Pole quello che nella vita si chiama puzzo esse’ chiamato profumo ni’ vino?3 min read

Ogni tanto i dubbi mi assalgono come i  cagnolini che provano a morderti al polpaccio: magari non ce la fanno  ma comunque fai un salto per aria con il cuore a mille e subito dopo esclami “Ma porca di una zozza!”

Così mentre stavo preparando una lezione sui profumi del sangiovese mi sono sentito mordere dal seguente cagnolino/dubbio amletico “E se avessero ragione quelli che adorano vini che io reputo puzzolenti?”

Meno male mi sono venuti in aiuto i libri e i siti che stavo consultando e così, come lenimento al dolore (poco in realtà)  ho provato a formulare una teoria, che vi esporrò come avrebbe fatto in “Berlinguer ti voglio bene” il segretario del circolo ARCI di Vergaio aprendo il dibattito sull’emancipazione femminile.

Pole quello che nella vita si chiama puzzo esse’ chiamato profumo ni’ vino?

Ho poi ulteriormente elaborato la mia teoria argomentando che:

Se si ritiene che il profumo X sia un buon profumo in natura, visto che il vino fa parte della natura  è ovvio che il profumo X  sarà considerato buono anche nel vino.”

Prendendo questo per giusto diventa valido anche l’opposto.

“Se si ritiene che il profumo X NON sia un buon profumo in natura, visto che il vino fa parte della natura  è ovvio che il profumo X  NON sarà considerato buono anche nel vino.”

Dopo di che, vestendomi dei panni di un novello (non nel senso del vino) Bacone ho iniziato empiricamente  a pormi dei semplici quesiti, dandomi delle risposte ancor più semplici.

  • Assaggeresti con piacere qualcosa che profuma  di ciliegia? Si.
  • Assaggeresti con piacere qualcosa che profuma di peperone? Si.
  • Assaggeresti con piacere qualcosa che profuma di timo? Si.
  • Assaggeresti con piacere qualcosa che profuma di cuoio? Diciamo di si.
  • Assaggeresti con piacere qualcosa che sa di quei fiammiferi chiamati zolfini? Se proprio devo… comunque no.
  • Assaggeresti con piacere qualcosa che sa di pelle di cavallo sudato? No.
  • Assaggeresti con piacere qualcosa che sa di cacca? No.

E (anche se ci sono esempi  meno calzanti come l’idrocarburo nel riesling e soprattutto la pipì di gatto nel sauvignon) potrei andare avanti all’infinito ma penso di aver reso l’idea del perché qualsiasi vino in generale e, permettetemi,  una parte dei vini definiti naturali in particolare, se hanno profumi che non vengono già in natura considerati piacevoli  non possono essere considerati vini buoni.

Sono il primo a dire che una grande fetta di vini definiti naturali (biologici, biodinamici etc) hanno gamme aromatiche meravigliose, ma spesso si incappa in prodotti che ricordano “profumi” che in natura lo stesso degustatore scanserebbe come la peste e che quasi sempre sono causati da difetti di vinificazione.

Non vale la scusa, questo per tutti  tipi di vino,  “Adesso si apre!” oppure “Meglio questo che uno pseudo profumo industriale”,  perché se ti mettono in tavola un culo di cavallo quello puzzerà sempre come un culo di cavallo.

Magari questo misero argomentare vi farà arrabbiare, magari non ve ne fregherà nulla, ma a me è servito per rimediare al dubbio esposto all’inizio e dormire sonni profumati e tranquilli.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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