Gavi 2018: la mutazione è in atto!2 min read

Sembra ieri che scrivevo il mio primo articolo  sul Gavi per Winesurf . In realtà sono passati ben 13 anni da quanto definivo Hobbit i produttori di Gavi e la vendemmia del 2005 “…come un’annata di profonda freschezza (acidità intorno a 7-7.5) ma anche di buona struttura….vanno per la maggiore finezze aromatiche non scontate ed eleganti strutture che ricordano il fratello minore del Gavi, lo Chablis.”

A parte il confronto un po’ forzato con lo Chablis a Gavi  in 13 anni le cose sono cambiate non poco  e questo soprattutto  per merito (o per colpa)  del tanto famigerato cambiamento climatico e conseguente  innalzamento medio della temperatura.

Un cambiamento che in una zona così piccola, votata al monovitigno  e che non ha avuto grandi sviluppi numerici (sia in bottiglie che in numero di cantine) lo si percepisce in maniera molto più chiara rispetto ad altre denominazioni molto più grandi e più complesse dal punto di vista viticolo.

Piano piano i Gavi che nel 2005 erano dotati di notevoli finezze aromatiche, complice un clima sempre  più caldo, hanno virato verso tonalità di frutta bianca matura e le strutture di bocca sono andate da una netta  freschezza, verso rotondità indubbiamente ben accettate dal mercato ma quasi impensabili 15-20 anni fa.

L’annata 2018, sicuramente calda in tutta Italia  e non solo nei mesi decisivi per la maturazione, ci ha consegnato un bel numero di Gavi di buon livello ma con profili aromatici e gustativi molto diversi da quello che era il Gavi nel nostro immaginario collettivo.

Potrebbe essere la scoperta di Lapalisse quella che il vino cambia a seconda della stagione, ma quello che sto cercando di dire è che il Gavi (come credo diversi altri vini italiani sia bianchi che rossi) è in cerca di una sua nuova identità, che non può svilupparsi senza tenere conto degli attuali cambiamenti climatici.

Infatti non è facile, su colline che vanno dai 250 ai 350 metri  e  in  anni dove l’inverno difficilmente porta  neve e le temperature medie da aprile a ottobre sono nettamente superiori a  20-25 anni fa, produrre vini bianchi che si caratterizzano per elevata freschezza, verticale  eleganza e finezza. E’ molto più facile trovare vini con bei profumi di frutta bianca, bocche  rotonde  e, quando va bene, acidità in equilibrio.

Potrei quindi definire la vendemmia 2018 come quella in cui la  “mutazione del Gavi” diventa un dato acclarato.

Se ne avvantaggeranno sicuramente tutti quelli che amano i vini bianchi giovani rotondi e  non eccessivamente verticali, mentre quelli che compravano i Gavi per lasciarli maturare per diversi anni in cantina, con la 2018 dovranno diminuire i tempi di permanenza e gustarli un po’ in anticipo.

Niente di negativo in tutto questo, anzi! Sapersi adattare ai mutamenti del clima, producendo sempre e comunque buoni prodotti, denota che in zona vi sono produttori che sanno fare il loro mestiere, però permettetemi una nota nostalgica verso quei Gavi, sempre più difficili da trovare, che ricordavano degli Chablis, anch’essi sempre più difficili da trovare… il clima non fa sconti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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