Erik Banti: “Come era il Morellino, come è il Morellino!”4 min read

Dopo il nostro articolo sul Morellino di Scansano, uno dei più importanti e storici produttori di questo grande rosso, Erik Banti, ha sentito il bisogno di scriverci una lettera. Ci è talmente piaciuta che, oltre a ringraziarlo, col suo permesso la pubblichiamo.

 

Era il ’78 quando, dopo aver venduto il mio tour operator e trasferito a Montemerano, chiamai Gino (Veronelli n.d.r.) chiedendogli dei consigli su cosa fare in questa terra assai sconosciuta. “Il Morellino, fai il Morellino!” Io, che già stavo qui da un po’, del Morellino non ne avevo sentito nemmeno parlare, abituato a bere Brunello, Chianti CLassico o Nobile.

Mi misi allora alla ricerca di questo vino, fatto da tre sole aziende, oltre alle Pupille del Prof. Gentili che lo regalava ai suoi clienti per Natale (ma avendoci visto giusto tanto che aveva Tachis per enologo). Furono assaggi alquanto deludenti, vista l’uva splendida che si raccoglieva, ma scommisi con me stesso che sarei riuscito a fare un grande vino.

I vigneti di allora, quelli che trovai, avevano 2224 ceppi/ha, per la maggior parte a sangiovese ed il resto a ciliegiolo, canaiolo, malvasia nera e uva spagna, dei bordolesi all’epoca manco l’ombra!

Iniziai dal cambio dei contenitori, allora in cemento (assai crepato all’interno) o in vetroresina a quelli di acciaio che costavano un botto. Firmando cambiali fino all’Anno Santo acquistai un idropulitrice: le cantine sapevano più di stalla che di vino e decisi d’iniziare a vinificare con furiosi rimontaggi, come m’insegnavano libri enoici che poco capivo.

Dopo un paio di vendemmie buttate via per mia ignoranza dei tempi vendemmiali (si raccoglieva allora a ottobre inoltrato) pian piano questo Morellino, imbottigliato a luna calante, prendeva la sua identità. Denso, rosso dai toni bluastri, un po’ troppo tannico, ma finalmente pulito!

Fino all’oltraggiosamente benedetta (letteralmente definita così dal Gambero Rosso in occasione dei Tre Bicchieri al Ciabatta ’85) la vita enoica in maremma languiva.

Poi arrivarono gli articoli da tutto il mondo, che oltre a scrivere del Profeta (sempre dal Gambero Rosso) accendevano una prima luce sul  territorio, interessando consumatori, buyers e produttori, toscani e non, che dicevano tra loro “Se un novellino come Erik ha fatto buon vino, figuriamoci noi!”

Io volevo arrivare in alto e Burton Anderson, Hugh Johnson, quelli di Wine Spectator citandone solo tre, me lo facevano credere.  Ma poi arrivarono i conquistadores: vigneti immensi con oltre 6.000 ceppi ha. e  traboccanti di merlot, cabernet, syrah, petit verdot etc.

Siamo verso la metà degli anni novanta, il vino si vendeva a fiumi e il Morellino incominciava ad essere conosciuto: ma capita che anche le vacche grasse, abbiano la loro difficoltà a trovare pascoli e diventino magre.

Dai quattro produttori che trovai nel 1981, oggi abbiamo superato e di parecchio quota duecento e con un disciplinare che permette l’imbottigliamento fuori zona, rimane poco per chiedere un Morellino di qualità e legato alla tradizione.

Mettiamoci anche case vinicole e produttori bravi spesso a portare il loro nettare maremmano nelle loro più nobili cantine.

Che dire poi della vastità del territorio che dai 500 metri di Scansano si va a bagnare sulle spiagge del Tirreno? I  risultati che si ottengono non sono omogenei e certamente sono confusionali per il consumatore finale, aggiungendo al tutto anche  giudizi di wine writers che l’alba del Morellino non l’hanno certo vissuta.

Lasciamo perdere ora il sangiovese, prendiamo piuttosto il prezzo del Morellino che vedo negli scaffali tra i 6 e 10 Euro (franco cantina 3,50/6,00€): che dire della Cantina Sociale che si appropria indebitamente del nome Cantina dei Vignaioli, fuorviante per i consumatori (Siamo noi forse diversamente vignaioli?), che ha sullo scaffale il Morellino a 3,69€ e il magnum a 5€? (franco cantina suppongo il prezzo sia 2,20€, quando lo sfuso fino alla vendemmia 2016 ne valeva 2€ + costo imbottigliamento di circa 92 cts ?

Ciò detto, cosa vogliamo sperare per il futuro del Morellino?

E’ giusto, corretto per il consumatore, vedere negli scaffali la stessa denominazione con prezzi che variano da quelli sopra riportati fino ai 30 e passa euro di altri?

Veniamo ora alla ingenerosa vendemmia del 2017 dove la produzione è scesa di almeno il 40%: come fare con un prodotto che si è alzato del 30%? (il costo del mio vino finito ha superato i 300€/hl).

Che dire ai nostri clienti italiani o esteri a cui teniamo di più? Saremo costretti, noi piccoli/medi produttori, a vendere sottocosto per non perdere la clientela?

I grandi si sono già premuniti, almeno lo immagino vedendo i camion e le cisterne che raggiungono la  Maremma.

Il mio gran sogno è svanito.

 

Erik Banti, 16 gennaio 2018

Redazione

La squadra direbbe Groucho Marx che è composta da “Persone che non vorrebbero far parte di un club che accetti tipi come loro”. In altre parole: giornalisti, esperti ed appassionati perfetti per fare un lavoro serio ma non serioso. Altri si aggiungeranno a breve, specialmente dall’estero, con l’obbiettivo di creare un gruppo su cui “Non tramonti mai il sole”.


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