InvecchiatIGP. Vigneti delle Dolomiti 2011 Isarcus, Griesbauerhof: se 12 anni vi sembrano pochi3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

E’ difficile da credere ma il luogo dove ho scattato la foto qua sotto dista poche centinaia di metri in linea d’aria dalla piazza centrale di Bolzano e si trova ben all’interno della cittadina altoatesina.

Siamo a Gries, nella zona nord di Bolzano e le vigne a pergola attorno a me fanno parte della DOC Santa Maddalena. Quindi schiava con piccole percentuali di lagrein, che la famiglia Mumelter ha coltivato praticamente da sempre mentre intorno a loro la città cresceva. Infatti il maso Griesbauerhof  risale al 1785 e da poco tempo Georg, la sesta generazione, ha lasciato il timone enologico dell’azienda al figlio Lukas, laureato in enologia a Geisenheim.

A chi piace il Santa Maddalena non può non andare in brodo di giuggiole per la loro versione, sempre molto tipica, profumatissima e di corpo più che generoso. Ma ogni tanto viene voglia di fare qualcosa di (leggermente) diverso e così quasi quindici anni fa, quando parlare di schiava invecchiata era pura follia,  Georg decise di provare a produrre una schiava da invecchiamento. Quindi sempre l’uvaggio classico, dove il lagrein entra in percentuali bassissime (molto meno del 10%) ma leggermente appassito in pianta e affinato in barrique non di primo passaggio. Nasce così il Vigneto delle Dolomiti IGT Isarcus, che nelle ultime annate è rientrato nella DOC, divenendo Santa Maddalena Classico.

Durante la visita fatta nemmeno due mesi fa il giovane Lukas mi ha fatto assaggiare il 2011 e, se non fossi uno che ama la schiava e ne conosce le grandi doti di invecchiamento sarei rimasto a bocca aperta. Invece sono rimasto “solo” molto sorpreso, perché ero di fronte ad un vino giovanissimo.

La prima sorpresa è venuta dal colore, sempre rubino e ben poco aranciato. Il naso aveva intensità e complessità notevole: si succedevano note di liquirizia, pepe, sentori floreali e ancora qualche lieve tocco fruttato. In bocca il vino dava il meglio di sé con una giovinezza incredibile, grazie ad una tangibile freschezza ma soprattutto a tannini ben levigati ma importanti. Questi avevano molto da dire e lo dicevano con l’ampiezza e l’eleganza tipica delle grandi Schiava, che in qualche caso si possono scambiare anche per dei pinot nero borgognoni. In realtà non è il caso dell’Isarcus, sempre volutamente un po’ più “aggressivo” rispetto ad un normale Santa Maddalena, che però sfida il tempo, annata dopo annata.

C’è soltanto una cosa da Griesbauerhof che mi ha lasciato più sorpreso dell’Isarcus 2011 e sono state le patate al forno della mamma di Lukas, la signora Margareth, che da sole valgono il viaggio a Bolzano e che abbinate con l’Isarcus possono far intravedere la Madonna.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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