Guida vini. Custoza 2022: benvenuti in due mondi diversi ma non rivali3 min read

E’ passato del tempo dalla prima volta che degustammo Custoza, questa piccola e particolare denominazione bianca “in uvaggio” in mezzo a tante da monovitigno, e se volessimo riassumere in poche parole il percorso di questi anni dovremmo scrivere “Dal Custoza al Custoza Superiore il passo non è stato breve”.

Non è stato breve ma è stato lento e continuo e una delle caratteristiche di questo sviluppo è che quasi mai i Custoza Superiore sono nati come “prove di forza”, cioè vinoni concentrati con tanto legno, in altre parole vini grossi spacciati per vini grandi. 

Il territorio del Custoza

L’eleganza e l’equilibrio è sempre stato una caratteristica dei Superiore di questa denominazione dove possono entrare trebbiano toscano (10% – 45%) Garganega (20% – 40%), Trebbianello ( alias Tocai friulano 5%-30%), Bianca Fernanda (alias Cortese, fino al 30%) e poi Malvasia, riesling italico, pinot bianco, chardonnay e incrocio manzoni  per un massimo (da soli o assieme agli altri) del 30%.

Se escludiamo qualche vitigno dell’ultima fascia potremmo dire che il Custoza è un inno ai vitigni autoctoni e ha continuato ad essere tale anche in momenti in cui molti volevano puntare esclusivamente su chardonnay e compagnia.

Ma veniamo alla frase “Dal Custoza al Custoza Superiore il passo non è stato breve”: se nei primi anni dei nostri assaggi i migliori vini erano equamente suddivisi tra Custoza e Custoza Superiore (10-12 anni fa i Superiore stavano nascendo) piano piano quest’ultimi hanno preso sempre più i posti alti della classifica. Per esempio quest’anno li troviamo ai primi cinque posti dei nostri assaggi e ben quattro sono delle annate 2021 e 2020. Tutto questo sta a significare che nel piccolo mondo del Custoza si è trovato il modo per passare da un vino semplice e immediato ad un prodotto da buon invecchiamento, dotato di complessità e corpo più che soddisfacente.

Credo che il merito debba essere suddiviso tra vigne più vecchie e produttori più attenti, che producono meno uve e di migliore qualità. È interessante notare anche che, pur con annate calde e siccitose, sia i vitigni autoctoni sia il poter sfruttare l’uvaggio tra questi, porti sempre a vini che “rimangono bene a galla”, mostrando anche sapidità e buona dinamicità. Magari non saranno i vini con gli aromi più spiccati e intensi del mondo ma anche nel 2022 nessuna nota cotta o matura si è presentata ai nostri nasi.

In definitiva oramai Custoza è suddiviso in due mondi, che riescono a non farsi concorrenza: il primo propone un prodotto immediato e ben fatto a prezzi molto bassi, il secondo punta su vini più importanti (ma mai pedanti o surdimensionati) a prezzi  spesso incredibili per la qualità che esprimono.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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