Girando oramai le principali denominazioni friulane (Colli Orientali, Collio , Isonzo, senza scordarci il Carso, che purtroppo è spesso sordo ai nostri “richiami”) da molti anni ci siamo accorti di una cosa semplice ma spesso non presa nella dovuta considerazione, in parte per una latente scarsa fiducia in se stessi, in parte per motivi di mercato. I bianchi “base” (almeno per quanto riguarda Friulano, Sauvignon, Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco) delle denominazioni suddette non solo hanno oramai bisogno almeno di un anno di tempo per esprimersi al meglio ma invecchiano benissimo, tanto che oramai non ci meravigliamo più di assaggiare vini nati per essere consumati giovani che a 10-15-20 anni dalla vendemmia hanno sempre freschezza e impensabile complessità. Anche senza arrivare a periodi di invecchiamento di solito riservati ai vini rossi abbiamo oramai perso il conto dei bianchi friulani di 4-5-6 anni molto ma molto meglio di quando sono stati degustati.
Merito del produttore, dei vitigni ma soprattutto dei terreni. Eppure ci sono stati anni in cui in queste zone si producevano e si portavano ad esempio vini di grande concentrazione e, a detta dei produttori, iperlongevi. Il tempo invece ha detto un’altra cosa, che il dato fondamentale per la longevità di un vino è l’equilibrio, quello che spessissimo di trova nei vini “base” e che invece, con difficoltà si riscontra nei cosiddetti “grandi bianchi” che spesso sono solo “grossi bianchi” e tali restano. Non per niente accanto a tanti vini base, giovani e vecchi, di assoluto valore e grande piacevolezza, abbiamo trovato quelli che un tempo chiamavano “Superwhites” assolutamente fuori sintonia, chiusi, poco profondi e ancor meno piacevoli. Questo sia assaggiando vecchie annate che soprattutto, venendo ad oggi, testando le ultime uscite di quest “grandi bianchi”, che di solito sono uvaggi e che quest’anno ci hanno molto deluso. Per questo non parleremo degli uvaggi bianchi assaggiati in degustazione bendata.
Vediamo adesso come sono andati gli assaggi dei rimanenti vini bianchi da monovitigno
Malvasia
In un’annata di buona maturità ci aspettavamo belle cose dalle Malvasia e non siamo rimasti delusi. Le gamme aromatica, punto di forza del vitigno, sono ampie e vanno da frutta bianca a fiori di campo, gelsomino, biancospino, addirittura lavanda , senza considerare alcune sentori speziati. Nasi ampi e complessi, accanto a bocche rotonde, con l’alcol in evidenza ma senza prevaricare e con una buona lunghezza. Magari non dureranno per molti anni ma adesso sono veramente molto centrate. Torniamo così ad una domanda che ci siamo fatti spesso: una regione che ha questo vitigno e con cui produce vini particolati, in qualche caso unici, aveva proprio bisogno non solo di piantare il traminer aromatico ma di arrivare a superare, con questo, gli ettari di malvasia?
Voto all’annata 2021: 8-
Pinot Bianco
Ogni volta che pensiamo al Friuli Venezia Giulia, dove gli ettari di pinot grigio sono quasi 20 volte superiori a quelli del pinot bianco, non riusciamo a darci una risposta logica. Certo, guardando la cosa da un punto di vista automobilistico si vendono molte più Cinquecento (comprese “L” e “Cross”) che Ferrari, con la differenza che un ettaro di “Ferrari- pinot bianco” costa più o meno quanto uno di “Cinquecento-Pinot Grigio”. Nel 2021 il Pinot Grigio ha dato ottimi risultati ma se almeno una parte di quei quasi 8000 ettari fossero stati a Pinot Bianco a questo punto staremmo a parlare di consacrazione internazionale per questo vitigno, mentre con meno di 500 ettari possiamo solo dire “cercateli e beveteli!”
Finezza aromatica con belle note di frutta bianca, equililbrio tra corpo e freschezza, lunghezza gustativa , eleganza generalizzata. Il Pinot Bianco in Friuli è un cielo azzurro al mattino, un soffio di freschezza in una giornata afosa, una frase amichevole, un ristoro dell’anima. Lasciandolo il campo poetico praticamente tutti i vini hanno superato gli 80 punti e molti di questi sono Vini Top. Che dire di più?
Voto all’annata 2021: 9+
Sauvignon
Annata con ottime maturazioni ha portato a vini con profili più rotondi e grassi, a bocche più piene ma meno puntate sulla freschezza. La maturità ha portato anche a nasi dove spuntano meno note vegetali e più floreali, con sentori fruttati tra melone, pompelmo e pesca in bella evidenza.
Anche per i Sauvignon possiamo parlare di equilibrio , sia aromatico che gustativo: sono infatti lontane le “sparate” aromatiche di qualche anno fa, i sentori verdi e di minestrone, sostituiti da profumi più centrati e meno invadenti anche se netti e profondi. Dei Sauvignon più riflessivi, più abbordabili da giovani, meno caciaroni e più educati.
Voto all’annata: 8
Altre uve
IL Traminer aromatico è, come sempre, un punto interrogativo: spesso i profumi non sono neanche parenti del vitigno e comunque i corpi sono leggeri , poco incisivi. Per quanto riguarda i riesling e le altre uve degustate i campioni erano troppo pochi per fare un quadro, anche minimo
In conclusione
Due parole per la zona di Aquileia, che conferma i passi avanti fatti negli ultimi anni. Zona da tenere d’occhio, soprattutto per chi ama vini eleganti e soavi.
Per mesi viaggiamo con schede aziendali nelle nostre borse e quindi sappiamo bene anche i prezzi a cui vengono venduti i vini. Per questo vi diciamo, e potrete constatarlo in ogni singola scheda pubblicata, che oramai i vini di Collio, Colli Orientali e Isonzo sono tra i bianchi con il miglior rapporto qualità/prezzo d’Italia. A questo ci aggiungiamo che molti vini top hanno prezzi incredibilmente bassi e quindi è l’ora di sfatare la nomea che li vede come vini cari. Non solo non lo sono ma sono molto più convenienti di altre zone dove i bianchi la fanno da padrone.