Degustazione Barbera d’Alba 2016-2015-2014:tanti buoni vini4 min read

Il mio primo approccio col “duro lavoro” nel mondo del vino fu durante il Vinitaly del 1991, quando passai cinque giorni dentro la prima edizione dell’ osteria Slow Food (allora Arcigola).

Di quei giorni ricordo molte cose, tutte positive, e sul fronte vini non posso dimenticare l’amore che sbocciò tra me la barbera (quella base) di Giacomo Conterno: un vino profumatissimo, di una bevibilità e piacevolezza incredibile. Ho continuato poi in quegli anni a cercare barbera che avessero quella lineare ma rotonda freschezza, quel tannino accennato vagamente, quei profumi di frutta matura e di vino giovane (caro Moio, il profumo vinoso esiste, eccome!)trovandone molte.

Per questo ho vissuto molto male la lignificazione degli anni successivi effettuata sulla barbera, che trasformò completamente l’idea diquesto vino, provando a farlo diventare  un vino importante solo grazie a  tanto legno e tannini conseguenti, senza quella freschezza che lo dovrebbe contraddistinguere. La barbera era diventata un monolite, da giovane e disinibito David era diventata un muscoloso e lento Golia e tutti voi sapete come va a finire la storia.

Per me la storia, negli anni che seguono, continuava a finire ogni volta mi veniva proposta una “grande” Barbera d’Alba, dove il termine grande stava a significare quanto detto sopra.

Per questo richiedere in assaggio  le Barbera d’Alba (e le Superiori) attualmente in commercio è stata quasi una forzatura, ma mai forzatura fu più ben fatta!

Ci siamo trovati davanti ad una nouvelle vague della Barbera d’Alba (con alti e bassi qualitativi naturalmente) dove le giovani puntano tranquillamente verso il frutto e la piacevolezza, mentre le più importanti si sviluppano con un ragionato ed equilibrato uso del legno che non prevarica assolutamente il frutto, non copre l’acidità, non trasfigura le meravigliose caratteristiche del vitigno.

Caratteristiche che comprendono anche e soprattutto l’abbinamento a tavola e, dato che gli assaggi (quasi 160 vini) sono avvenuti per più giorni in ufficio, molte bottiglie aperte hanno preso poi la “via di casa”, dove hanno mostrato una versatilità di adattamento a tantissimi piatti, dalle carmi più importanti addirittura al pesce.

Insomma, penso di parlare a nome della redazione di Winesurf dicendo che, grazie a questi assaggi, tra la Barbera d’Alba e noi, è sbocciato nuovamente l’amore.

Ma adesso andiamo a vederle divise per anno.

2016

Annata calda e quindi è naturale trovare vini giovani con note di frutta matura: le barbera non fanno eccezione ma quasi mai questa frutta è troppo matura. L’acidità è sicuramente minore ma non è certo assente. I vini risultato equilibrati, forse di non grande longevità ma alcuni sicuramente matureranno per un buon numero di anni, grazie a strutture acide (da vigneti posti abbastanza in alto) che riescono a sostenere anche una giusta componente tannica. Del 2016 abbiamo degustato pochi campioni, perché molti ancora non avevano imbottigliato e comunque si è sempre trattato di barbera “base”.

2015

La freschezza ritorna in grande stile nei 2015, siano essi base, selezione o “superiore” (di quest’ultima tipologia parleremo dopo). In alcuni casi la freschezza sembra anche troppa, ma mediamente è ben espressa ed ha anche connotazioni gentilmente sapide. Qualche legno ancora da sistemare spunta ogni tanto, ma abbiamo degustato una bella serie di barbera importanti dove il legno svolgeva perfettamente il suo lavoro, restituendo migliorato un vino dagli aromi precisi e di bella struttura.

Questa degustazione, la più importante dal punto di vista numerico (quasi 80 campioni) ha anche evidenziato alcuni limiti, perché ben quasi il 30% dei vini assaggiati non ha superato le 2 stelle, con problemi che vanno da una scarsa intensità aromatica ad alcuni squilibri in bocca, a legni poco dosati e anche ad alcuni errori in vinificazione. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno, con più del 70% dei vini dalle 2.5 stelle in su, segno che comunque l’annata per la barbera è di ottimo livello e interpreta in modo egregio.

Due righe sulla Barbera Superiore che in realtà quasi sempre superiore non è, nel senso che difficilmente, a parte una più marcata alcolicità, ha qualcosa in più della barbera d’Alba. Ci sono naturalmente le eccezioni ma sinceramente ci è sembrata una denominazione anacronistica e senza una reale chiarezza commerciale.

2014 e altre annate

La 2014 è stata una vendemmia difficilissima ma c’è stato chi è riuscita ad interpretarla senza cercare di stravolgerla, lavorando sul difficile confine della freschezza senza esagerare. Le migliori hanno accenni finissimi di frutta rossa e bocca di una sapidità e freschezza stimolanti. Purtroppo c’è anche chi ha giocato “duro” proponendo barbera che, per concentrazione, sembrano figlie di un’annata calda in Puglia. Alcune sono quasi caricaturali ma, per fortuna, sono una netta minoranza.

Abbiamo ricevuto anche diversi 2013 e tra questi abbiamo trovato delle barbera ancora giovanissime e con un grande futuro davanti. Vini freschi, concreti ma di bella flessibilità: ci sono sembrati l’esempio migliore per far capire quanto in meglio sia cambiata l’idea di barbera tra i produttori langaroli.

Tra pochi giorni (dal 5 al 10 novembre) saremo in Langa per degustare Barolo e Barbaresco (grazie Albeisa, grazie Consorzio!) e questo bell’assaggio di barbera ci sembra il viatico migliore per quelle giornate.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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