltre 95 punti.Il punteggio più alto, però, é quello del Cabernet Santa Cruz Mountains di Mount Eden Vineyards. I vini di altissima qualità (tra i 90 e i 94 centesimi) riempiono ben quattro pagine.

Alla California, come anticipato dal titolo, sono dedicati anche l’itinerario del mese (Silverado Trail) e la leggenda del vino: un Pinot noir della Sonoma, Summa Vineyard  di Williams Selyem 1988.

Gli altri articoli:  ad aprire il fascicolo é la degustazione degli Chablis “alternativi”, ossia di  bianchi di tutto il mondo con  caratteristiche di freschezza simili a quella dello Chablis. C’é di tutto: dai Riesling dell’Australia meridionale agli Chardonnay della Nuova Zelanda , e poi Sancerre, Bourgogne Chardonnay ( e Aligoté), Muscadet. Anche molti vini italiani (8 sui 30 selezionati): naturalmente Alto Adige, ma ci sono anche  Campania, Sicilia,Liguria, Veneto.

Il personaggio dell’anno di Decanter é Eduardo Chadwick, che segue a Steven Spurrier, eletto nel 2017. Ha svolto un ruolo molto importante per l’affermazione internazionale del vino cileno con Errazuriz, Viñedo Chadwick, ma anche molte altre aziende.

Non é annunciato in copertina, ma non é certo privo d’interesse l’articolo che segue, dal titolo “Un vino di molti anni”, che si occupa dei grandi vini rossi che nascono da blend di più annate, come il Vega Sicilia Unico Reserva Special , g3 di Penfolds Oberture di Opus One ed altri ancora. Anthony Rose propone la sua classifica dei vini multi-vintage. Al vertice, per lui, non é l’Unico Reserva Special (“solo” 96/100), ma il g3 australiano di Penfolds (98/100).

A seguire é l’articolo sui vini del Rodano meridionale. Ne parla Matt Walls, che presenta un’ottima annata 2016: non solo Châteauneuf-du-Pape, Gigondas e Vacqueyras, ma anche le altre appellations meno conosciute, da Vinsobres e Lirac a Rasteau e Cayranne. Tuttavia sono gli  Châteauneuf-du-Pape che raggiungono le valutazioni più alte (come i 100 punti di Château Rayas e i 99 dell’Hommage à Jacques Perrin di Beaucastel).

Si parla ancora di vini francesi nel secondo Panel Tasting di questo numero, e precisamente  delle denominazioni satellite di Saint-Émilion  (Lussac, Montagne, Puisseguin, St. Georges), meno conosciute, ma di buon valore. Ne parla Tina Gellie nel suo report. Nessun vino outstanding (cioé valutato oltre i 95/100), ma molti vini di ottima qualità. Il terzo e ultimo Panel Tasting di questo numero é focalizzato sui Riesling australiani, di cui parla John Stimpfig.

A quanto pare di qualità eccezionale, visto che ben due vini, rispettivamente della Eden Valley  e della Clare Valley, sono valutati 98/100. Oltre ad essi c’é però una corte di ben 14 vini outstanding e  quasi sei pagine fitte di vini altamente raccomandati. La degustazione dell’esperto di questo mese  (Alistair Cooper) riguarda i Cabernet Sauvignon argentini, più rotondi, morbidi e vellutati di quelli dell’altro lato delle Ande, i Cabernet cileni. A fare la parte del leone é l’Uco Valley. L’ultimo articolo (anche questo non annunciato in copertina), di cui devo  fare cenno, é quello dedicato al “ritorno” del sughero.

Dopo anni di lotta contro il TCA e 500 milioni di euro investiti dalle aziende del sughero alla ricerca di nuovi processi di produzione, Carla Capalbo parla degli ultimi sviluppi  nella sua visita in Portogallo.

Che cosa resta? Innazitutto l’editoriale di Stimpfig, dedicato a Chadwick, l’uomo dell’anno di Decanter, le notizie del mese (la scoperta di rare bottiglie del XIX secolo da parte di Pol Roger e il disastro di Climens che non uscirà con il suo Barsac 2017 a causa delle gelate), la posta dei lettori, le pagine dei columnists Jefford (l’era della proprietà miliardaria in Borgogna, sull’acquisto del Clos de Tart) e Mc Coy (sul bere naturale), il mondo del fine wine di Spurrier (si parla anche del San Leonardo) e i weekday wines di Christelle Guibert, le Notes & Queries, il mercato dei vini di prestigio e da collezione.

 

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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