Sarà colpa di una serie di vendemmie non proprio eccezionali ma gli assaggi franciacortini, che per la prima volta hanno visto noi (come ogni altra guida) degustare l’intera produzione consortile, non ci hanno fatto fare salti di gioia.
Va dato atto al Consorzio di Tutela di non nascondersi certo dietro un dito e anzi, proponendo “obbligatoriamente” tutti i vini prodotti, di provare ad presentare in maniera completa e globale questo territorio, che rischia di essere in qualche modo snobbato dalla stampa di settore a vantaggio non tanto di altre zone italiane ma di bollicine estere, spesso buone solo perché… estere.
Però qualcosa è successo in questa piccola zona del bresciano e non solo dal punto di vista climatico: gli anticipi di vendemmia (oramai i primi di agosto sono la normalità, qui come in altre zone) sono solo la punta dell’iceberg dei campanelli d’allarme di un sistema che è comunque il primo polo italiano per vini metodo classico e un punto di riferimento per il mercato italiano e non solo.
Veniamo ai punti che più ci hanno fatto pensare.
- Perché i Saten, che sembravano aver trovato una quadra tipologica, oggi sono più diversi tra loro di 5/7 anni fa?
- Perché gli Extra Brut, tipologia in grande crescita qualitativa, hanno subito una battuta d’arresto?
- Perché i Brut millesimati in diversi casi si differenziano poco dai brut senza annata?
A fianco di queste domande a cui non sappiamo dare risposte abbiamo invece alcune certezze, che fanno ben sperare, come il fatto che Dosaggio Zero sono stati e potrebbero continuare ad essere la strada maestra della qualità, se però non si cercasse di produrne almeno due o tre per cantina, magari utilizzando vigne troppo giovani e così perdendo la cosa più importante per un vino non dosato, cioè quello che ti da una grande vigna dell’età giusta. Altro fattore positivo riguarda i Rosé, dove troviamo molta più confidenza con il vitigno.
Insomma, lo scenario non possiamo certo definirlo roseo ma delle sicurezze qualitative, accanto ai punti di domanda, sono presenti e in maniera chiara. Ecco un quadro tipologia per tipologia
Dosaggio Zero
Tra i primi 20 vini migliori solo 3 sono senza annata e questo ci introduce al tema più importante per questa tipologia che, non avendo il paracadute anche di un minimo dosaggio, deve essere ferma espressione del territorio e della mano del produttore.
Non si può pensare che ogni azienda, con un’età media dei vigneti non certo simile a matusalemme, produca come minimo due Pas Dosé, un millesimato e uno senza annata. Nelle migliore delle ipotesi quello senza annata non avrà certo il nerbo e la forza necessaria, nella peggiore il primo servirà per aiutare il secondo divenendo zoppo a sua volta.
Che non ci sia una linea precisa lo si capisce anche dal fatto che ai primi posti non ci sono vini della stessa annata ma almeno di 6-7 vendemmie diverse e quindi molto dipende non tanto dalla mano di Dio ma da come l’uomo riesce ad interpretare la vendemmia. Bisogna però riconoscere che questa interpretazione è spesso (per i millesimati) di buon livello, tanto da trovare all’interno di questa categoria un numero di vini top quasi uguale a quello delle altre messe assieme
Voto alla tipologia: 8 per i millesimati, 5 per i senza annata
Extra Brut
Ci aspettavamo sicuramente di più da questa tipologia, in particolar modo dai millesimati. La dimostrazione che non si capisce cosa stia succedendo e che ci sia un po’ di confusione è data da due fattori. Il primo è che l’unico vino top è un senza annata ( ve ne sono ben 3 nei migliori 10, una situazione molto diversa rispetto ai Pad dosé) il secondo è che diversi vini millesimati degustati non è stato possibile inserirli perché già degustati (la stessa cosa è accaduta, con numeri diversi, anche nelle altre tipologie) negli anni precedenti.
Eppure questa tipologia era quella che si stava ritagliando una sua strada ben precisa strizzando l’occhio al consumatore più avveduto, che ama i pas dosé ma capisce che non tutti i giorni è domenica e quindi un piccolo dosaggio non può che migliorare un già buon prodotto.
Anche qui i migliori provengono da varie vendemmie e questo fattore porta ad una certa confusione sulla definizione qualitativa di un’annata e, all’opposto, a una fidelizzazione sul brand aziendale e non sulla tipologia. A proposito di brand aziendali: quest’anno in generale abbiamo avuto tante belle sorprese da aziende giovani e piccole e diverse delusioni da marchi storici e affermati. Anche questo è un punto su cui riflettere.
Voto alla Tipologia: 6.5 per i millesimati , 7 per i senza annata
Brut
Tra i primi 10 migliori brut ben 6 sono senza annata e i rimanenti quattro di vendemmie come minimo di sette anni fa. Questo non ci porta certo a dire che i senza annata siano meglio dei millesimati ma che in un arco di vendemmie non certo eccezionali forse creare cuvée di più annate può essere un’arma importante. Già che ci siamo proviamo ad affrontare l’argomento del vino di riserva che, con la dovuta calma, potrebbe essere introdotto anche in Franciacorta. Serviranno sicuramente interventi legislativi e attrezzature diverse ma forse questa scelta potrebbe essere quella pagante nel medio lungo periodo, specie se non arriveranno un numero importante di ottime vendemmie.
Voto alla tipologia : 6 per i millesimati, 6 per i senza annata
Saten
L’abbiamo detto all’inizio: non riusciamo a capire questa “diaspora” del Saten e non ci riferiamo a maggiore o minore dolcezza del vino ma alle notevoli somiglianze stilistiche che da una parte li avvicinano molto ai Brut e dall’altra all’esile eleganza dei pas dosé. Nel mezzo un discreto numero di vini che non hanno caratteristiche particolari, soprattutto rispetto ai brut, e quindi non si capisce bene il perché di un prezzo maggiore (invecchiamento a parte). Crediamo che i saten non debbano vergognarsi di essere i vini più piacevoli e armonici del consesso e se per fare questo servono uve più mature o un grammo di zucchero residuo in più nessuno si scandalizza, basta seguire una strada che porti ad una “piacevole” riconoscibilità.
Voto alla tipologia 6 per i millesimati, 6 per i senza annata
Rosé
All’interno di questa tipologia troviamo dai pas dosé ai brut e quindi è ancora più difficile dare un parere ma siamo convinti che una strada precisa sia stata intrapresa e che porti non tanto a austere cuvée maturate per molti anni ma molto più intelligentemente a Franciacorta rosé di buon corpo, bei profumi primari e notevole piacevolezza, che poi possono anche maturare per un discreto numero di anni. Forse in Franciacorta il pinot nero è il vitigno che si esprime aromaticamente in maniera più decisa e riconoscibile e questo è un punto nettamente a favore dei produttori e della tipologia.
Voto alla tipologia: 7 ai millesimati, 6.5 ai senza annata.
In conclusione
Occorre ringraziare il Consorzio della Franciacorta per la grande disponibilità e l’organizzazione certosina, con personale veramente bravo e pronto a ogni richiesta. Indubbiamente una settimana di assaggi a tappeto è molto impegnativa ma crediamo sia l’unica strada (corredata di visite pomeridiane!) per arrivare a capire meglio un territorio piccolo ma molto variegato e che in più sta facendo, in prima fila, i conti con la situazione economica che il Covid-19 ha creato.