Dal Trofeo Schiava al futuro della Schiava6 min read

Il trofeo Schiava 2019 e le seguenti giornate a giro per cantine  “schiaviste” mi hanno permesso di fare un punto abbastanza preciso su questo vitigno, che per tanto tempo è stato visto, spesso dai produttori stessi, come la Cenerentola dell’ Alto Adige.

Partiamo dal Trofeo Schiava: questa bellissima manifestazione, organizzata da sempre in un posto da sogno come l’Hotel Vigilius (dove si può arrivare solo in Funivia e da cui l’occhio può spaziare su un bel pezzo di arco alpino) quest’anno ha presentato non solo le varie declinazioni di Schiava 2018 , ma un bel numero di 2017, in parte già in commercio.

“In parte” sono  due piccole parole che rappresentano però una grande novità in Alto Adige, cioè la tanto da me desiderata e sperata  “liberazione” della schiava dai ceppi di semplice vino d’annata, con conseguente  riconoscimento , in primis dai produttori stressi, delle sue notevoli doti di invecchiamento. .

Questo è un punto importantissimo su cui torneremo, per adesso rimaniamo al concorso, che ci ha visto degustare anche alcuni Trollinger, la versione tedesca della Schiava, prodotta soprattutto nel Wuttemberg, e che alla fine ha premiato un buon numero di vini, tutti meritevoli e di cui troverete l’elenco qua sotto.

Vincitori Trofeo Schiava

Come “Schiava dell’anno 2019” sono state premiate:

nella categoria “Schiava Classica”:

  • Alto Adige Lago di Caldaro Classico Superiore 2017Alexander 2018 –  Nicolussi Leck
  • Alto Adige Lago di Caldaro Classico Superiore Bischofsleiten 2018 – Castel Sallegg
  • Alto Adige Meranese 2018 –  Innerleiterhof
  • Alto Adige Schiava Fass Nr. 9 2018 – Cantina Cornaiano
  • Alto Adige Schiava Freisinger 2018 – Cantina Termeno
  • AA Santa Maddalena classico  Antheos 2018 – Ansitz Waldgries
  • AA Santa Maddalena classico 2018 – Fliederhof
  • AA Santa Maddalena classico 2018 – Cantina Bolzano

Nella categoria “La Schiava diversa”, cioè quelle di annate precedenti

  • AA Santa Maddalena classico Gran Marie 2017 – Fliederhof
  • Farnatzer Kunstwerk der Natur 2016 – Kränzelhof Graf Pfeil

 Nella particolare categoria “la Schiava preferita dal pubblico”, che viene sempre scelta solo tra le vincitrici quest’anno è stato premiato il Santa Maddalena classico Gran Marie 2017 – Fliederhof.

Giuria Schiava

Al termine del premio mi sono concesso due giornate di visite in cantine di varia grandezza e caratteristiche, ma tutte con una bella storia da raccontare sulla schiava.

Le visite

In ordine di visita sono stato nella nuova e avvenieristica cantina della Cantina di Bolzano, poi sono andato da Franz Gojer  , Waldgries, Pfannesielthof, e St. Quirinus.

La Cantina di Bolzano è stata (ed è) un mio riferimento quando si parla di Schiava. Il loro Santa Maddalena Classico, con quell’etichetta antica di una modernità impressionante, è un faro nel mondo del Santa Maddalena, sicuramente il territorio dove adesso la schiava (con piccole aggiunte di lagrein) trova il suo apice qualitativo. Ma non posso scordarmi l’Huck am Back, forse il vino che mi ha fatto capire le potenzialità di invecchiamento del vitigno e, last but not least, il Moar, una delle prime schiave ad entrare in commercio un anno dopo. La nuovissima cantina è tanto essenziale all’interno quando scenografica all’esterno, con quel grande cubo scuro  che attira l’attenzione sin da lontano.

Gli assaggi non si sono naturalmente fermati alle schiave, visto l’enorme numero di vini che la cantina produce. Dato che tutti quei vini dovranno essere assaggiati tra un mesetto per la nostra guida, non posso dare voti ma almeno  menzionare un vino che mi ha particolarmente colpito il loro Sauvignon Riserva 2016  mi sembra giusto farlo.

Da una cantina gigantesca, ad una piccolissima, Franz Gojer, che adesso è mandata avanti soprattutto dal giovane Florian: anche qui assaggi di ottimi vini  non solo schiava ma quello che mi preme rimarcare è che quest’azienda possiede vigneti di schiava anche sul versante a destra della valle, di fronte alle storiche colline di Santa Maddalena e anche lì nascono vini di grande concretezza e profondità.

Florian Gojer

La mano di Florian è più  stringente e meno accomodante sui vini: dalle Schiava, anche dalla “base” Alte Reben  cerca non solo la piacevolezza ma struttura e corpo: la stessa cosa nel Santa Maddalena e nella selezione  Rondell. Il risultato sono delle “schiave del futuro” che adesso pagano leggermente sul profilo aromatico un po’ meno esplosivo, ma hanno possibilità di miglioramenti tangibili per diversi anni. Vini da NON bersi subito, peccato che siano già praticamente esauriti.

Da Waldgries il titolare Christian Plattner , mentre degustiamo il suo Santa Maddalena e la selezione Antheos, mi conferma una cosa importantissima: ha iniziato ha lasciare in vasca una parte della sua Schiava migliore per metterla in commercio dopo 5 anni!

Questa era  la notizia che aspettavo!

Finalmente un produttore considera la Schiava un vino da invecchiamento e addirittura la fa maturare cinque anni, più di un Brunello! Una vera scossa ad un mercato localistico e stagnante. Il bello è che anche da altre parti mi arrivano notizie relative a cantine che stanno seguendo la strada di Christian.

Famiglia Pfeifer

Con questa bella notizia in saccoccia vado a visitare una delle cantine che per me rappresenta da sempre il Santa Maddalena, Pfannestielhof  e, nemmeno a farlo apposta trovo la conferma che la strada di Waldgries (e di altri, ma ancora non posso fare nomi) non solo è giusta, ma è logica. I coniugi Pfeifer  mi accolgono con una verticale di quattro annate del loro Santa Maddalena, dal 2015 a. 2018 e con un anteprima assoluta l’Annver 2017, un Santa Maddalena “selezione” che esce dopo un anno.

L’eleganza della schiava si dipana attraverso questi vini, tutti giovanissimi, dotati di grande frutto e classicità: Durante il bel pranzo che è seguito all’assaggio (canerderli fatti in casa e molto altro!) non sapevo quale annata degustare.

Da St Quirinus, cantina di grande modernità, indirizzata anche su vitigni resistenti,  ho avuto la conferma che anche nella zona del Lago di Caldaro le cose per la schiava si stanno muovendo, prova ne sia il loro Lago di Caldaro 2017: fine, profumatissimo di spezie e di bella struttura.

In chiusura

Insomma, finalmente il mondo della schiava sta cominciando a capire di avere a disposizione un vitigno duttile, adatto sia a vini giovani che da invecchiamento. E’ un mio piccolo sogno che si realizza e ne sono veramente felice.

Voglio però mettere in guardia i produttori da un errore fatale che potrebbero fare in futuro. La schiava non ha bisogno di ausili e attenzioni enologiche particolari per poter invecchiare: è un vino che nasce (quando nasce bene, con rese adeguate) equilibrato di natura e questo gli basta per poter maturare nel tempo. Non ha bisogno di sovraestrazioni, di macerazioni  prolungate, concentrazioni e tanto meno (dio ce ne scampi!) di maturazione in legni piccoli.

Se passassero queste idee si traviserebbe la natura di questi vini, creando tipologie lontane dalle vere caratteristiche del vitigno, che probabilmente il mercato non capirebbe.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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