Decanter, vol 47: tanta Italia, anzi tutta Italia!7 min read

In copertina l’immagine di un calice di vino rosso accompagna il titolo principale, che annuncia un numero speciale interamente dedicato all’Italia, mentre, sotto e a fianco, vengono anticipati alcuni dei temi trattati.

Si comincia con le pagine  di “Uncorked” e le sue rubriche : le notizie del mese, le lettere dei lettori, i commenti dei columnists (Jefford sulla genuinità dell’amore di Macron per il vino, che gli è valsa la nomina di personaggio dell’anno da parte della “Revue du  Vin de France”), un breve report di Jane Anson sul terroir di Ao Yun, il grand cru cinese , una delle poche  eccezioni al tema dominante del fascicolo. Ecco le altre, poco più che brevi schede: i vini della costa croata, la rinascita del rum, intervista ad Andrea Robinson, master sommelier.

Il primo servizio   dedicato al vino italiano ha il titolo un po’ enfatico de “I nuovi Super-Italians”: introdotto da James Button, comprende contributi di Michaela Morris, Richard Baudains, Aldo Fiordelli e Sarah Hulme, che hanno selezionato 12 vini che a loro parere esprimono meglio il rinascimento del vino italiano . I vini prescelti: per il Nordest, un Timorasso di Marina Coppi, un Carema di SorPasso  e un Gattinara di Nervi Conterno, per il Veneto e il Nordest (le categorizzazioni regionali sono di Decanter), un Prosecco superiore di Valdobbiadene di Nino Franco, il Collio bianco di Edi Keber e un Souvignier Gris altoatesino di Niedermayr, per la Toscana e l’Italia centrale, un Verdicchio superiore riserva di Pievalta, e due rossi toscani, un Brunello di San Filippo e un blend bordolese della Tenuta di Biserno, per il Sud e le isole, il Greco di Tufo Stilema di Mastroberardino, un Vermentino di Gallura di Siddura e un bianco dell’Etna di Idda, la joint-venture di Gaja e Graci. Il punteggio più alto tra i rossi è stato raggiunto dal Lodovico di Tenuta di Biserno (98/100), per i bianchi dal Prosecco di Nino Franco dell’annata 2019 (96/100).

Vittorio Garda, Sorpasso, nella sua cantina.

Nell’articolo successivo, James Button illustra la sua selezione dei migliori 20 Fiano e Greco di Tufo irpini. Quelli al vertice sono entrambi di Di Meo: 95/100 per il Fiano di Avellino Alessandra 2012, sia pure in condivisione con il Fiano Radici di Mastroberardino 2020, e 96/100 per il Greco di Tufo riserva Vittorio 2008. Poi Filippo Bartolotta  firma un articolo dedicato alla Sicilia (“Sole e sostenibilità”, il titolo; “Top score” il Laetitya Frappato di Casa Grazia 2020, 95/100), Richard Baudains presenta un territorio finora raramente preso in esame dalle riviste estere del vino, quello del Lugana (al vertice  il Tre Campane 2019 di Marangona e il Montunai  2020 di Montonale, entrambi 96/100), poi ci sono l’Annual report sulla vendemmia 2017 a Montalcino, i due Panel Tasting del mese (Chianti Classico Gran Selezione e Valpolicella)  e il focus sui Pinot grigio Premium. Naturalmente anche l’itinerario del mese (Venezia) e le pagine della gastronomia (i carciofi alla romana e il loro vino) sono riservati all’Italia .

Montalcino

Non potendo soffermarmi su tutti , mi concentrerò su Montalcino, Chianti Classico e Valpolicella. Il report di Micaela Morris su Montalcino esamina le ultime annate rilasciate del Brunello: la 2017 e le riserve del 2016. Tre stelle e mezza su cinque è la valutazione di Decanter per l’annata 2017: caldo e siccità hanno rappresentato una sfida difficile per i vignaioli, soprattutto per le aree meno fresche, ma il livello generale dei vini è buono, anche se i tannini sono talvolta un po’  rudi:  il periodo migliore per il loro consumo è stimato in 5-8 anni. Le migliori riuscite per la Morris sono il Madonna delle Grazie di Marroneto e il Brunello di Le Chiuse, valutati entrambi 95/100. Sette vini seguono a quota 94: Canalicchio di Sopra, Conti Costanti, Gianni Brunelli, Potazzine, Casanovina Montosoli di Le Ragnaie, Podernovi di San Polo e Padelletti, segnalato anche per il suo rapporto qualità/prezzo. Per quanto riguarda invece le riserve della felice annata 2016, sono numerosi i vini che hanno raggiunto o superato la soglia dei vini “Outstanding” (95/100). Al vertice, per la Morris, la riserva di Canalicchio di Sopra  e quella di Gianni Brunelli, valutati ben 98/100, mentre soltanto un punto al di sotto raggiungono la riserva Filo di Seta di Castello Romitorio e Phenomena di Sesti.

Eccoci al Panel Tasting sulle Gran Selezioni del Chianti Classico, che dovrebbero rappresentare il punto più alto di qualità della denominazione, anche se Decanter è stata spesso critica sulla necessità di distinguerle dalle Riserve. I vini presi in esame  dal comitato di assaggiatori della rivista sono stati 111, di diversi millesimi, in maggioranza di 2016,2017 e 2018. Il livello generale è molto buono, dal momento che ben 90 vini , cioè l’81% del campione, ha raggiunto o superato la soglia dei 90 punti necessari per l’assegnazione alla categoria dei vini “highly recommended”  e nessun vino è stato considerato “poor” o “faulty”. Di ciascun vino la scheda riporta il punteggio assegnato dai tre  esperti coinvolti nella degustazione   e quello medio. Per la giuria di Decanter, il Vigna il Corno 2016 del Castello di Radda, unico vino “outstanding” della degustazione, vale 95/100 (per tutti e tre gli assaggiatori) e precede tutti gli altri: si ferma a quota 94 il Castello di Fonterutoli 2018, seguito da un gruppo di nove vini valutati 93/100. Si tratta di cinque Gran Selezione dell’annata 2018 (Vicoregio di Castello di Fonterutoli, Bruciagna del Castello La Leccia, La Prima del Castello di Vicchiomaggio, il Vigna Luisa di Villa Calcinaia, il Vigna del Sorbo di Fontodi), due del 2017 (Querciabella e Vigneto San Marcellino di Rocca di Montegrossi) , una del 2016 (Romitorio di Santedame di Ruffino),  e, la più vecchia, il  Nerento di Villa Trasqua 2012.

Valpolicella

L’altro Panel del mese è dedicato ai Valpolicella di tutte le tipologie. Nella  degustazione, presentata da Michael Garner, sono state assaggiate 92 cuvée di varie annate, dalla 2015 alla 2020. Risultati nel complesso buoni, con alcuni vini di vertice (sei “outstanding”, tutti al limite inferiore della categoria, con 95/100), ma meno omogenea. Infatti i vini che hanno raggiunto o superato la barriera dei 90 punti sono stati nel complesso 39, pari al 42% (nessun vino “poor”, “fair” o “faulty”).. Tra i vini di vertice, tutti Valpolicella superiore, soltanto uno è un Valpolicella Classico: il Rafaèl di Tommasi 2020. Gli altri, tutti con lo stesso punteggio, sono il 44 Verticale di Buglioni 2019, l’Alta di Ca’ Botta 2018, il Torcinato 2015 della stessa cantina, il Flavs di Corte Allodola 2018  e il superiore di Corte Canella del 2016.

L’ultima degustazione sistematica di questo numero (ne riferisce Michael Garner) ha riguardato i Pinot grigio “Premium”, ossia di maggior impegno, di tutte le principali provenienze, dal Friuli, al Trentino e all’Alto Adige. Le annate considerate sono generalmente la 2018, la 2019 e la 2020 con qualche eccezione. Una di esse è il Pinot Grigio Isonzo 2008 di Lis Neris, che spunta ben 95 punti, il più alto della degustazione.Sullo stesso livello, ma assai più giovani (dell’annata 2020), quattro provengono dall’Alto Adige (l’Unterebner di Tramin , il Klausner di Kobler , il Punggl di Nals Margreid e il Pinot grigio della Val d’Isarco di Köfererhof ). I restanti due sono friulani: entrambi del Collio (Gradis’ciutta e Toros).

C’è poco altro da aggiungere: i collezionisti e gli investitori troveranno come d’abitudine le pagine del “Market Watch” nelle pagine finali del fascicolo: focus sulla ulteriore levitazione dei prezzi dei vini della Borgogna. Sale anche il Sassicaia 2019 , 100/100 di Decanter.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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