Gavi 2005: gli Hobbit alla riscossa!4 min read

Si concludono le degustazioni di Gavi 2005. La seconda tornata ha portato alle stesse considerazioni fatte in precedenza. Ve le ripropongo come vi propongo i vini assaggiati a settembre assieme a quelli degustati ad agosto

 

 

 

Il mio ingresso nel mondo del vino potrebbe passare agli annali come l’anno 1986 BG, dove “BG” sta per “Before Gavi”. Da giovane appassionato enofilo vissi infatti in diretta l’ascesa e caduta di questo vino bianco ricercatissimo (Before Gavi), che nel breve volgere di una-due stagioni (After Gavi) divenne il simbolo di cosa non si deve fare se si vuole mantenere un mercato ed un’aura qualitativamente importante. Negli anni ho comunque avuto spesso contatti, anche se quasi clandestini, con Gavi ed IL Gavi. La semiclandestinità dipendeva dal fatto che praticamente tutto il parco giornalisti aveva applicato a questo bianco il bollino di “vino per chi vuole perdere tempo”, certificato e controfirmato dal grande boom dei rossi di Langa. Uno come me, appassionato lettore del Signore degli Anelli, ogni volta che arrivava a Gavi si sentiva nei panni dello stregone Gandalf che per anni e di nascosto visita il paese degli Hobbit, meravigliandosi delle loro doti e di come queste fossero sconosciute nel resto del mondo. Da “Gandalf” ho assaggiato Gavi di grande finezza e complessità, con notevoli capacità di invecchiamento, meravigliandomi di come queste indubbie qualità venissero regolarmente ignorate fuori della “Contea”, cioè a più di 10 chilometri dalle vigne di Cortese. Fuori della Contea si assisteva intanto alla beatificazione di altri bianchi piemontesi, Arneis in testa e recentemente alla glorificazione di bianchi autoctoni (Timorasso mi senti???) tanto indefinibili quanto introvabili.

 

Mi domandavo quando i miei cari hobbit si sarebbero riaffacciati al mondo e se in quell’occasione l’Anello del Potere (per continuare nella metafora) sarebbe stato mostrato ed usato a fin di bene. Dopo vari segnali datati 2002 e soprattutto 2004 mi sembra che l’anno 2005 possa venire segnalato come quello in cui il Gavi rialza definitivamente la testa e si ripropone come intelligente alternativa ai vini Altoatesini e Friulani.

Cerchiamo adesso di delineare meglio la situazione: la superficie vitata è attualmente intorno ai 1100 ettari, (ma non si vedono se si gira per il territorio, più in mano ai boschi ed ai prati che hai vigneti) il che porta ad imbottigliare circa 9 milioni di pezzi. La cosa strana per i non hobbit è che non esiste un litro di invenduto ed i prezzi dello sfuso sono arrivati (annata 2004) anche sopra i 200€ al quintale. Con i chiari di luna attuali siamo quindi di fronte ad una denominazione che porta soddisfazioni economiche ai produttori. Questo non è poco ma forse è una delle cause principali del “basso profilo” tenuto in questi anni. Il “Tanto vendo tutto e quindi che me ne frega della pubblicità” è stata una delle parole d’ordine che rimbalzava da cantina a cantina, con nel mezzo il Consorzio di Tutela (ed un’associazione di produttori non aderenti al consorzio. Vedi articolo “Due consorzi al prezzo di uno” nella sezione VINformo.) che non riusciva d impostare serie campagne promozionali.

Nel frattempo le vigne venivano reimpiantate ed il consorzio incentrava i suoi sforzi su una selezione clonale che oggi, a dieci anni dall’inizio dei lavori, inizia a dare dei risultati concreti. Di questi risultati se ne vede il bisogno girando per le vigne di Cortese e trovando grappoli delle dimensioni più diverse: dal gigante simil trebbiano al piccolino che ricorda i grappolini di Sauvignon altoatesini. Questa diversità clonale sta per essere imbrigliata, con proposte che daranno risultati concreti nei prossimi 10-15 anni ma che porteranno nell’immediato ad un ulteriore miglioramento delle tecniche colturali sul Cortese.

Veniamo al nostro 2005 che si caratterizza come un’annata di profonda freschezza (acidità intorno a 7-7.5) ma anche di buona struttura. Non è tutto oro quel che luccica ed in alcuni vini si ritrovano quei peccati che hanno fatto piccolo non solo il Gavi: zucchero residuo, aromi difficilmente riconducibili al Cortese, ingrassamenti a base di gomma arabica sono presenti ma per fortuna delimitati. Mentre vanno per la maggiore finezze aromatiche non scontate ed eleganti strutture che ricordano il fratello minore del Gavi, lo Chablis. A parte gli scherzi: in molti 2005 si percepiscono chiaramente note che superano il “fruttatino” scontato di tanti bianchi del nostro stivale. In diversi vini si percepisce una concretezza ed un’ eleganza  che 3-5 anni di bottiglia non potranno che migliorare. Come vedrete dalle degustazioni (che riguardano  i vini degli aderenti al Consorzio di Tutela: per l’altro 25-30% rimanente vi diamo appuntamento a fine settembre) vi sono vini di assoluto valore, addirittura il primo 5 stelle dei nostri assaggi di bianchi del 2005. Ci fa piacere dire queste cose e ci farebbe ancora più piacere ripeterle nei prossimi anni, parola di Gandalf!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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