Geologia & vino in Alto Adige: ovvero quando il vino torna alle sue radici3 min read

Il tour organizzato dal Consorzio Vini dell’Alto Adige dedicato al tema “Vino e Geologia” ha permesso, attraverso la visita di aziende situate in vari areali e con terreni diversi, di toccare con mano la sfaccettata diversità che dal terreno si trasferisce  nei vigneti e nei vini.

Nelle sale della Cantina di Bolzano si è svolto un seminario introduttivo tenuto dal geologo Carlo Ferretti,(ricercatore scientifico nonché fondatore di GIR, Geo Identity Research) secondo il quale c’è un filo conduttore che lega i terroir da cui nascono alcuni tra i vini più pregiati del mondo (Borgogna, Bolgheri, Napa Valley, Bordeaux) e diversi terreni dell’Alto Adige. Si tratta di particolari minerali di natura argillosa, molto piccoli e difficili da rilevare (mixed-layer clays, fasi intermedie cristalline tra argille come illite e smectite), che in diversi vigneti rappresentano l’elemento più caratteristico del suolo che lo rende predisposto alla coltivazione della vite.

I terreni dell’Alto Adige godono della presenza di più di 150 formazioni minerali rocciose diverse, ne beneficiano quindi anche i 5700 ettari di vigneti che si trovano ad altitudini tra i 200 ed i 1000 m s.l.m.

L’Alto Adige, ci è stato detto, è una vera e propria isola climatica, dalla varietà di suoli sorprendente, che spazia dal porfido vulcanico, alle rocce a dilavamento meteorico (come il quarzo e la mica), dal calcare e dolomia fino alla marna dei terreni più sabbiosi: tali diversità creano una differenza espressiva notevole nei vigneti, e spesso la composizione cambia completamente anche a pochi metri di distanza nello stesso appezzamento.

Quello che viene definito terroir è largamente influenzato dal suolo, per cui la conoscenza precisa delle sue caratteristiche minerali e delle loro funzioni è indispensabile per la gestione della qualità e la produttività di uno specifico vigneto.

Altra grande influenza di un terroir è la componente abiotica, che è la parte inorganica dell’ecosistema ed è determinata da fattori e fenomeni non viventi come luce, pendenze, microclima, altitudini, temperatura, umidità, vento, precipitazioni, acqua, esposizioni delle piante, elementi minerali del terreno, etc.

La vite è molto sensibile agli “stress abiotici”: eventi estremi quali siccità, salinità, gelo e caldo eccessivo, che influenzano la fertilità del vigneto e l’eco fisiologia della pianta (salute e vigore). Studiando il comportamento della vite in queste condizioni, si potranno avere dei benefici sulla quantità e qualità delle produzioni in relazione al suolo di coltivazione. 

Le ricadute pratiche di queste conoscenze geologiche, in via di sviluppo per i produttori vitivinicoli altoatesini, sono già di grande rilevanza e permetteranno di andare ulteriormente nella direzione del miglioramento. Questo potrà avvenire intercettando e sviluppando maggiormente la biodiversità grazie alla precisa conoscenza del suo terroir. In questo modo sarà più facile investire su vigneti migliori, capaci di produrre vini altamente identitari e di grande qualità.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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